[09/04/2008] Comunicati

Ue e Asia centrale: difficile slalom tra bisogno di energia, diritti umani e difesa dell’ambiente

BRUXELLES. Inizia oggi ad Ašgabat, la capitale del Turkmenistan, l’incontro tra la troïka dell´Unione europea e i Paesi dell’Asia centrale ex sovietica per sviluppare il partenariato già in corso. Si tratta della terza riunione tra l’Ue e i ministri degli esteri di Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan e sarà seguita domani da incontri della Troica con ognuno di questi Paesi.

La riunione dovrebbe servire a mettere a punto la nuova strategia europea per l’Asia centrale, in particolare per quanto riguarda la cooperazione nei settori dell’educazione, dello Stato di diritto, dell’economia, del commercio, dell’energia e dell’ambiente, ma anche per due sfide che toccano l’Europa passando per i labili confini dell’Asia ex sovietica: il controllo delle frontiere e la lotta al traffico degli stupefacenti.

L’Ue ha considerevolmente aumentato l’aiuto a questi Paesi: nel periodo 2007–2013 sono previsti 750 milioni di euro di aiuti, a sottolineare l’importanza che l’Europa affida alla stabilizzazione di questo grande forziere energetico che fa da frontiera spugnosa ad alcune delle aree più instabili del mondo. Secondo Benita Ferrero-Waldner (Nella foto), commissario Ue alle relazioni con l’estero, a capo della delegazione presente a Ašgabat, «L’Asia centrale è una regione sempre più importante per l´Ue e noi possiamo unire i nostri sforzi in numerosi settori. La nuova strategia dell’Ue per l´Asia centrale porta già i suoi frutti: il dialogo e la cooperazione si sono intensificati in un vasto ventaglio di settori e nuovi progetti sono stati avviati per promuovere lo sviluppo commerciale , l’educazione e lo stato di diritto. Nel corso delle nostre riunioni, passeremo in rassegna tutti i settori, dal commercio ai diritti umani, passando dalle questioni internazionali che riguardano tanto l’Ue che l’Asia centrale, come l’evoluzione della situazione nel vicino Afghanistan e la lotta contro il traffico di stupefacenti».

Per i prossimi quattro anni la riduzione della povertà rimane l’impegno principale, poi vengono il buon governo, il rafforzamento delle debolissime istituzioni locali e le riforme economiche in Paesi che sono spesso passati dal socialismo reale ad un nuovo feudalesimo amministrativo. Ma i buoni propositi non possono nascondere che il vero interesse dell’Unione europea è l’energia, sono le relazioni commerciali con questi regimi autoritari che non cessano di crescere.

«La “Baku Initiative” – si legge in una nota dell’Ue che introduce al summit – favorisce già un’integrazione più stretta delle reti dei trasporti e dell’energia. La cooperazione sulle nuove vie di fornitura dell’energia proseguirà, compreso il Trans-Caspian corridor, così come per la promozione del risparmio energetico, per l’efficienza energetica e le fonti di energia rinnovabile».

Dagli anni ’90, quando il crollo dell’Urss rese indipendenti senza colpo ferire le repubbliche centro-asiatiche, l’Ue ha fornito alla regione aiuti per 1,4 miliardi di euro. Accordi di partenariato e cooperazione sono già stati firmati con Kazakistan, Kirghizistan e Uzbekistan e accordi simili saranno presto firmati con Tagikistan e Turkmenistan.

C’è da dire che fino ad ora, nonostante tutte le proclamate buone intenzioni, questo non ha dato grandissimi risultati nel campo della democrazia, dei diritti umani e della qualità della vita e della difesa dell’ambiente di questi Paesi, e che le satrapie dinastiche e gli eterni presidenti che spesso li reggono non hanno nessuna intenzione di cambiare registro.

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