[10/04/2008] Rifiuti

Normativa sulle discariche, la Corte di giustizia europea condanna l´Italia

LIVORNO. Con una sentenza emanata oggi, la Corte di giustizia europea condanna l’Italia per mancata attuazione della direttiva comunitaria in materia di discariche: non avendo recepito correttamente la normativa europea l’Italia è venuta meno agli obblighi comunitari. In sostanza ha recepito in ritardo la normativa europea (non raggiungendo degli obiettivi di riduzione dei rifiuti urbani biodegradabili conferiti in discarica) e non ha previsto un regime transitorio per le discariche per i rifiuti pericolosi preesistenti. E il numero delle condanne a suo carico aumentano soprattutto in tema di rifiuti e discariche.

La vicenda ha inizio nel 2003 a seguito di un reclamo che segnalava una non corretta trasposizione della direttiva 1999/33 nel Dlgs 36/2003 (che traduce nell’ordinamento italiano la normativa Ue) ed è proseguita prima con la lettera di diffida e poi con il parere motivato della Commissione europea: la Comunità invitava l’Italia a dare informazioni sull’esatto numero di discariche a cui non erano applicabili le disposizioni più rigorose relative alle nuove discariche in particolare quelle sul rilascio delle autorizzazioni, sui requisiti per il conferimento dei rifiuti, sui controlli e sulla sorveglianza delle discariche (articoli 2-4 della direttiva). Ma non avendo ricevuto una risposta soddisfacente, la Commissione decise di proporre ricorso davanti alla Corte di giustizia.

La Commissione ha sottolineato innanzitutto che la non conformità del decreto legislativo 36/2003 alla direttiva era il risultato del recepimento tardivo (il termine di trasposizione era previsto per il 16 luglio 2003) e dalla particolare struttura della direttiva (due diversi regimi giuridici a seconda che ci si trovi in presenza di discariche preesistenti o di discariche nuove). In sostanza l’Italia applicava e applica alle discariche nuove, il trattamento, più favorevole, previsto per le discariche già esistenti, al contrario di quanto previsto dalla direttiva che aveva ed ha l’obiettivo di ridurre il più possibile le ripercussioni negative sull’ambiente delle discariche.

La direttiva 1999/33 infatti prevede misure, procedure e orientamenti per prevenire e ridurre i danni ambientali, regola la messa in discarica dei rifiuti, specifica le diverse categorie di rifiuti (urbani, pericolosi, non pericolosi e inerti) e si applica a tutte le discariche sia a quelle per i rifiuti pericolosi, sia per rifiuti non pericolosi e sia per rifiuti inerti. La direttiva prevede che siano gli Stati membri a elaborare una strategia nazionale per la riduzione del conferimento a discarica dei rifiuti biodegradabili con l´adozione di misure intese a incrementare il recupero e il riciclaggio, il compostaggio, la produzione di biogas o il recupero di energia tramite termocombustione. L´obiettivo era (ed è) la riduzione a discarica del 75% dei rifiuti urbani biodegradabili entro il 2001. (Peccato che il Dlgs è del 2003).

Lo Stato italiano pur in ritardo, in parte il suo dovere “istituzionale” (recepimento normativa) lo ha fatto: il Dlgs36/2003 prevede che le regioni debbono elaborare e approvare un programma per la riduzione a discarica dei rifiuti biodegradabili e fissa anche le scadenze da rispettare a questi fini. Fissa inoltre le regole relative al conduzione delle discariche preesistenti, stabilendo le regole per l’adeguamento delle stesse.

Ma alcune discariche che avrebbero dovuto essere assoggettate allo stesso regime previsto per le nuove, sono state invece assoggettate al regime meno restrittivo previsto per le discariche preesistenti. E solo per le discariche nuove di rifiuti pericolosi il legislatore italiano ha stabilito disposizioni transitorie (non valide per quelle preesistenti). Secondo il Ministero dell´ambiente, con la norma del primo aprile scorso, sono stati sanati gli errori “legislativi”del passato: l’Italia si è adeguata a quanto dettato dall’Europa anche se i danni dovuti dal ritardo del recepimento non sono cancellabili. La discarica secondo la gerarchia della corretta gestione dei rifiuti è (in teoria) l’ultima operazione dopo la riduzione il recupero come materia e il recupero come energia del rifiuto, ma in Italia finisce in discarica il 58% dei rifiuti, il 12% viene incenerito e il 30% recuperato.

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