[10/04/2008] Energia

Il supermaket moscovita del nucleare si sposta ad est

LIVORNO. La Russia ritorna in forze in quel che fu l’impero sovietico, e lo fa anche in quello che fu il suo alleato più fedele, il secondo Paese del mondo a conoscere una rivoluzione comunista, la Mongolia, già avanzata sentinella sull’insidioso confine della Cina maoista. Domani Rosatom, il monopolista di Stato russo del nucleare, e la Mongolia firmeranno ad Ulan Bator un Piano di azione per la coppe razione in materia di nucleare civile, basato in particolare sulla valorizzazione dei giacimenti di uranio mongoli e sulla costruzione di una centrale nucleare in Mongolia.

Secondo l’amministratore delegato di Rosatom, Sergueï Kirienko «Questo Piano prevede ampi lavori. Abbiamo soprattutto bisogno terminare le prospezioni dei giacimenti di uranio in Mongolia. Il Piano potrebbe comportare clausole sugli investimenti congiunti nella produzione di uranio e la costruzione di una centrale nucleare in Mongolia».

Le steppe quasi disabitate della Mongolia nascondono alcune delle ultime riserve di uranio del mondo e le riserve mongole di uranio, secondo il governo di Ulan Bator, raggiungerebbero le 60 mila tonnellate, ma gli esperti russi stimano che la Mongolia potrebbe avere tra le 120 mila e le 150 mila tonnellate di uranio sotto il suo sconfinato suolo.

Una manna per la poverissima ed economicamente stremata nazione asiatica, che in cambio chiede subito la costruzione di una centrale nucleare in cambio delle risorse che metterà a disposizione degli ex compagni russi. Rusatom pensa di costruire un reattore a bassa o media Potenza sul tipo del KLT-40 già in uso in Russia. «E’ in questo che risiede l’unicità della proposta russa: possiamo offrire ai nostri partner la più grande scelta possibile», dice Kirienko da buon gestore del supermarket globale del nucleare russo.

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