[14/04/2008] Comunicati

Scripta manent, verba volant, e-book...?

LIVORNO. Dalle lezioni peripatetiche di Aristotele, agli e-book da leggersi sul pc, il passo non è stato breve. Però c’è stato e far finta di niente sarebbe come volersi nascondere dietro a un dito. Lo spunto arriva proprio dalla notizia, pubblicata oggi su Il Giornale, che la casa editrice Garamond ha preparato 5 manuali per le superiori in formato libro elettronico. Da settembre, quindi, gli alunni potrebbero studiare al pc grammatica italiana e latino nel biennio, inglese, informatica e matematica nel triennio. Costo? 9 euro e 90, formato pdf da salvarsi su una chiavetta usb e da stamparsi solo alla bisogna. Detta così: un manuale di 500 pagine dentro un oggetto che sta in tasca, non può non apparire come una rivoluzione. Quattrocento professori in Italia li hanno già richiesti, anche se i dubbi non mancano e tanti li solleva già l’autore dell’articolo. A partire dal fatto che non tutti hanno un pc e se lo possono permettere, alla difficoltà anche pratiche di non poter accedere in ogni momento al testo senza avere a disposizione un computer, agli appunti e alle sottolineature che non si riuscirebbero più a fare come invece era uso con il libro di carta.

Evidenti però anche i vantaggi, la riduzione drastica di carta, l’addio agli zaini pesantissimi, la possibilità di leggere comunque l’ebook non solo con il pc ma anche con il cellulare o altri strumenti elettronici facilmente trasportabili come l’iPod e con memoria piuttosto significativa. E poi il costo contenuto, il testo continuamente aggiornabile, l’interattività e l’interconnessione possibile grazie agli ipertesti, dove cliccando su una parola si può passare da una materia all’altra, con link e rimandi senza confini. Giuste le osservazioni del professor di matematica Michele Passante intervistato dal Giornale, secondo il quale, almeno per le materie scientifiche, il problema dell’ebook è più dei professori che degli alunni, ormai abituati ad usare certi strumenti. Oltre al fatto che dalla sua esperienza sono ben poche le pagine che realmente sono utilizzate dei manuali e quindi studiate nel corso dell’anno. Tanto che si possono tranquillamente mettere solo quelle, come fa lui su attraverso un sito internet, a disposizione dei ragazzi. Altrettanto condivisibili sono pure le osservazioni dello scrittore Salvatore Niffoi che, invece, ritiene che sui computer «non s’impara» e che al massimo può essere un metodo aggiuntivo, anche perché c’è il rischio concreto che «l’elettronica porti all’emarginazione».

Dal nostro punto di osservazione le domande fondamentali alle quali vorremmo rispondere sono due: quali conseguenze per l’ambiente e quali quelle per la società? Insomma, il libro elettronico ha ricadute positive sulla sostenibilità ambientale e sociale? Rispondere non è facile. Il risparmio della carta appare evidente, ma sul piano energetico non ci sono dati certi sui consumi conseguenti. E’ chiaro tuttavia che una cosa non escluderà l’altra almeno per un bel po’ di anni a venire, anche se la strada che si sta percorrendo è esattamente quella, basti vedere i giornali nel mondo che stanno sempre più investendo sulla loro interfaccia virtuale. Parlare di piacere di lettura di un libro ci fa crescere immediatamente i capelli grigi in testa, perché questa percezione la può avare chi i libri li ha studiati, li studia ancora, li leggi e li maneggia quotidianamente. Se in futuro questa pratica andrà sempre più persa perché le nuove generazioni avranno altri gusti, è un argomento che crollerà sotto il peso degli anni a venire. Le lezioni peripatetiche di Aristotele sarebbero ancora oggi una gran bella cosa da farsi in teoria, ma se dopo 2300 anni da allora non le si fanno più un motivo ci sarà.

L’esperienza personale ci porterebbe anche a dire che leggere sul pc provoca un gran fastidio agli occhi, ma non vorremmo che anche questa cosa non fosse altro che un problema di senilità. Così ci pare interessante sollevare un’altra questione: se il futuro è questo e ci sono ragioni per ritenere che sia questo, l’energia necessaria per sostenere questa rivoluzione non sarà poca. Anzi, se tutti per leggere un libro di scuola o un romanzo avremmo bisogno di un supporto elettronico (anche nella lettura prima di addormentarsi) bisogna che si metta mano fortemente al risparmio e all’efficienza energetica e allo sfruttamento delle energie alternative. Diversamente, gli impatti ambientali già noti dell’attuale consumo di energia a partire dai cambiamenti climatici non potranno che peggiorare. Questo, lo ripetiamo, in assenza di dati oggettivi su quanta energia si consuma ora per fabbricare i libri nel mondo e quanta se ne consumerebbe digitalizzandoli e utilizzandoli con gli strumenti elettronici.

Certo, le scuole dovranno anche adattarsi con gruppi di continuità perché altrimenti il giorno di un black out anche banale dovranno chiudere, in quanto la luce del sole non basterà neppure per leggersi un libro, anche se le batterie, che presumibilmente avranno una maggiore durata e che qui saranno in grado di restare ore e ore senza ricaricarsi, potranno in parte o in tutto ovviare a questa eventualità. E ancora, serviranno soldi per comprare i computer e attrezzare ancora meglio le aule. Senza dimenticare che poi, alla fine, non è come un libro lo si legge (lo strumento) ma che lo si legga, e la speranza alla fine è che questi strumenti stimolino ancor di più l’interesse degli alunni. Perché se c’è una cosa che deve e può assolutamente crescere all’infinito nel mondo è la cultura. Insomma, siamo di fronte ad una rivoluzione vera le cui conseguenze – positive o negative – si potranno in larga parte giudicare ex post. Vorremmo poi fare un’ultima osservazione/provocazione: una volta, quando un libro era un’icona contro cui scagliarsi, governi o rivoluzionari lo bruciavano nelle piazze. Accadrà lo stesso con i pc? Assisteremo al lancio delle chiavette usb? Chissà.

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