[14/04/2008] Comunicati

Stiamo ´scherzando´ con il fuoco dell´insostenibilità

LIVORNO. Il malato è grave e per questo la terapia non può essere blanda: la crisi economico-finanziaria partita dagli Usa si è diffusa come una vera e propria epidemia al resto dei mercati occidentali e il G7 è intervenuto attraverso il Financial stability forum per arginare la situazione. Il pacchetto di 65 raccomandazioni presentate da Draghi, in qualità di presidente del Fsf, è stato quindi approvato senza tanti distinguo, anche sapendo in piena coscienza che le misure proposte serviranno al rafforzamento del sistema ma non necessariamente ad uscire dalla crisi in corso. E soprattutto rimangono tutte all’interno di un sistema governato dai mercati all’interno dei 7 paesi più industrializzati: G7 appunto senza nemmeno la Russia, e soprattutto senza le economie emergenti di Cina e India. Un pacchetto di misure tali da rafforzare la solidità, ripristinare la fiducia, aumentare la trasparenza, la vigilanza e lo scambio delle informazioni, all’interno dei mercati per evitare che vi siano analoghe situazioni come quella generata nel sistema finanziario americano che ha portato ad una crisi finanziaria mondiale.

E mentre i consumatori americani si apprestano ad affrontare la recessione, causata dalla crisi finanziaria e dal continuo aumento dei costi del petrolio, nel resto del mondo rappresentato dal G24, si cerca di far fronte alla fame che sta dilagando ormai dai paesi storicamente sotto i limiti di sopravvivenza, a paesi che da quei livelli erano invece riusciti ad uscire, per i continui rincari dei prezzi dei prodotti alimentari, che quella crisi finanziaria ha reso ancora più insostenibile per via delle speculazioni sui futures. Cui si aggiunge la competizione innescata sulle risorse alimentari per l’utilizzo di mais per produrre biocombustibili, sempre a vantaggio dei paesi ricchi.

Oltre un miliardo di persone vive sotto il livello di un dollaro al giorno, avverte il presidente della banca mondiale Robert Zoellick, e la cifra si sta ampliando con l’aumento del prezzo dei cereali che ha raggiunto un +120% per il grano e un +75% per il riso solo negli ultimi due mesi. Prezzi del grano che risultano raddoppiati in un anno, saliti di un terzo quelli del mais, seguiti a ruota da quelli della soia. Uno scenario allarmante, per cui il programma alimentare delle nazioni unite ha chiesto la disponibilità di 500 milioni di dollari per far fronte al’emergenza e la Fao un miliardo e mezzo per far fronte alle carestie in continuo aumento.

«Elevati prezzi dell’energia fanno crescere i costi dei trasporti, mettendo così una pressione addizionale sui prezzi alimentari» spiega il governatore Draghi, assicurando però che l’Italia, nonostante le restrizioni di bilancio, ha mantenuto i gli impegni versando la sua quota di contributi alle istituzioni che sostengono i paesi poveri. Come dire: almeno la coscienza è a posto. Ma non basta certo la coscienza a posto o il rispetto delle quote in aiuti ai paesi poveri da parte di quelli ricchi per scongiurare una vera e propria crisi sociale, oltre che umanitaria, che potrebbe portare a conseguenze difficilmente ipotizzabili, ma certamente non positive, sulla stabilità geopolitica.

Le rivolte per il pane non si fermeranno se i paesi ricchi «non faranno un passo indietro di almeno vent’anni per correggere politiche di sviluppo errate» ha dichiarato il direttore della Fao, Jacques Diouf «uno tsunami economico e umanitario» come lo ha definito il commissario europeo per lo sviluppo Louis Michel, che avrebbe, con una urgenza eccezionale la necessità di una governance mondiale, che non può certo essere assolta dalla ricetta anticrisi finanziaria adottata dal G7 e che non potrà essere affrontata però nemmeno dal vertice del G8 che si terrà prossimamente in Giappone. Quello che serve è una istituzione terza, sopra le parti, che abbia l’autorità e l’autorevolezza di indicare la strada da intraprendere per condurre il pianeta fuori dalla crisi.

«Le soluzioni devono essere affrontate al più alto livello politico, insieme ai capi di stato e di Governo» ha detto Diouf, e soprattutto non possono essere segnate e subalterne al mercato, perché è sempre più palese l’impossibilità che ha il mercato di autogovernarsi. Stiamo scherzando con il fuoco dell´insostenibilità, ma non c´è davvero niente da ridere.

Torna all'archivio