[15/04/2008] Parchi

Greenpeace: un fallimento la caccia giapponese alle balene

ROMA. Per Greenpeace, quella delle baleniere giapponesi in Antartide è stata una campagna di caccia fallimentare ed appena la flotta è rientrata nel porto di Kyoto per scaricare carne di balena, la nave madre, la Nisshin Maru, è stata circondata dagli attivisti di Greenpeace che hanno innalzato un irridente striscione con su scritto "Failed".

«Il governo del Giappone, per continuare la sua vergognosa "ricerca scientifica" che fino a oggi è costata la vita a oltre 8.000 balene, si era assegnato una quota di 935 balenottere minori, 50 balenottere comuni e 50 megattere – spiega Alessandro Giannì, responsabile campagna mare di Greenpeace Italia - Dopo le prime proteste internazionali, il Giappone aveva dichiarato di rinunciare alle megattere, ma la buona notizia, confermata dal Ministro della Pesca del Giappone, è che nessuna balenottera comune è stata uccisa. Anche per le balenottere minori la caccia è stata un mezzo fiasco, che è comunque costata la vita a 551 balenottere minori. Una specie in pericolo, cacciata in un Santuario internazionale».
Secondo il ministero della pesca del Giappone la quota non è stata raggiunta proprio per le "interferenze", un riconoscimento per l’attività di marcamento stretto svolta dalla nave “Esperanza" di Greenpeace che ha inseguito la Nisshin Maru per quindici giorni, bloccando così la caccia di tutta la flotta baleniera che non poteva più rifornire la sua ammiraglia.

«Prima dell´inizio della stagione di caccia – dice Giannì - l´Istituto per le ricerche sui cetacei, che per conto del governo del Giappone conduce il programma di caccia baleniera, aveva dichiarato che c´era un "rapido aumento" delle balenottere comuni: addirittura 9.000 esemplari solo in due aree limitate dove hanno operato i balenieri. Il fatto che non siano riusciti a trovarne nemmeno una è un´ulteriore prova del penoso livello di questa "ricerca". Se era una ricerca scientifica, perché la Nisshin Maru è scappata per quasi 8.000 chilometri? E come mai non sono riusciti a catturare nemmeno una balenottera comune? Dovevano essercene 9.000 in un fazzoletto di mare, ma non ne hanno trovata nemmeno una!».

Greenpeace, denuncia e chiede indagini su numerose irregolarità osservate durante la caccia alle balene, come il rifornimento di carburante in un’area vietata come l’Antartide perché considerata “fragile”, oppure il commercio di carne di balena con Panama in aperta violazione delle norme della Convenzione Cites sul commercio di specie protette.

«Ormai è chiaro che la caccia baleniera è una vergogna – dice Giannì - e sempre di più anche nei media giapponesi ci si chiede perché il governo del Giappone continui a erogare sussidi per un´attività contro cui monta un´opposizione crescente dentro e fuori il Paese. Tra due mesi la Commissione baleniera internazionale (Iwc) discuterà del suo futuro in Cile. Invece di delirare sulla riapertura della caccia commerciale, il governo del Giappone dovrebbe approfittare di quest´occasione per salvare la sua reputazione internazionale, annunciando lo stop definitivo alla caccia nel Santuario dell´Antartide e l´avvio di una politica di tutela».

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