[16/04/2008] Energia

Il petrolio sull’altalena…

LIVORNO. Il prezzo del greggio ha raggiunto ieri un nuovo record nel suo altalenare sempre più alto ed una delle cause di questo mercato ogni giorno più isterico sembra il sabotaggio che nella notte tra il 12 e 13 aprile ha provocato un incendio nelle installazioni petrolifere dell’Eni, cluster 1 e cluster 3, operate dalla Nigerian Agip Oil Company (Naoc) nell´area di Beniboye nel Delta State, in Nigeria.

L’incendio è stato spento ieri, ma l’Eni informa che «le operazioni per la messa in sicurezza dell´installazione petrolifera sono tuttora in corso e i lavori per ripristinare la produzione inizieranno a breve» e che «la perdita di produzione complessiva è di circa 5.000 barili al giorno (di cui circa 1.000 barili in quota Eni)». Ma il prezzo dell’oro nero è spinto anche dal fortissimo vento che ha bloccato in Messico il porto petrolifero di Salina Cruz.

Vento messicano e attentati nigeriani sono solo la goccia che non fa traboccare un vaso petrolifero, che perde molto più pericolosamente proprio in un Paese che si pensava come un pozzo energetico senza fondo: un rapporto dell’Agenzia internazionale dell´energia svela che la produzione petrolifera della Russia è diminuita per la prima volta da 10 anni a questa parte e questo fa pensare che il secondo produttore di petrolio del mondo (dopo l’Arabia Saudita) non sia più in grado di fornire sufficiente greggio ad una domanda mondiale di petrolio in crescita costante.

Il rapporto ricorda che «La produzione della Russia è stata di 10 milioni di barili tra gennaio e marzo 2008, è un ribasso dell’1% in rapporto allo stesso periodo dell’anno scorso. E’ la prima volta che la produzione petrolifera è al di sotto del livello dell’anno precedente dopo il 1998». Il picco del petrolio è una montagna misteriosa della cui vetta persa nelle nebbie dei numeri delle riserve vere e presunte e dei consumi si discute da molto tempo, ma se sabotaggi, clima estremo e un calo che prima sarebbe stato assorbito senza traumi mettono in crisi l’intero meccanismo e scatenano una speculazione già attivissima, vuol probabilmente dire che la vetta e molto vicina o che addirittura la discesa potrebbe essere già iniziata senza accorgersene, almeno finche i prezzi non saranno così alti da rendere appetibili risorse artiche e sabbie bituminose finora considerate troppo costose.

L’unica “buona” notizia viene dal Brasile dove, secondo l’agenzia Reuters, al largo delle coste atlantiche sarebbe stato scoperto quello che potenzialmente potrebbe essere uno dei più grandi giacimenti petroliferi del mondo nell’area chiamata “Carioca”, dove opera il consorzio formato da Petrobras (45% ), BG (30%) e Repsol Ypf Brasil (25%) continua ad esplorare il blocco BM-S-9 (Cuenca de Santos), che comprende due aree di prospezione.

Ma l’Agência Nacional do Petróleo (Anp) e la stessa Petrobras gettano acqua sul fuoco: «Nella maggiore di esse – dice il direttore dell’Anp Haroldo Lima - il primo pozzo perforato, 1-BRSA-491-SPS (1-SPS-50) – tutto risulta essere ancora come annunciato al momento della scoperta il 5 settembre 2007. In quell’occasione si informò il mercato che sono necessari nuovi investimenti per la perforazione di nuovi pozzi. Il rispettivo Piano di valutazione si avvia alla fase finale di elaborazione e sarà registrato dall’Anp nei prossimi giorni. Seguendo il normale cronogramma di esplorazione, il 22 marzo 2008 la Compagnia (petrobras, ndr) ha dato inizio alla perforazione del secondo pozzo, 1-BRSA-594-SPS (1 SPS-55), ubicato nell’area minore del blocco, ma che in questo momento non attinge alla pre-salt layer. La continuazione delle attività di esplorazione include la perforazione di nuovi pozzi, con test di lunga durata e nuovi studi geologici che comprovino il range. I dati conclusivi riguardanti il potenziale di questa scoperta si conosceranno solo al termine delle altre fasi del processo di valutazione e li comunicheremo opportunamente al mercato».

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