[18/04/2008] Comunicati

In attesa che la farfalla di Lorenz cambi rotta...

LIVORNO. «Può il battito d’ali d’una farfalla in Brasile provocare un tornado nel Texas» diceva nel ’63 il meteorologo Edward Lorenz appena scomparso; un’affermazione che sempre più calza nella lettura dei dati che caratterizzano il mondo attuale. Si legge infatti oggi, sulle pagine dedicate alle materie prime del Sole 24 ore, che le quotazioni della potassa (i sali di potassio usati per la composizione dei fertilizzanti chimici) sono triplicate in un anno. Pertanto la Cina, che è il maggior consumatore mondiale di fertilizzanti, ha dovuto acquistare questi prodotti essenziali per la sua agricoltura al prezzo triplicato.

Quale l’effetto sui prezzi di mercato sui prodotti per la cui coltivazione si usano tali fertilizzanti, lo vedremo tra breve, ma è facile ipotizzare che saliranno di conseguenza. Come già ha influito sull’aumento dei prezzi dei prodotti agricoli l’aumento del prezzo del petrolio, ormai stabile sopra i 110 dollari al barile. Il consumo di fertilizzanti è divenuto essenziale all´agricoltura da quando l’agricoltura è divenuta estensiva: ciò, assieme all’uso di pompe meccaniche per estrarre l´acqua e in generale alla meccanizzazione del lavoro, ha significato un aumento delle quantità di materie prime alimentari prodotte, ma allo stesso tempo ha reso sempre più l’agricoltura dipendente dal petrolio e i terreni sempre più poveri di sostanza organica e più bisognosi di acqua. In poche parole ha incrementato la desertificazione e anche per questo ha contribuito ai cambiamenti climatici in atto.

Ma il vero consumo di energia che questo modello di agricoltura ha determinato è nei carburanti usati per trasportare le merci dalla produzione agricola al consumo finale. Da uno studio dell’ Earth Policy Institute, si legge che il 14% dell´energia totale consumata dal sistema alimentare va nel trasporto, il 16% nella lavorazione, il 7% nel confezionamento, 4% nella vendita al dettaglio, 7% ristoranti e fornitori, 32% nella refrigerazione domestica. Un modello altamente energivoro, che l’Europa e il mondo occidentale si sta ponendo seriamente l’obiettivo di mutare, mentre nei paesi ad economia emergente si sta definendo come il modello da perseguire.

Il rapporto Unesco presentato a Parigi sull’emergenza agricoltura a livello mondiale, non lascia margini di dubbio sull’esigenza e l’urgenza di un intervento che abbia le stesse connotazioni geografiche e politiche. Nel rapporto si legge che il prezzo del petrolio su trasporti e produzione di prodotti agricoli sta determinando un impatto clamoroso sul mercato alimentare globale. E le stime della crescita della popolazione che arriverà a 9 miliardi nel 2050, rende ancora più complesso l’intervento che viene comunque individuato nella diminuzione della dipendenza agricola dal petrolio, favorire l’uso di risorse locali, intensificando l’uso di tecniche naturali, che hanno anche un effetto sinergico positivo sulla protezione del suolo e sul minor fabbisogno di acqua.

Soluzioni individuate a suo tempo dall’organizzazione altermondialista Via campesina e che sta attuando e proponendo ai suoi associati anche Coldiretti in Italia, con i prodotti a kilometro zero. Recentemente l’associazione ha lanciato anche l’idea di un’etichetta, (già utilizzata in altri paesi) per evidenziare quante miglia ha percorso un determinato cibo, lasciando al consumatore la scelta di acquistarlo o meno.

In seconda battuta, o per meglio dire, in fase di definizione del Kyoto2, la proposta prevede l’istituzione di un sistema di incentivi-disincentivi per promuovere prodotti locali e scoraggiare invece l’acquisto di quelli che hanno percorso migliaia di chilometri prima di raggiungere la tavola, consumando quindi energia e producendo emissioni di C02. L’uso dei prodotti locali, con la vendita diretta dal produttore al consumatore, è adesso anche reso più facile con un decreto varato nell’ultima finanziaria, che dà la possibilità ai comuni di organizzare mercati gestiti direttamente dai produttori locali.

Insomma mentre il mondo occidentale sta (lentamente) cercando di cambiare il modello agricolo che sta dimostrando tutta la sua insostenibilità ambientale, sociale ed economica, nei paesi ad economia emergente invece quello stesso modello si sta affermando. In attesa che la farfalla di Lorenz cambi rotta.

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