[23/04/2008] Comunicati

Servizi pubblici, Cispel: Un ´Libro bianco´ sugli investimenti strategici da realizzare

FIRENZE. Si respira aria nuova nei convegni toscani in materia di energia e servizio pubblico, dopo le elezioni politiche. Le polemiche dirette contro la “cultura del no” e contro ogni forma di approccio ideologico alla materia sono ormai divenute una costante, cosa che fino ad un mese fa non era riscontrabile con la stessa frequenza, per evidenti motivi di opportunità. Ma se a livello nazionale il quadro politico è piuttosto chiaro, con i due schieramenti principali abbastanza concordi sul piano programmatico riguardo a liberalizzazioni, gare, privatizzazioni, e altri aspetti della politica del servizio pubblico (come la realizzazione dei termovalorizzatori o la messa in opera della Tav), sul territorio toscano si riscontra una maggiore difformità di vedute. Le carte in tavola si mescolano, e il comodo schema che vede la sinistra radicale fautrice di ogni ostacolo alla politica del servizio pubblico perde di efficacia davanti alla realtà dei fatti: il centrodestra locale e nazionale ha dichiarato reiteratamente di nutrire forti perplessità riguardo all’attuale progetto di tramvia e al sottoattraversamento Tav di Firenze (e dove sta qui la “cultura del no”?) mentre la politica della sinistra arcobaleno appare maggiormente ispirata ad una piattaforma di governo, e non di pura opposizione come spesso (troppo spesso) abbiamo osservato a livello nazionale.

Ciò vale però solo per alcuni aspetti, come il trasporto pubblico e (in parte) la politica energetica in senso stretto, mentre riguardo a quel settore energetico che è la gestione dei rifiuti e alla politica delle risorse idriche le differenze tra sinistra arcobaleno da una parte, Pd e Pdl dall’altra, sembrano riproporre a livello locale le contrapposizioni nazionali. La questione dell’acqua come “cosa pubblica”, cioè il dibattito sulla proprietà pubblica dei servizi idrici regionali che secondo Cispel ha causato «la moratoria sugli affidamenti nel servizio idrico e il blocco politico al processo di fusione delle imprese toscane», resta ancora nella sue varie articolazioni, ponendo indubbiamente un freno ai processi di accorpamento e efficientazione dei servizi pubblici toscani. Ciò indipendentemente dal merito della questione, che nelle sue contraddizioni necessiterebbe di un’analisi ben più ampia.

Ma non è questa la sola «malattia» del servizio pubblico toscano, secondo Alfredo de Girolamo (Nella foto), presidente di Cispel confservizi: «il servizio pubblico è sottoposto ad una duplice offensiva: da una parte gli atteggiamenti ideologici di chi confonde pubblicità dell’acqua e sua gestione pubblica. Dall’altra chi ci riconduce alla categoria del “socialismo municipale”, chi ci considera solo un “costo della politica”. Noi lavoriamo perchè dal Consiglio regionale esca una buona legge sul servizio pubblico: deve puntare al miglioramento della rete idrica nell’ottica del contrasto alla siccità, a fare i termovalorizzatori, a sostenere il Tpl nei suoi obiettivi di sostenibilità. Stiamo preparando un “Libro bianco” sugli investimenti strategici da realizzare, su cui intendiamo aprire un confronto con la Regione e possibilmente anche con il Governo. Il processo di creazione di un’industria toscana dei servizi locali si è rallentato, necessita un forte sostegno agli investimenti e la famosa “semplificazione” burocratica. Queste sono le priorità».

Il sindaco di Firenze e presidente dell’Anci Leonardo Domenici è sostanzialmente d’accordo: «concordo col quadro disegnato. Non credo comunque che il problema sia solo toscano: in altre regioni del nord ci sono vere imprese del servizio pubblico, ma a sud di Roma c’è ancora un sostanziale monopolio pubblico (cioè la gestione in house) o le cosiddette “aziende polvere”. Il problema principale è quello relativo ai numerosi tentativi di riforma della legislazione nazionale sui servizi pubblici. Ultimo passaggio il ddl Lanzillotta, che è stato assorbito nell’ultima Finanziaria: come Anci ci siamo opposti, poichè la riforma meritava una discussione dedicata e non un maxi-emendamento unico su cui porre la fiducia, come è avvenuto. Riguardo alle gare, noi siamo favorevoli ma la gara, da sola, non risolve il problema della liberalizzazione del servizio pubblico: ci vuole una concorrenza effettiva».

Prosegue Domenici «i processi di integrazione e fusione delle aziende tardano ad andare avanti, ma restano obiettivo da raggiungere. Il caso dell’acqua ha avuto del clamoroso: “pubblica”, per me, non è la gestione della risorsa, ma la finalità di questa gestione: un riformismo di governo non può essere imprigionato da una sinistra ideologica che fa solo battaglie di nicchia, peraltro con i risultati che abbiamo visto. E dall’altra parte, ho sempre trovato stupefacente (e dimostra scarsa attitudine al governo) che il centro-destra si opponesse alle liberalizzazioni e alle privatizzazioni. Comunque a livello regionale il passaggio della legge in Consiglio dovrà comportare modifiche, a prescindere da cosa dice un pezzo di maggioranza. I processi di integrazione devono andare avanti, e vanno eliminate alcune farraginosità: io, come Sindaco, non voglio più dover indicare la strategia all’azienda. Voglio, invece, i poteri necessari per imporre condizioni (esempio il risparmio energetico): poi la strategia se la sceglie l’azienda stessa».

Riguardo ai termovalorizzatori e alle scelte impopolari, Domenici ha concluso: «occorre evitare di confondere la democrazia partecipativa con la retorica della democrazia partecipativa. Occorrono decisioni, e occorre un livello decisionale e gestionale autonomo. Questo vale anche per i termovalorizzatori: è il caso di discutere di come trovare i soldi per farli, non più se farli o no. Una regione come la Toscana non può fermarsi nella sua modernizzazione davanti a contrapposizioni politiche ed ecologiche».

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