[24/04/2008] Parchi

Lo scioglimento dei ghiacciai artici è più veloce del previsto

LIVORNO. Lo scioglimento dei ghiacciai artici non si ferma, anzi sembra accelerare, e il Wwf ha reso noto oggi il suo rapporto “Arctic Climate Impact Science”, un aggiornamento dell´Arctic Climate Impact Assessment, e lo ha sottoposto all’attenzione dell´Arctic Council, il forum dei Paesi che si affacciano sull´Artico. «Nessun modello scientifico era riuscito a prevedere un impatto tanto forte dei cambiamenti climatici sulla regione dell´Artico - dice il Wwf - I dati raccolti indicano come il fenomeno abbia raggiunto già dimensioni estremamente preoccupanti. La perdita del ghiaccio marino presente nella zona artica nel periodo estivo, come documentato tutti i dati da satellite, è aumentata drammaticamente e lo spessore del ghiaccio ha raggiunto i record di minima nel 2005 e in modo ancora più grave nel 2007. Nel settembre 2007 il ghiaccio marino della calotta polare artica si è ritirato fino al 39% rispetto alle medie registrate nel periodo 1979-2000, ovvero, il livello più basso da quando è iniziato il monitoraggio satellitare nel 1979. Questi sono anche i valori più bassi registrati nell´intero 20° secolo, quando il monitoraggio veniva fatto con mezzi aerei e navi».

«I timori – prosegue il Panda - aumentano e diventa sempre più impossibile prevedere quanto la calotta di ghiaccio si scioglierà e in quali tempi, l’accelerazione, il punto di rottura dell’equilibrio potrebbe essere dietro la porta. C’è stata una maggior perdita della massa del ghiaccio marino negli ultimi anni – spiega il dossier - molto maggiore di quanto non avessero predetto i modelli scientifici». Una crisi che avviene in pieno International Polar Year (marzo 2007 - marzo 2009) voluto dall’International Council for Science, che ha messo in campo 200 progetti di studio della crisofera del pianeta.

La regione Artica è il “malato” del riscaldamento climatico guardato con più preoccupazione, la sua febbre è alta ed evidente e interessa tutto il delicatissimo ecosistema del grande nord della terra, con un’accelerazione imprevista che sta avendo conseguenze gravi sulla fauna, la flora e le popolazioni umane che si affacciano sull’Oceano glaciale artico che rischia di rimanere senza ghiacci. Secondo il Wwf, «Lo scioglimento dei ghiacci dell´intera calotta e in Groenlandia è così accelerato che ormai il tema del dibattito tra gli scienziati non è più sulla causa di questo scioglimento, ma piuttosto di quanto sia vicino il punto di non ritorno, ovvero il punto in cui l´ecosistema subirà un danno tale che sarà considerato irreversibile».

Il direttore del Wwf Italia, Michele Candotti, sottolinea che quel che succede così lontano da noi riguarda tutti: «L´Artico non è solo uno degli ambienti più vulnerabili ai cambiamenti climatici, ma anche il luogo dove questa vulnerabilità rappresenta un pericolo globale. E´ necessaria una strategia per minimizzare gli impatti del cambiamento climatico: occorre ridurre le emissioni globali di gas serra a livelli che evitino che il riscaldamento dell´Artico continui, e con esso scongiurino la distruzione anticipata del sistema climatico globale cambiamento di tutto il suo ecosistema. Occorre mettere in atto una strategia per ridurre le emissioni di gas serra ricordiamo che l´Italia è chiamata all´adozione di un piano di adattamento con l´obiettivo di ridurre le conseguenze negative e i danni causati dai cambiamenti climatici agli ecosistemi naturali e ai sistemi sociali».

Il panda fa proprio l’allarme già lanciato dall’Ipcc: se la calotta glaciale della Groenlandia dovesse sciogliersi le conseguenze sarebbero disastrose: il livello del mare aumenterebbe di 7,3 metri, perché il ghiaccio proveniente dalla terraferma aumenta il livello del mare a differenza dello scioglimento dei ghiacci marini dell´Artico che sciogliendosi non incrementano automaticamente il livello del mare.

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