[28/04/2008] Energia

La campagna acquisti di Gazprom: Prodi presidente di South Stream?

LIVORNO. Oggi Alexei Miller, il potente amministratore delegato di Gazprom, il monopolista di stato russo del gas e vero e proprio snodo centrale dell’oligarchia russa che gestisce il potere putiniano, è in Italia per incontrare l’ormai ex presidente del Consiglio Romano Prodi.

La discussione tra Miller e l’ex presidente della Commissione europea riguarderà il gasdotto South Stream, un progetto da 14 miliardi di dollari che dovrebbe collegare la Russia all’Italia, partendo dal terminal russo di Tuapse e che raggiungerà attraverso il Mar Nero la Bulgaria, per proseguire verso la turbolenta e filorussa Serbia attraverso la Macedonia e poi passando da Croazia e Slovenia per fermarsi a Trieste. Sono previste diramazioni verso la Grecia e l’Austria. Un affare da 30 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno che Gazprom conduce su base paritaria con l’Eni.

Ma oggi il quotidiano russo Kommersant, di solito ben informato e ancor più ben ammanigliato con l’apparato di potere russo, dà una notizia clamorosa proveniente da fonti governative russe: «Miller potrebbe proporre a Prodi, che lascerà all’inizio di maggio il suo posto di primo ministro, di dirigere la compagnia South Stream AG. Gli analisti stimano che Gazprom agisca come ha fatto con la con la compagnia Nord Stream, del cui consiglio di sorveglianza è presieduto dall’ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder».

Nord Stream è la seconda porta d’ingresso europea dei russi: aggira gli infedeli Paesi baltici sui fondali del Mar Baltico e raggiunge Rostok, nell’ex Germania est, e da qui avvia il gas verso l’Europa settentrionale affamata di energia e gli Usa. Una tenaglia che ha bisogno di grandi appoggi politici e la campagna acquisti dei “garanti” è in piano svolgimento, con ex di peso che assicurino l’impegno e la benevolenza del centro-sinistra europeo.

L’amicizia di Putin, che rimane l’uomo forte della Russia, anche se non è più presidente ma diventerà primo ministro, con Berlusconi è un dato di fatto cementato anche dalla recente visita postelettorale, un comune sentire che è fatto anche del comune fastidio per certi intralci democratici, e avere in squadra anche Prodi sarebbe per i russi davvero un colpaccio, sia in Italia che a Bruxelles.

Resta da capire quanto la messa a libro paga di personaggi di così grande rilievo politico-istituzionale (e di un pacchetto di collaboratori, aziende e supermanager occidentali di grosso peso) sia un buon affare per l’Europa che fortunatamente ha ancora una qualità della democrazia migliore dello stato-mercato oligarchico russo e che così rischia di perdere ovunque quel meccanismo di conflitto di interesse già abbondantemente franato in Italia, ma che rappresenta ancora un tabù in molti Paesi.

Vedremo cosa risponderà Prodi, che è sicuramente meno spregiudicato di Schröder, ormai diventato il portavoce di Putin in nord Europa, all’allettante e pensiamo ricchissima offerta di Gazprom, ma è evidente che i russi sulla spinta dei tubi che strisciano verso l’occidente europeo vogliono premiare, punire e isolare alcuni Paesi, vogliono introdurre un sistema fatto di esibita potenza energetica e geopolitica che ha bisogno di volenterosi e ben pagati collaboratori in cambio delle mani libere in patria, sia che si tratti di elezioni in stile sovietico che di Cecenia. E’ anche evidente che ci stanno riuscendo: il gas non puzza, è stretto parente del denaro.

In serata, da fonti di Palazzo Chigi, si è appreso che il presidente
del Consiglio, Romano Prodi, si dice «lusingato per l´importanza della proposta" di guidare la joint-venture Eni-Gazprom South Stream, ma ribadisce l´intenzione di "non interrompere il periodo di riflessione apertosi con l´annuncio della sua uscita dalla vita politica italiana". E pertanto "preferisce declinare l´offerta".

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