[28/04/2008] Parchi

Contrordine: il Piano dell’Arcipelago va in consiglio regionale

FIRENZE. Le proteste contro l’adozione del Piano del parco nazionale dell’Arcipelago toscano direttamente da parte della giunta regionale, fatte dal consigliere regionale di An Agresti, sembrano aver avuto effetto: la giunta avrebbe deciso di annullare la delibera e di portare tutto in discussione in consiglio regionale tra due giorni.

La decisione mette in rilievo un diverso comportamento nell’iter di adozione dei due Piani dei parchi nazionali giunti sul tavolo della regione: quello delle Foreste Casentinesi è stato approvato dalla giunta, per quello dell’Arcipelago si va in Consiglio. Non si capisce se il rinvio dipenda dal fatto che la maggioranza voglia far discutere il Piano dell’Arcipelago dopo che Legambiente ha risposto alle critiche di Agresti evidenziando che quello strumento era il frutto del lavoro di 5 anni di un commissario del parco di An, Ruggero Barbetti, voluto dal ministro Matteoli contro il parere della regione toscana, oppure per i ripensamenti che sembrano esserci tra i due titolari delle deleghe ambientali, Bramerini e Betti, che sembrano molto sensibili alle proteste che vengono dalla costa grossetana contro l’Area marina protetta dell’Arcipelago. Se così fosse la discussione sarebbe paradossale: si bloccherebbe un Piano di un parco nazionale che non ha nulla a che fare con l’istituzione dell’Amp.

Tutto tornerebbe, perché ambienti bene informati della regione sottolineano che la giunta avrebbe già chiesto di stralciare dal piano l´art. 22 compreso e la tavola B3 degli allegati che facevano riferimento all’area protetta marina che è contemplata dalla legge 394/91 sui parchi e dalla 979/82 sulla protezione del mare. Una cosa che non disturberebbe il parco che ha sempre considerato quel riferimento come puramente burocratico e che ha spiegato che quella cartografia è una pura ipotesi senza valore contenuta negli studi preliminari.

Se l’atteggiamento della Bramerini è comprensibile, visto che il suo bacino elettorale è sulla costa maremmana e che le elezioni regionali si avvicinano, un eventuale fermo del piano del parco sarebbe più difficile da spiegare da parte del verde Betti, visto che in caso di stallo si continuerebbero ad applicare i vincoli e le norme contenuti nel Decreto del Presidente della Repubblica del 1996, molto più rigidi di quanto prevede un Piano considerato unanimemente molto permissivo, e che comunque, se non si raggiungesse un accordo tra parco e regione tra due anni sarebbe il Consiglio dei ministri a decidere. Inoltre la non adozione del Piano farebbe perdere al parco la possibilità di accedere ai finanziamenti europei. Insomma, tutti chiedono al Parco dell’Arcipelago di muoversi, ma poi bloccano o rischiano di bloccare l’unico strumento di governo del territorio.

Forse qualcuno ha capito male o non conosce l’iter complicato e difficile che ha portato dopo 12 anni all’approvazione del Piano anche da parte della Comunità del parco. L’impressione è che si discuta di una cosa che si conosce sommariamente credendo di discutere di un’altra che con quel piano che regola essenzialmente l’area protetta terrestre non c’entra: l’Area marina protetta.

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