[29/04/2008] Consumo

La mappa delle biotecnologie verdi

ROMA. La rivista americana Science ha pubblicato, nei giorni scorsi, la mappa aggiornata delle cosiddette biotecnologie verdi, ovvero delle piante geneticamente modificate (GM). Ormai nel mondo vi sono oltre 114 milioni di ettari coltivati con piante GM. Oltre la metà delle coltivazioni (51%) è concentrata in un solo paese: gli Stati Uniti d’America; la gran parte (87%) è concentrata in un solo continente (l’America); la quasi totalità (99%) in appena 8 paesi: Usa, Argentina, Brasile, Canada, India, Cina, Paraguay e Sud Africa.

Rispetto all’anno 2000, dunque, l’estensione delle terre coltivate con piante GM è quasi triplicata. Ma, dal quasi monopolio del Nord America, si è passati a una mappa tripolare, prima con l’aggiunta del Sud America (all’Argentina si sono aggregati il Paraguay e soprattutto il Brasile), poi con il rapido esplodere delle coltivazioni GM in Cindia (Cina e India, che ormai ospitano l’11% delle piante GM coltivate al mondo). Di recente si è affacciata anche l’Africa.

Continua, invece, a essere sostanzialmente assente l’Europa. La quale ha una politica verso le biotecnologie verdi quanto mai frammentata. Nell’Unione, infatti, vi sono paesi dove è proibito coltivare piante GM per il commercio (Austria e Grecia). Vi sono paesi in cui è, al contrario, è perfettamente lecito (Spagna, Portogallo, Francia, Germania, Polonia, Cechia, Slovacchia, Romania). E vi sono paesi (Italia, Regno Unito, Svezia, Finlandia, Danimarca, Slovenia, Ungheria) dove è di fatto proibito coltivare ma non importare piante GM.

Ma, Europa a parte, la mappa aggiornata di Science sembra quella di un tipo di coltivazione che miete un grande successo. I buoni risultati del mercato, però, potrebbero essere solo apparenti. Perché vi sono almeno due punti critici che li rendono meno solidi di quanto sembri. Da circa un quarto di secolo le piante geneticamente modificate che vengono davvero coltivate nei campi sono solo quattro, sempre le stesse: soia, mais, cotone e colza. E per gli stessi motivi: aumentare la resistenza agli insetti o agli erbicidi.

Di fatto, nessuna nuova varietà geneticamente modificata viene coltivata nei campi a fini commerciali. E per nessun altra funzione. Significative sono le difficoltà che da un decennio incontra a passare dal laboratorio ai campi una specie, il riso golden, geneticamente modificato per aumentarne il tenore di ferro. Questa pianta GM di seconda generazione non ha trovato ancora un mercato.

Ma – questioni ecologiche a parte – finché i benefici (reali o apparenti) saranno evidenti solo per i produttori e non anche per i consumatori, difficilmente le biotecnologie verdi (le piante coltivate per uso agro-alimentare) avranno il successo ormai consolidato delle biotecnologie rosse, usate per produrre farmaci con tangibile beneficio per chi li usa e non solo per chi li produce.

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