[29/04/2008] Comunicati

Va tutto molto bene! O no?

LIVORNO. Va tutto molto bene. Ce lo dicono anche gli ultimi studi, come quello anticipato oggi da Repubblica della ricercatrice Irene Tinagli. La sua ultima fatica si intitola “Talento da svendere” e pone alcune questioni che hanno molto a che vedere con l’economia ecologica e la sostenibilità ambientale e sociale. Il primo dato importante che arriva dal pamphlet della Tinagli è che in Italia la percentuale di persone con un lavoro ad alta elaborazione concettuale (esclusi imprenditori e dirigenti pubblici e privati) sono il 9.76% sulla forza lavoro. In Belgio sono il 19.35%, in Svezia il 18.14, in Irlanda il 16.34 solo per capire qual è il podio di questa speciale classifica. Dunque nel Belpaese sembra cadere il mito della creatività e del talento dei suoi abitanti. Lo dicono i numeri dei laureati e laureandi e di quanti di questi trovino lavoro e con quale reddito rispetto a chi ha studiato meno.

Uno scenario dove se non vale (almeno per ora) la regola che meno sei specializzato più guadagni, le statistiche dicono comunque che “i laureati guadagnano in media 26.700 euro annui contro i 17.700 dei diplomati ma si arriva al top della retribuzione solo dopo molti anni, e il rischio di non iniziare nemmeno la gara (da parte dei laureati, ndr) è alto”. Quello che fa riflettere è poi ciò che Tinagli pone come terzo motivo del collasso del processo di valorizzazione che lei ritiene ormai molto vicino: la geografia, che arriva dopo le colpe dell’impresa e della scuola. “L’Italia è un paese di gabbie: soffocanti e bigotte. Tra tutti gli europei, secondo il World Value Survey, gli italiani sono quelli che gradiscono meno (29%) avere per vicino di casa un gay: più ancora che un tunisino”. Questo serve per misurare l’apertura mentale al nuovo, al diverso, senza il quale “si implode nel conservatorismo e nel declino”.

La società italiana sembra sempre più inglobare tutto il peggio che c’è in giro. L’ultima è quella delle gang al femminile, ragazze violente che aggrediscono coetanee con comportamenti tipici dei maschi scambiando probabilmente questo con l’emancipazione. Un po’ come quelli, tanti, che confondono la libertà (quella della ex Casa) con il fare quello che più gli aggrada sempre e comunque. Un paese allergico a qualunque tipo di regola e dove l’istruzione e la cultura sono cose brutte e cattive come le tasse e da respingere come gli extracomunitari e tutti i diversi. A scuola tra studenti svogliati e violenti, professori non all’altezza, oppure spaventati sembra di assistere ad un abbrutimento da vigilia del giorno del giudizio. Non mancano esempi virtuosi e non vogliamo tagliare la realtà a fette come si fa con il salame, ma di certo alla ribalta delle cronache arrivano sempre più storie drammatiche che ci riportano indietro nel tempo. Ignoranza diffusa e attenzione totalmente concentrata sull’apparenza piuttosto che sulla sostanza. Si dirà che questa società non offre altri modelli e probabilmente è anche vero. Si dirà poi che non si può non avere paura degli stranieri che ci rubano il posto di lavoro, magari anche in casa, che ci provano con le nostre mogli, fidanzate, figlie e sorelle.

Ma va tutto molto bene, dicevamo, perché quando sono i sentimenti di base e quindi l’istinto che (ri)prende in mano le redini della ragione come faceva l’uomo primitivo, significa semplicemente essere piuttosto avanti sulla strada del declino (o del tonfo?). Quando un paese si arrocca e si difende pretendendo una giustizia giusta per tutti, ma non per sé; più soldi per tutti, ma soprattutto per sé; meno tasse per tutti, ma soprattutto per sé; più servizi per tutti, ma soprattutto per sé, vuol dire che si è voltato definitivamente pagina su certi valori considerati il futuro e diventati in poco tempo trapassato remoto. Così chi su questi istinti basici ha costruito una maggioranza di governo ha ascoltato e promosso questa cultura che viene dal basso e anche dall’alto, ora sventola le bandiere dove mai dal dopoguerra ad oggi lo aveva fatto. Tra braccia rigide alzata verso il cielo, italici canti, spiriti patriottici e voglia di spazzar via un pensiero ormai extraparlamentare.

Va tutto molto bene e così si assisterà al ritorno delle tre “i” più una (quella dell’ignoranza) di morattiana memoria nelle scuole, tra gli applausi e il pubblico festante e pagante. Programmi scolastici dove non l’economia ecologica, ma anche solo l’ambiente sarà un argomento negletto considerata inutile come già la geografia. Un’istruzione che guarda solo a come fare entrare i ragazzi il prima possibile nel mondo del lavoro e che per questo ritiene inutili materie che invece alimentano lo spirito critico dei ragazzi. Proprio quando la sfida della sostenibilità ambientale e sociale richiederebbe uno sforzo mentale gigantesco per affrontare una complessità come questa materia necessita. Ma va tutto molto bene e viene in mente la rana cartone animato che appare nel film/documentario “Una scomoda verità” di Al Gore, la quale salta via subito dall’acqua bollente, ma resta tranquillamente nella pentola di acqua fredda che viene scaldata piano piano…

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