[05/05/2008] Parchi

Il vicedirettore e il parco dell´Arcipelago chiuso del sentito dire

LIVORNO. Sabato La Nazione ha pubblicato con evidenza, anche nel suo sito internet, una lettera sulla questione del “numero chiuso” nelle isole dell’Arcipelago toscano. Non è cosa strana, visto che la stampa locale del grossetano riferisce con dovizia di particolari le proteste che vengono dalla costa toscana contro l’istituzione dell’area marina protetta, alle regole che il parco vuole mettere a Giannutri e, in ultimo, perfino all’adozione di un Piano del parco che secondo la legge dovrebbe essere già stato approvato da anni. Una dovizia che non è riservata alle ragioni del parco o delle associazioni ambientaliste, che evidentemente infastidiscono con spiegazioni complesse e scomode che non fanno vendere giornali.

Scrive il lettore Sergio F. di Pisa: «Cara Nazione, ho letto nei giorni scorsi un vostro reportage dalle isole dell’arcipelago toscano. Mi sembra di aver capito che è quasi impossibile accedere a queste isole: a Capraia si va solo a piedi, da Montecristo si deve stare lontani almeno due miglia, è possibile visitare Pianosa solo con la guida, alla Gorgona è possibile fare i turisti solo accordandosi con la direzione del carcere, altre limitazioni a Giannutri, mentre all’isola d’Elba e al Giglio, a pochi chilometri di distanza, e nello stesso mare nessuna area marina proibita, turisti a volontà. A me sembra che tutto questo non sia giusto per il corretto sviluppo di quelle aree e per la fruizione generale dell’ambiente dal punto di vista turistico. E’ corretto tutelare l’ambiente ed evitare uno sfruttamento massiccio di un mare unico ma è altrettanto sbagliato continuare con tutti questi divieti che mortificano il territorio e non servono a niente. Oltre a nutrire forti dubbi sulla legittimità di orari, accessi limitati, zone a numero chiuso e altre strane interdizioni che forse esulano dall’interesse pubblico».

Risponde il vicedirettore della Nazione Mauro Avellini: «Secondo la Costituzione ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, fatti salvi i casi in cui motivi sanitari o legati alla sicurezza richiedano particolari limitazioni. E’ il caso di alcune delle isole toscane dove, almeno fino a poco tempo fa, insistevano ben due carceri. Una scelta impegnativa per una striscia di mare diventata “off limits” e che ha aggiunto nel tempo anche divieti derivanti da una logica ambientalista “a macchia di leopardo” che ha premiato questa o quella amministrazione, questa o quella cooperativa, questa o quella agenzia. Giusto il “numero chiuso” ma occorre garantire a tutti la possibilità di raggiungere le isole. Il panorama è cultura: sarebbe giusto vietare gli Uffizi o consentire solo visite guidate?». Sembra il classico caso in cui un giornalista si adegua con paterno “buon senso” alle impressioni di un cittadino, le fa sue e gli da rilievo e le fa diventare notizia. Semplifica la complessità, la riduce a sentito dire, ricicla una sensazione e un’informazione parziale.

Sarebbe infatti bastato rivolgersi agli uffici del parco nazionale o fare un giro sul sito internet dell’area protetta per sapere che con l’istituzione dell’area protetta le isole sono state aperte alle visite e non chiuse o magari che a Capraia esiste da sempre un’unica strada asfaltata di poco più di un chilometro che dal porto porta all’unico paese. Pianosa era inaccessibile fino al 1997 a causa della presenza di un carcere speciale, sono state l’istituzione del parco e la decisione del suo direttivo a consentire lo sbarco di visitatori giornalieri (attualmente 250), la possibilità di brevi soggiorni a scuole e gruppi di ricercatori, le visite guidate, i percorsi in bus e carrozza, il sea-watching e prossimamente le immersioni subacquee.

E’ stato il parco a riconsentire, con un accordo con l’amministrazione carceraria, le visite guidate a Gorgona dopo che era stata blindata in seguito ai due omicidi che ci sono stati negli anni scorsi. Il parco ha ristabilito un flusso controllato che prima della sua istituzione era gestito da una circoscrizione del comune di Livorno con le stesse frequenze e modalità. Ora anche a Gorgona si pensa ad un ampliamento delle visite e ad immersioni subacquee controllate e destinate ai diving centers della costa livornese.

E’ stato il Parco a modificare un regolamento di visite nella riserva integrale di Montecristo (mille persone all’anno) che esisteva da prima della sua istituzione e gestito dal Corpo forestale dello Stato. Ora gli abitanti dell’Arcipelago possono recarsi nell’isola misteriosa che quasi nessuno conosce se non vista dagli orizzonti insulari, ogni anno ci andranno 300 ragazzi delle scuole di Portoferraio (il comune al quale appartiene Montecristo) e 150 isolani che prima partecipano a serate informative sull’isola a cura del parco.

E anche per Giannutri è il parco a mettere finalmente le regole in un’isola di poco più di due chilometri quadrati che chiunque ci sia stato ha trovato devastata da un turismo mordi e fuggi che scarica ogni giorno estivo centinaia, addirittura migliaia di turisti, su un fazzoletto fragilissimo di terra che era senza servizi già prima che il parco esistesse. E’ il parco che dovrà caricarsi della responsabilità di bonificare Giannutri dai rifiuti che altre istituzioni non hanno ritirato e impedire che centinaia di imbarcazioni devastino fondali che la Repubblica italiana ha dichiarato protetti addirittura 6 anni prima che il parco dell’Arcipelago venisse istituito.
E’ il parco che, in assenza di interesse delle istituzioni che le hanno istituite, deve salvaguardare isole e mari che sono compresi non solo nel Santuario internazionale dei cetacei, istituito con un trattato internazionale tra Italia, Francia e Principato di Monaco, ma anche in Zone di protezione speciale (Zps, Direttiva Uccelli dell’Ue), in Siti di interesse comunitario (Sic, Direttiva Habitat dell’Ue), Siti di importanza regionale (Sir, legge regionale 56/2000) che sono stati individuati ed istituiti dai ministeri dell’ambiente retti da centro-destra e centro-sinistra e dalla regione Toscana sotto la spada di Damocle di una procedura di infrazione che sarebbe costata centinaia e di migliaia di dollari al giorno di sanzione.

Tutto questo viene amabilmente ignorato e il parco, senza nominarlo, viene accusato di chiudere quel che ha in realtà aperto, applicando quel che impongono leggi e direttive, regole che esistono anche per visitare gli Uffizi, dove si prenota o si fanno lunghe file per visitarli, e comunque si paga. Perché il liberi tutti a Pianosa, Gorgona e Montecristo provocherebbe quello che accadrebbe se agli uffizi non ci fossero custodi, controlli, regole: sparirebbero i quadri e le sale verrebbero devastate. Esattamente quel che succedeva a Giannutri e in alcune isole dell’Arcipelago prima che arrivasse il Parco e che qualcuno vorrebbe che succedesse ancora.

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