[05/05/2008] Energia

Passate le feste (elettorali), gabbato lo santo (nucleare)

LIVORNO. Avevamo già avuto modo di evidenziare che in questa campagna elettorale c’è stato chi ha spinto molto sul nucleare (per esempio l’Udc e in misura un po’ minore il Popolo della libertà), chi ha confermato l’interesse a studiare la possibilità di reintrodurlo (Pd) e chi ha ricordato che l’Italia anni fa aveva scelto di dire di no all’atomo e che quella scelta andava rispettata (Sinistra arcobaleno). Due anni fa nessuno si sarebbe sognato di inserire in modo ufficiale il tema di un eventuale rilancio del nucleare nella campagna elettorale. E questo è un segnale, pessimo, di dove stia andando la barca, alle prese con il prezzo del petrolio per il quale le previsioni dicono che continuerà a salire e che ormai è destinato a non scendere più.

Eppure a risultati delle urne ormai digeriti, la corsa al nucleare sembra essersi un po’ arenata tra le sabbie dei proclami elettorali, tanto che un nuclearista convinto come l’amico di studi di Berlusconi e suo consigliere per l’energia, Guido Possa, smorza decisamente i toni: «Per ora la politica non può far altro che preparare l’ambiente – dichiarava al sole 24 ore – attraverso la realizzazione di una pianificazione energetica che oggi non esiste». Anche perché costruire una sola centrale non avrebbe senso: «per dare coerenza al nuovo progetto di atomo italiano servirebbero almeno 100mila megawatt di potenza». Una decina di impianti insomma, chiosa il quotidiano di Confindustria.
Ma ancora più significativa è la puntualizzazione che arriva da Sogin, società creata dallo Stato nata nel 1999 per gestire la chiusura del ciclo di vita degli impianti nucleari italiani. e ha come missione lo smantellamento (decommissioning) degli impianti nucleari e la gestione dei rifiuti radioattivi. «Non possiamo concludere il decommissioning finché non avremo un deposito nazionale delle scorie – spiegano a greenreport.it dall’ufficio Relazioni esterne di Sogin – Per concludere la nostra missione e liberare i siti delle vecchie centrali italiani dobbiamo trasferire le scorie e finché non viene deciso dove metterle l’opera resta incompiuta».
Non è certo una novità, ma è bene ricordare come stanno le cose e con eleganza Sogin ricorda che si può anche pensare a un ritorno al nucleare certo, ma prima bisognerebbe sapere dove mettere le vecchie (ed eventualmente nuove) scorie radioattive. Ma di questi in campagna elettorale non se n’è parlato, limitandosi solo all’effetto spot su un improbabile (e non conveniente, dal punto di vista ambientale e dal punto di vista economico) ritorno all’atomo.

«Non mi pare che la questione delle scorie radioattive sia ignorata – concludono dall’ufficio relazioni esterne di Sogin – anzi il ministero delle Sviluppo economico ha presentato una road map molto dettagliata in questo senso e la necessità di avere un deposito nazionale è ben chiara».

Intanto però il promemoria che l’amministratore delegato di Sogin Massimo Romano ha offerto al Sole 24 ore mette i puntini sulle i, perché forse ai politici non è così tanto chiaro come stanno le cose. Al primo dei nove punti del promemoria infatti c’è proprio quello di risolvere l’annoso problema del deposito unico delle scorie. Al secondo norme chiare, semplici, gestibili, «allineate alle più evolute esperienze internazionali». Terzo e quarto punto: ricostruire le competenze sia tecnologioche che della pubblica amministrazione (per garantire la salute dei cittadini e dell’ambiente). Quinto e sesto: riagganciare al ricerca internazionale e creare economie di scala, settimo «una trasparente rigorosa e strutturata opera di informazione» senza eludere «un doveroso confronto con i territori». Ottavo verificare l’idoneità dei siti individuati tempo fa visto che le ipotesi fatte «non tengono conto che l’assetto idrogeologico del Paese si è modificato e la taglia degli impianti è aumentata. Ultimo punto investire sul capitale umano, visto che come ricorda Sogin la più grande industria nucleare al mondo, la Areva, cerca 500 ingegneri nucleari. Come dire, risolte queste 9 (nove) bazzecole, possiamo anche cominciare a pensare di costruire qualche nuovo impianto nucleare in Italia.

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