[05/05/2008] Trasporti

Anche i conservatori vanno in bici

LIVORNO. Il bike-sharing sta aumentando in molte città del mondo ed è stata addirittura una delle questioni della campagna elettorale londinese che hanno visto soccombere il Mayor Ken Livingstone “il rosso” davanti al vulcanico conservatore Boris Johnson (Nella foto). Il sindaco uscente aveva avviato un progetto decennale che prevedeva di trasformare Londra in una cycling-friendly city con 6.000 biciclette a pubbliche a noleggio scambiabili in stazioni distanti tra loro solo 300 metri e con "streets of gold" dedicate interamente a pedoni e ciclisti. Un cambiamento di abitudini e di traffico che doveva produrre un risparmio di 1,6 tonnellate di CO2 in meno che sarebbero finite nell’aria di Londra ogni anno.

Livingstone aveva anche annunciato un investimento di 500 milioni di sterline destinato ad importare nella capitale britannica il “velib” (che coniuga in francese bicicletta e Libertà), il sistema di noleggio pubblico di bici introdotto nel luglio 2007 a Parigi e che conta su 100 mila bici in mille stazioni di scambio al costo di un euro al giorno, 5 euro a settimana, 29 euro all’anno, il tutto condito da un giro di vite contro i Suv che escludeva praticamente le 4X4 dal centro di Londra. Quanto sarebbe bastato in qualsiasi città italiana per scatenare una devastante polemica politica condita da comitati pro e contro.

La polemica politica c’è stata anche a Londra prima e durante la campagna elettorale, ma per il motivo opposto: destra e sinistra si sono sfidate su chi era più ambientalista e amico dei ciclisti! E questo anche se il Green Party e la national cyclists´ organisation avevano accolto con entusiasmo le misure “rivoluzionarie e senza precedenti” proposte da Ken il rosso.

Ma secondo il neosindaco conservatore Boris Johnson, Livingstone avrebbe copiato tutto dal sindaco socialista parigino Bertrand Delanoe, e proposto solo una frazione di quanto sarebbe necessario. Un’accusa sanguinosa, visto la rivalità tra le due metropoli europee e tra i due Paesi divisi dalla Manica.
«Non c’è dubbio – ha detto Johnson in campagna elettorale – che il sindaco ha copiato questa proposta perché si trova di fronte un avversario in bicicletta. Alcune proposte sembrano solo chiacchiere. Perché, per esempio, i londinesi non si meritano che una proposta di bike-sharing che è un terzo di quella di Parigi? Ho in corso negoziati con la London boroughs da molti mesi per realizzare un progetto molto più ambizioso. Per sua stessa ammissione mister deve ancora iniziare questo negoziato. Che debole record per un uomo che ha trascorso otto anni in carica».

La sfida tra laburisti e conservatori si svolge su chi è più sensibile alle tematiche ambientali, su chi decongestiona di più il traffico e si allinea alle altre città europee e cerca di superarle. Un clima lontanissimo dalle polemiche fiorentine sulla tramvia, dalle rivolte italiane contro le Ztl, dalle petizioni contro le piste ciclabili che occupano sacre strade e parcheggi intoccabili. L’esempio che seguono i sindaci europei è quello di Amsterdam, dove il 40% del traffico si svolge in bici e che sta costruendo un bike parking garage da 10 mila biciclette accanto alla più grande stazione ferroviaria della capitale olandese.

A Copenaghen il noleggio di biciclette è gratuito e le piste ciclabili ampie e diffuse ospitano il 32% del traffico pendolare casa-lavoro, basta fornire due euro di caparra che si prendono indietro quando si restituisce la bici. Anche Berlino sta diventando una città sempre più ciclabile, mentre a Barcellona sono a disposizione 1.500 biciclette in 100 punti, Lione ha avviato progetti simili da due anni e anche Roma aveva iniziato, chissà se Alemanno proseguirà o chiederà al sindaco conservatore di Londra consigli su come far meglio?

Persino nella motorizzatissima capitale Usa, Washington, ci sono a disposizione 120 bici pubbliche, mentre la ecologista e progressista San Francisco ha sparso tra i suoi saliscendi 10 mila biciclette che si noleggiano in 750 stazioni e Pechino, Mosca Ginevra e Sidney stanno avviando progetti di bike-sharing. E la bici mania è arrivata anche a Tel Aviv, che sta aprendo la strada alle biciclette anche nelle città mediorientali con 2.000 biciclette che verranno noleggiate in cento punti della città israeliana.

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