[05/05/2008] Comunicati

Patto Regione Toscana-Wwf per la protezione della biodiversità

FIRENZE. Qual è il valore reale della biodiversità e quale la sua importanza per la stabilità degli ecosistemi? Enorme dal punto di vista ecologico affermano gli esperti, difficile invece la quantificazione economica, ma deve esserci consapevolezza che risorse investite in questo settore sono sempre impiegate bene. Del resto l’uomo, che spesso mette in pericolo la vita di molte specie animali e vegetali, può nelle stesso tempo, attraverso azioni virtuose, contribuire a salvaguardare gli habitat e le specie che vi vivono. E naturalmente non solo nelle aree protette. In questo contesto appare estremamente positivo il patto per la protezione della biodiversità siglato tra Regione Toscana e il Wwf. L’istituzione e l’associazione ambientalista si sono dati tre anni di tempo per redigere un piano concreto d’intervento per la conservazione della natura che prevederà anche iniziative sperimentali rivolte ad enti locali, aree protette ed imprese.

La Toscana è una delle aree più ricche di biodiversità dell’intero bacino del Mediterraneo ma ci sono molte specie in pericolo: le liste di attenzione del sistema regionale Re.na.to. (Repertorio naturalistico toscano) comprendono 472 specie di flora spontanea, 159 specie di vertebrati e 351 specie di invertebrati. Nello specifico sono a rischio molte specie di pipistrelli, mammiferi come la lontra, la lepre italica, la martora, la puzzola, il gatto selvatico, uccelli come il tarabuso e le berte, anfibi come l’ululone appenninico, ma anche vegetali come il cardo appenninico, l’asparago amaro, la cicerbita violetta, il lauro alessandrino, l’erba di San Giovanni. In totale sono 124 le specie in pericolo critico di cui 108 specie vegetali.

«In questo delicato settore – dichiara l’assessore alle aree protette e alla biodiversità Marco Betti (Nella foto) – la Toscana non parte certo da zero. Disponiamo di un patrimonio invidiabile, formato per metà della superficie da boschi e foreste, il 10% del nostro territorio è un parco o un’area protetta e abbiamo strumenti come il Repertorio naturalistico toscano e il progetto Biomart per l’ecosistema marino, che rappresentano una formidabile base di partenza. Da oggi - conclude Betti- grazie alla collaborazione con il Wwf, lavoreremo per essere la prima regione del Mediterraneo ad avere un piano d’azione per la tutela della biodiversità».

Tra i principali fattori di rischio che determinano la scomparsa di specie ci sono i cambiamenti climatici, la riduzione delle risorse idriche, la presenza di specie invasive e l’abbandono di alcune attività tradizionali come i pascoli. Tra le azioni da intraprendere per contrastare la riduzione di biodiversità, figurano la creazione e la tutela delle zone umide, la progettazione di veri e propri corridoi ecologici, un sistema di monitoraggio ambientale e la tutela complessiva degli habitat. A questo proposito quelli considerati in lista di attenzione per la perdita di biodiversità sono passati in Toscana da 69 a 87. Quindici di questi sono considerati di interesse prioritario. Quanto alla qualità degli habitat in Toscana, 38 sono considerati di alto valore e 4 di qualità altissima, mentre 43 hanno un valore medio. In merito alla vulnerabilità 17 sono reputati altamente e 50 mediamente vulnerabili.

«E’ per questo – afferma il presidente del Wwf Italia, Enzo Venini – che il Piano d’azione regionale per la biodiversità in Toscana rappresenta un salto di qualità nella lotta alla perdita di valori naturali e al degrado degli ecosistemi da cui dipendiamo per risorse fondamentali come acqua, cibo e materie rinnovabili. Per il Wwf Italia - continua Venini - dopo il notevole lavoro che con le Biodiversity vision per l’ecoregione Alpi e l’ecoregione Mediterraneo centrale, ci ha permesso di dare un contributo alla strategia nazionale per la biodiversità, questo Piano d’azione della Regione Toscana rappresenta un passaggio chiave e uno stimolo forte per tutte le altre Regioni, chiamate oggi a svolgere un ruolo fondamentale per arrestare la perdita di biodiversità nei loro territori».

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