[08/05/2008] Consumo

La corte di giustizia dà più spazio ai maiali danesi, ma gli altri non stanno tranquilli

BRUXELLES. La Corte di giustizia europea si è pronunciata sull’interpretazione delle disposizioni comunitarie sul trasporto degli animali e sottolinea che «In sede di trasposizione di tale legislazione gli Stati membri dispongono di un margine di discrezionalità, a condizione che la normativa nazionale non ostacoli gli scambi di animali». La direttiva sulla protezione degli animali durante il trasporto punta ad armonizzare la durata del trasporto, gli intervalli di tempo nei quali gli animali devono essere nutriti ed abbeverati, i periodi di riposo e dello spazio disponibile per quanto riguarda taluni tipi di animali, eliminando al tempo stesso gli ostacoli tecnici agli scambi di animali vivi ed al buon funzionamento delle organizzazioni di mercato.

La direttiva Ue contiene disposizioni generali sullo spazio che deve essere garantito ai suini e la Corte sottolinea che «lo strumento nazionale di trasposizione della direttiva in Danimarca contiene valori numerici stabiliti sulla base di vari criteri: il peso dell’animale, il tipo di ventilazione utilizzato nello scompartimento e la durata del trasporto. L’obiettivo della normativa nazionale consiste segnatamente nel mettere a disposizione dei trasportatori norme più precise di quelle indicate dalla direttiva».

Eppure la Danske Svineproducenter, l’organizzazione degli allevatori di maiali danesi, aveva proposto un ricorso dinanzi al ministero della giustizia perché alcune disposizioni della normativa nazionale di trasposizione della direttiva sarebbero illegittime.

La Corte di giustizia europea spiega che «la direttiva non contiene disposizioni precise in ordine all’altezza degli scompartimenti, limitandosi ad indicare che i suini devono quanto meno potersi coricare e mantenere nella loro posizione naturale eretta. Considerato che il legislatore comunitario non ha direttamente fissato l’altezza precisa degli scompartimenti, deve essere riconosciuto agli Stati membri un margine di discrezionalità nell’adozione di norme nazionali dirette a garantire la piena efficacia delle disposizioni della direttiva, conformemente agli obiettivi da questa perseguiti e nel rispetto del diritto comunitario».

Quindi la normativa danese rientra «in linea di principio, in tale margine di discrezionalità».

Per la Corte «le norme nazionali di cui trattasi, conformemente alle esigenze della normativa comunitaria, mirano alla protezione degli animali durante il trasporto» ma «detta normativa non deve essere tale da poter mettere in discussione gli obiettivi di eliminazione degli ostacoli tecnici agli scambi di animali vivi e il buon funzionamento delle organizzazioni di mercato».

Dovrà essere comunque il giudice del rinvio ad accertare, alla luce dei singoli elementi della specie, se la Danimarca abbia oltrepassato o meno il margine di discrezionalità attribuitole dalla direttiva.

La Corte ha inoltre precisato che «le disposizioni nazionali devono risultare obiettivamente necessarie e proporzionate per garantire la realizzazione dell’obiettivo principale di protezione degli animali durante il trasporto perseguito dalla direttiva. Spetta al giudice nazionale verificare, da un lato se le disposizioni in questione non siano tali da svantaggiare i produttori di suini dello Stato membro che le ha emanate. Il detto giudice dovrà, dall’altro, accertare che tali disposizioni non siano idonee ad ostacolare l’esportazione e l’importazione di animali da parte tanto dei produttori danesi quanto di quelli di altri Stati membri».

Una sentenza contraddittoria, che se da una parte scontenterà sicuramente gli allevatori danesi, dall’altro rimette in questione alcuni tipi di trasporto degli animali, in particolare quelli provenienti dai Paesi dell’est dell’Unione europea che gli animalisti non si stancano di denunciare per l’esiguità degli spazi e per i maltrattamenti inflitti agli animali.

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