[13/05/2008] Comunicati

L´ambiente e l´elaborazione culturale del centrodestra

LIVORNO. Dopo aver analizzato dal punto di vista dell’economia ecologica il discorso del presidente del consiglio stamani alla Camera (vedi altro articolo di oggi), dalla lettura dei quotidiani di oggi già emergeva l’approccio di alcuni importanti ministri di questa maggioranza nei confronti dell’ambiente. Basta mettere assieme quanto dichiarato oggi dal ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo e da quello delle infrastrutture Altero Matteoli. L’ambientalismo del fare? L’ambientalismo del sì? L’ambientalismo del no? L’ambientalismo del fare sostenibile? Macché: «Ho la fortuna – ha detto la Prestigiacomo al Corriere della Sera – che il mio predecessore, con i suoi no, ha finito per convincere pure la sinistra che il vero ambientalismo è un altro. Ho scoperto che ci sono tre rigassificatori pronti, bloccati non so per quale motivo, da mettere in funzione subito (…). Così come sono pronti parecchi termovalorizzatori, quattro sono in Sicilia (…). Certo sono tanti ma se non ci muoviamo la mia isola (è nata a Siracusa, ndr) rischia di ritrovarsi come Napoli; e lo stesso vale per il Lazio».

Altre pillole di “ambientalismo del fare quello che si vuole fare come ci pare”? «Sul ponte di Messina – dice sempre il ministro Prestigiacomo – la penso come Andrea Camilleri e Francesco Merlo (entrambi chiarissimi conoscitori di impatti ambientali…, ndr). Sono favorevole. Avrà un impatto ambientale, ma non necessariamente negativo». E ancora: il nucleare? «Ha ragione Chicco Testa: per un ragazzo è centomila volte più rischioso girare in motorino che lavorare in una centrale di quarta generazione (in realtà non esistono ancora impianti di IV generazione, ndr)».

Le fa eco Matteoli che su rigassificatore di Livorno e autostrada Tirrenica – con coerenza va detto – taglia corto dicendo oggi al Tirreno che vanno fatti tutti e due e subito. Un governo che dunque su questi punti sta tenendo fede – al livello di dichiarazioni – al programma. Tant’è che la folata nucleare e nuclearista non conosce soluzione di continuità e anche oggi il Sole24Ore si affanna a dire come l’Italia deve impostare il ritorno all’atomo: «Un brillante passato ormai remoto – scrive Federico Rendina – buone competenze ancora in serbo, una gran voglia di ricominciare, un mare di problemi da risolvere prima di ripartire davvero. Primo fra tutti quello di gestire le scorie radioattive lasciate in eredità dalle centrali chiuse dopo il referendum del 1987».

Insomma una strada difficile, ma non impossibile già avviata con l’Enel che, attraverso una serie di ben note operazioni all’estero, ha di fatto reso l’Italia un Paese che da tempo sfrutta il nucleare (11.8% del mix energetico di Enel) senza avere neppure una centrale sul proprio territorio, ma nei Paesi confinanti. Un paradosso che non frega quasi niente a nessuno, come del resto non frega nulla a nessuno che l’ambiente da questa maggioranza sia tenuto in considerazione solo ex post. Come qualcosa che prima rompo in nome dello sviluppo, della crescita e di tutto il resto e poi (se va bene e se ne ho voglia) riparo. Un modo di guardare all’ambiente – perché qui parlare di economia ecologica ci pare francamente fuori luogo – che oggi viene attaccato addirittura da destra da Guido Gentili, sempre sulle pagine del Sole24Ore. Che spiegando quanto sia stato un errore non aver fuso il ministero dell’ambiente con quello delle infrastrutture e ricordando che Prestigiacomo ha firmato il patto di Legambiente non sottoscrivendo “il rifiuto di ogni ipotesi di ritorno al nucleare”, conclude sostenendo che «non basta dire ‘no’ a chi diceva ‘no’, semplicemente indicando una generica disponibilità a ‘fare’, ad aprire cantieri, costruire ponti e strade (…)” e che sul tema “l’elaborazione culturale del centro-destra è ancora insufficiente». Serve aggiungere altro?
Ci domandiamo infine solo una cosa: su questo tema, il ministro ombra per l’attuazione del programma Michele Ventura come vigilerà? (af)

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