[13/05/2008] Acqua

Sentenza del Trap: L’uso umano dell´acqua è prioritario

FIRENZE. La tanto discussa Legge Galli, la n°36/94, ora abrogata i cui principi sono stati inseriti nel Dlgs 152/06, qualche risultato lo sta portando. L’articolo 1 della legge, recitava: “tutte le acque superficiali e sotterranee, ancorché non estratte dal sottosuolo, sono pubbliche”. Quando alcuni principi che sembrano scontati vengono ribaditi in una legge dello Stato evidentemente sono stati disattesi o messi in discussione.

Tutte le acque sono pubbliche nessuno può affermare il contrario, ma sono gli usi che se ne fanno che spesso non lo sono. Si possono riscontrare casi nel settore idropotabile, nel settore agricolo e nei settori produttivi, vedi ad esempio quelli per la produzione di energia dall’acqua. Certo tutto è regolato dal regime delle concessioni, ma intanto l’articolo 2 della stessa legge Galli “..l’uso dell’acqua per il consumo umano è prioritario rispetto agli altri usi del medesimo corpo idrico superficiale e sotterraneo. Gli altri usi sono ammessi quando la risorsa è sufficiente e a condizione che non ledano la qualità dell´acqua»” frequentemente non è stato rispettato e tutt’ora è causa di contenziosi e di “guerre” dell’acqua tra settori.

L’ultimo in ordine di tempo, ma sul quale ancora non è stata scritta la parola fine, è quello che si è verificato in Abruzzo tra Enel e il Consorzio acquedottistico marsicano (la notizia è riportata sul quotidiano Il Manifesto di oggi ndr).

La storia. Siamo nel bacino imbrifero del Liri le cui sorgenti servono un´utenza di circa 150 mila persone. Enel è la concessionaria di derivazioni a scopo idroelettrico grazie al Testo unico sulle acque (n.1775 del 1933). Praticamente in regime di monopolio, l’Ente nel tempo utilizza le acque e vince le cause giudiziarie contro la Cassa del Mezzogiorno, prima, contro Consorzi acquedottistici e amministrazioni locali poi, ottenendo anche risarcimenti in denaro. Tutti i tribunali ordinari nei vari livelli di giudizio hanno ritenuto prioritario il diritto di Enel.

Gli acquedotti in sostanza “rubavano” l’acqua all’Enel sottraendola allo sfruttamento idroelettrico. Undici anni fa però il Consorzio acquedottistico marsicano ha portato la questione al giudizio del Tribunale regionale delle acque pubbliche (Trap) di Roma, il quale ha ora riconosciuto che l´acqua è un bene pubblico primario e che l’uso umano è prioritario: nessuna concessione può venire prima. In sostanza viene ribadito quanto riportato nella Galli (quando è iniziato l’iter processuale era il testo di riferimento), e quanto affermato nella Costituzione rispetto al diritto alla salute: non può essere definita illecita la derivazione di acqua effettuata da enti pubblici per usi potabili.

Anche perché dichiarano nella sentenza i giudici del Trap, se così fosse, il titolare della concessione potrebbe lasciare senza acqua intere popolazioni e inoltre gli enti locali e le comunità che non potessero avere disponibilità economiche per far fronte ai rilevanti oneri, verrebbero di fatto a restare privi di risorse, con la conseguente compromissione di beni e valori di rilievo costituzionale. Anche se l’iter giudiziario non è terminato, sembra profilarsi una vittoria storica: ora i risarcimenti per i volumi di acqua sottratti da Enel (il calcolo non sembra facile) dovrebbero andare nelle tasche dei cittadini. Come si può facilmente dimostrare la battaglia per il diritto all’acqua, risorsa sempre meno abbondante e sempre più preziosa, è solo all’inizio e non appartiene esclusivamente alle aree meno “evolute” del pianeta.

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