[16/05/2008] Acqua

Processo Tav, Legambiente su richieste pm: Proporzionate a danno

FIRENZE. Mano pesante dei pubblici ministeri Giulio Monferini e Gianni Tei in relazione al processo per danni ambientali causati dai cantieri dell’Alta velocità tra Firenze e Bologna. Le richieste di condanna dei pm hanno interessato 43 su 64 imputati, per un totale di 180 anni di reclusione e un danno al territorio del Mugello che è stato quantificato in oltre un miliardo di euro. Il danno secondo i Pm è stato effettuato alla circolazione idrica profonda e superficiale del Mugello: riguarda le falde acquifere e i torrenti.

Sono 57 i chilometri, suddivisi tra i vari corsi d’acqua, che d’estate sono completamente in secca, e per altri 24 chilometri è stata riscontrata una forte riduzione di portata. Sono 67 le sorgenti danneggiate, 37 i pozzi, 5 gli acquedotti privati. Ma è stata formulata anche l’accusa di furto d’acqua e cessione illecita di rifiuti prodotti durante la costruzione dell’opera. I Pm si aspettano che la sentenza del Giudice possa rispondere anche ad alcune domande di tipo generale ma assolutamente pertinenti come: a chi appartiene l’acqua? Quali sono le regole corrette che si applicano ai rapporti pubblico-privato? Abbiamo chiesto a Legambiente, costituita parte civile al processo, e nello specifico al direttore di Legambiente Toscana Fausto Ferruzza, un primo giudizio sulle richieste dei Pm:

«Noi pensiamo che richieste simili, severe solo ad un esame superficiale, siano in realtà proporzionate al danno inferto ad un territorio fragilissimo quale il Mugello. Un territorio, vale la pena ricordarlo, dove l’acqua ha invertito il suo verso naturale. Oggi non scende più coi torrenti da monte a valle, ma risale dai borghi con le pompe verso le alture mugellane…».

Legambiente, in linea generale, non è contraria alla realizzazione di infrastrutture che possano meglio qualificare un territorio e servire al Paese. Tra l’altro in questo caso si parla di opere per la mobilità su ferro. Ed è pur vero che quando si va ad interferire con un territorio qualche impatto lo si produce. Allora dove si è sbagliato?
«Non si tratta di demonizzare la TAV in quanto tale. Noi siamo per la modernizzazione delle infrastrutture viarie del nostro Paese. Con particolare riguardo a quelle su rotaia, ovviamente molto meno impattanti di quelle su gomma. Il problema è ascrivibile invece alla carenza della valutazione degli effetti ambientali della progettazione».

Nella “filiera” pubblica, Regione, Provincia, amministrazioni locali, a suo avviso sono stati commessi degli errori?
«Nel caso Mugello quello che si è dimostrato altamente insoddisfacente è il sistema delle compensazioni territoriali ex-post. Un modo elegante e un po’ elusivo per risarcire un danno che, come si evince oggi, è difficilmente risarcibile. E’ la vecchia lezione di Barry Commoner che torna attuale: ci sono risorse essenziali degli ecosistemi che non sono e non possono essere negoziabili… in alcun modo!»

Al di là di quelli che possono essere stati gli errori di progettazione e valutazione commessi, secondo Legambiente gli impatti hanno avuto conseguenze così devastanti anche perché si è cercato di risparmiare sulle opere di mitigazione in corso d’opera?
«Può darsi che vi sia anche questa componente, ma soprattutto gli errori più gravi sono stati commessi ex ante in fase progettuale e valutativa»

Certo che la realizzazione di questa grande opera in Toscana, al netto delle difficoltà territoriali (perforazione in zona appenninica) non può certo essere definita un modello. Cosa deve insegnare questa esperienza?
«Che in ogni piano o progetto non si può mai e poi mai prescindere dai luoghi, dalla loro complessità, dalla loro fragilità. Solo studiando e valutando in profondità l’armatura ecologica di un territorio (le sue caratteristiche idrogeologiche, clivometriche, geomorfologiche, forestali, etc.) si può declinare una progettazione sensata di un’opera. Anche paradossalmente di un’opera che riscontra il consenso pressoché unanime delle comunità locali…».

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