[20/05/2008] Consumo

Quel veto europeo, sempre più in bilico, agli ogm

LIVORNO. «Dobbiamo mantenere una politica aperta ma vigile sugli Ogm, le cui coltivazioni in Europa sono limitate, al contrario del resto del mondo». Sono le parole con le quali Josè Manuel Barroso, presidente della Commissione Europea, ha – secondo qualcuno – sdoganato definitivamente gli organismi geneticamente modificati parlando della politica agricola europea in rapporto a questo difficile momento figlio dell’emergenza alimentare internazionale. Una novità?

Non ci pare, visto che l’Ue sugli Ogm ha da tempo una posizione contraddittoria che greenreport, nel suo piccolo, ha sempre messo in evidenza. Non solo, la relazione Ogm e fame nel mondo è proprio il tema centrale della discussione tra favorevoli e contrari, quasi più forte di quella tra chi dibatte sulla loro pericolosità. In buona sostanza c’è chi si è permesso di dire che chi si oppone agli Ogm andrebbe accusato di ‘crimini contro l’umanità’.

Già ieri una risposta a Barroso è arrivata dalla coalizione ItaliaEuropa-Liberi da Ogm, attraverso il suo portavoce Roberto Burdese: «La proposta di adottare gli organismi geneticamente modificati come possibile soluzione per l´attuale crisi alimentare internazionale viene sostenuta negli ultimi tempi da diverse parti, e con sempre maggiore insistenza. Intendiamo ribadire con forza che gli Ogm non sono la soluzione alla crisi alimentare: questo ci insegnano la nostra esperienza e la nostra pratica quotidiana di lavoro. E questo ci insegna, tra le altre cose, anche l´analisi di alcuni dati: Monsanto, uno dei principali produttori di sementi geneticamente modificate, l´anno scorso ha visto salire il proprio utile netto del 44%;, nel primo trimestre 2008 gli utili sono addirittura raddoppiati rispetto allo stesso periodo del 2007; Syngenta, altro grande player del settore, nel primo trimestre di quest´anno ha annunciato un balzo di profitti del 28% e anche la DuPont ha rivisto al rialzo la stima di crescita per il resto del 2008».

Posizione condivisibile alla quale va aggiunto che, sulla base dei dati attualmente a nostra disposizione, ancora non c’è traccia di aumento della produttività dei raccolti Ogm rispetto a quelli convenzionali, né si registra una significativa riduzione dell’uso di antiparassitari ed erbicidi.

Greenpeace sostiene poi che «anche se l´ingegneria genetica fosse in grado di mantenere le sue promesse di alte rese e di raccolti resistenti alle malattie per il Terzo Mondo, sembra improbabile che ciò possa portare benefici alle popolazioni affamate in quanto essa non affronta alle radici le cause della malnutrizione. In effetti, sostenendo che questo complesso problema sia risolvibile con una panacea biotecnologica, i governi e le industrie cercano di coprire le reciproche complicità che consentono di mantenere in vita quelle strutture politiche e quelle diseguaglianze sociali responsabili dell´insufficienza alimentare di milioni di persone».

«Non si capisce – prosegue l’associazione ambientalista - come gli alti investimenti sostenuti dalle multinazionali dell’agro-bio-tecnologia possano poi trasformarsi in generosi interventi a favore delle popolazioni affamate ed indebitate. Piuttosto, c’è il rischio che con i brevetti sulle varietà agricole, eliminata la biodiversità naturale, questi colossi economici si approprino direttamente delle sementi e quindi della produzione, con un controllo sociale spaventoso, potendo decidere (vendendo o meno le sementi) chi mangia e a quali condizioni».

Che si sia favorevoli o contrari agli Ogm, vorremmo però che il dibattito si facesse su dati il più possibile oggettivi. Perché quando Franco Battaglia su il Giornale di oggi, di fronte alle parole di Barroso, dice «così cade l’ultima bugia ambientalista» e dice che il biologico fa male («non datelo ai vostri bambini») e infine che gli Ogm fanno bene, ci pare che si vada un po’ troppo oltre. Ci chiediamo quindi una cosa, perché (fonte Terra Nuova) nel mondo ci sono 854 milioni di persone che soffrono la fame, un numero che non è mai calato dal 1990-1992 mentre nello stesso periodo si è avuto un forte incremento delle superfici coltivate con organismi geneticamente modificati (Ogm) che hanno raggiunto i 114 milioni di ettari?

Citiamo anche i dati forniti dalla rivista Science per completezza di informazione: dei 114 milioni di ettari di coltivazioni di piante geneticamente modificate, oltre la metà si trovano negli Stati Uniti (51%) mentre l´87% di esse è nel continente americano. Il 99% delle coltivazioni è concentrata in pochi paesi: Stati Uniti, Canada, Sud America (Argentina, Brasile e Paraguay), India, Cina, e Sud Africa. Il pessimismo della ragione ci fa pensare che anche in Europa potrebbero presto cadere i veti agli Ogm, ma la doppia beffa è che ne trarranno i maggiori benefici - tanto per cambiare - le multinazionali e non certo i paesi in via di sviluppo.

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