[20/05/2008] Comunicati

La storia del clima, dall’Antartide

ROMA. Due gruppi della collaborazione EPICA (European Project for Ice Coring in Antarctica) che hanno prelevato lunghe carote di ghiaccio a Dome C, nel territori più interni del continente antartico, sono riusciti a ricostruire con grande precisione la storia della concentrazione in atmosfera di due gas serra, il biossido di carbonio e il metano, negli ultimi 800.000 anni. I risultati di questo lavoro sono stati pubblicati la settimana scorsa sulla rivista scientifica inglese Nature.

Si tratta di un perfezionamento dei risultati ottenuti dai ricercatori della medesima collaborazione europea, che nel 2005 avevano pubblicato I dati relativi agli ultimi 650.000 anni. I nuovi dati sono importanti per almeno due motivi, di ordine completamente diverso.

Il primo è squisitamente scientifico. Pur estendendo di ben 150.000 anni la ricostruzione storica della concentrazione di gas serra in atmosfera, si conferma: che la concentrazione di biossido di carbonio nel corso degli ultimi 800.000 anni non ha mai superato il valore di 300 ppm (parti per milione) e che, quindi, oggi con oltre 350 ppm siamo al picco più alto degli ultimi ottocento millenni; che la concentrazione di metano nel corso degli ultimi 800.000 anni non ha mai superato il valore di 800 ppb (parti per miliardo) e che, quindi, oggi con oltre 1700 ppb siamo al picco più alto degli ultimi ottocento millenni; che la concentrazione in atmosfera dei due gas è strettamente correlata tra loro ed è strettamente correlata con la temperatura media del pianeta. Quando cresce la concentrazione dei gas cresce la temperatura e viceversa. Oggi troviamo un’analoga e stretta correlazione a tre. Cosicché è lecito aspettarsi che questa correlazione continui a sussistere e che, aumentando ancora la concentrazione atmosferica dei due gas aumenterà anche la temperatura media. Possiamo fare, infine, un’altra considerazione. Poiché l’uomo – inteso come specie Homo sapiens, la nostra – vive sul pianeta da non più di 200.000 anni, è certo che non ha mai sperimentato prima un’atmosfera così composta e una temperatura media così elevata.

Questi dati scientifici sono molto solidi. E contribuiscono a diradare la nebbia dell’incertezza intorno ai cambiamenti climatici. Il che ci rimanda alla seconda considerazione, che ha a che fare con la politica della scienza e con l’Italia in particolare.

La collaborazione a Dome C è, essenzialmente, una collaborazione tra Francia e Italia. I nostri ricercatori hanno contribuito in maniera rilevante e originale agli studi e, quindi, ai risultati ottenuti. Che segnano una pietra miliare nella storia della scienza del clima. Ebbene, mentre la parte francese della collaborazione prosegue con rinnovata forza, la parte italiana si trova in grosse difficoltà. Nel corso degli ultimi anni i fondi a disposizione dei nostri climatologi in Antartide sono stati pesantemente tagliati, fino a mettere in discussione la possibilità stessa di restare a Dome C. Per risparmiare pochi milioni di euro rinunciamo a mantenere una posizione di avanguardia in un settore scientifico primario ed erodiamo l’’immagine del paese, incapace di rispettare gli impegni internazionali. Occorre porre rapidamente rimedio a questa incresciosa situazione.

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