[20/05/2008] Comunicati

La Somalia di fronte alla catastrofe umanitaria ed ambientale

ROMA. La situazione umanitaria in Somalia diventa ogni giorno più terribile a causa dell’aumento vertiginoso dei prezzi delle derrate alimentari, del deprezzamento a carta straccia dello Scellino somalo (-125% rispetto al dollaro) e dell’aggravarsi della siccità. Secondo la Fao, più di 2 milioni e 600 mila persone, il 35% della popolazione, hanno bisogno di aiuto urgente, i disperati e gli affamati sono cresciuti del 40% da gennaio ad oggi perché si sono aggiunti 600 mila abitanti dei centri urbani, i più colpiti dal costo della vita.

Intanto quel che rimane della capitale Mogadiscio distrutta da un interminabile conflitto è stato abbandonato da un altro 20% della sua popolazione negli ultimi tre mesi, ed i profughi interni hanno superato ormai il milione di persone. La gente è così disperata che fugge in uno dei Paesi più poveri del mondo, lo Yemen, dove lo aspettano miserabili campi profughi ma almeno una ciotola di riso. Una situazione esacerbata da una siccità grave ed anormale che ha trasformato in deserto molte aree del centro e del sud della Somalia e deteriorato i raccolti nel nord.

A mancare sono quelle che vengono chiamate le piogge stagionali del Gu che cadono solitamente tra metà aprile e giugno, e la raccolta di cereali sarà pessima, così i prezzi saliranno ancora ed aumenterà fame e miseria. Circa 60 mila allevatori sono allo stremo dopo due stagioni senza pioggia. Cindy Holleman, consigliere tecnico della Fao per la Somalia, elenca senza infingimenti cause ed effetti: «Se le piogge Gu sono nettamente inferiori al normale, se lo Scellino continua a svalutarsi, se il rialzo dei prezzi alimentari prosegue e se l’insicurezza si aggrava, 3,5 milioni di persone, la metà della popolazione, potrebbero trovarsi di fronte, entro la fine dell’anno, a gravi penurie alimentari e dei mezzi di sussistenza o a condizioni rilevanti di urgenza alimentare. La situazione è estremamente preoccupante. Occorre intraprendere preparativi per la pianificazione delle urgenze per garantire un intervento rapido ed appropriato se il peggiore scenario dovesse verificarsi».

In alcune regioni della Somalia, il prezzo del riso importato e del mais e del sorgo locali sono aumentati fino al 375% in un anno e la Somalia non ha speranza: è un importatore netto di cereali, il 60% del suo fabbisogno alimentare viene dall’estero in periodi normali, con la siccità e la Guerra la percentuale sale ancora. Ma ormai l’acquisto del cibo è fuori dalla portata delle famiglie povere urbane che per mangiare il più economico sorgo devono rinunciare al sapone, alle medicine, al kerosene ed alla scuola per I figli.

Ma è la guerra la vera levatrice di questa tragedia che sperpera vite e risorse: «La situazione di insicurezza è un serio ostacolo – dice Graham Farmer che dirige le operazioni della Fao in Somalia - ma questo non ci ferma. L’Onu dispone di circa 1.500 persone in Somalia, tra le quali più della metà sono nel Paese in permanenza. Possiamo sempre portare un aiuto alimentare, ma è molto più importante iniettare dei fondi a profitto di queste comunità. Questo non accrescerà solo la produzione, ma anche le entrate ed i mezzi di sussistenza nelle zone rurali e periferiche. Restaurare il canali di irrigazione, per esempio, accresce le possibilità di produzione agricola ma anche i beni della comunità».

La Fao ha lanciato un appello per raccogliere 18.401.500 dollari da destinare agli aiuti di urgenza in Somalia nel 2008. Fino ad oggi ha ricevuto 3.789.000 dollari dai governi di Svezia ed Italia, una volta tanto non ci siamo dimenticati di questa nostra disgraziata ex colonia che abbiamo contribuito a rendere così disperata appoggiando la dittatura di Siad Barre ed imbarcandoci in avventure neocoloniali e in spericolate frequentazioni ed affari sporchi con i signori della guerra che si sono divisi le spoglie del Paese.

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