[21/05/2008] Parchi

La storia ingarbugliata del piano del Parco dell’Arcipelago toscano

LIVORNO. La vicenda del Piano del parco nazionale dell’Arcipelago toscano sembra essere stata ingarbugliata ben bene prendendo strade complicate invece di quella maestra, ma è anche evidente che ci sono, all’interno della maggioranza che governa la regione Toscana, orecchie sensibili alla voglia della minoranza di centrodestra di rendere l’iter del piano un calvario.

Cosa abbastanza incomprensibile visto che né il ministro Altero Matteoli, né Ruggero Barbetti, il commissario del parco da lui nominato e che ha governato il parco per i 5 anni del precedente governo Berlusconi, hanno potuto smentire quanto detto più volte da Legambiente: «quel Piano è frutto di un impegno bipartisan ed è stato rivisto ed approvato dal commissario nominato dal governo di centro-destra».

Oggi sul Sole 24 Ore Andrea Gennai intervista l’assessore regionale all’ambiente Marco Betti chiedendogli conto della marcia indietro della giunta regionale che ha annullato la sua delibera del 14 aprile di adozione del piano del parco dell´Arcipelago perché si sarebbe accorta (dopo un’interpellanza del consigliere di An Agresti) che «spetti al Consiglio Regionale sia l´adozione che l´approvazione». Betti spiega che «L´abbiamo ritirata e ripresentata sotto altra forma per motivi procedurali».

Resta il mistero del perché di una decisione che non è stata presa per analoghe occasioni che non avevano suscitato le proteste dell’opposizione di centro-destra.

Probabilmente la confusione è acuita dalla contemporanea discussione di un’altra cosa che accende gli animi anche sulla costa toscana: l’Area marina protetta (Amp) dell’Arcipelago toscano, che però col Piano del parco (in gestazione da 8 anni!) non c’entra nulla, anche se qualcuno continua a scambiare le carte allegate agli studi preliminari per la redazione del Piano per proposte di zonazione dell’Area marina. Un errore che un anno fa è costato le dimissioni ad un assessore del comune di Marciana che spacciò quella carta per la proposta di Amp del governo Prodi e del Parco.

Eppure la legge 394/91 è chiara riguardo all’approvazione del Piano del Parco, all’articolo 12 - Piano per il parco, dopo aver preso in esame la zonazione in aree A, B, C e D (e non quelle marine, come si vorrebbe far credere), dice: «3. Il piano è predisposto dall´Ente parco entro sei mesi dalla sua istituzione (siamo ben oltre, ma questo è accaduto in tutti i parchi n.d.r) in base ai criteri ed alle finalità di cui alla presente legge ed è adottato dalla regione entro i successivi quattro mesi, sentiti gli enti locali».

Come si vede la legge non specifica se debba essere il Consiglio regionale o la giunta ad adottare il Piano, fissa però il termine di 4 mesi per farlo e prevede che la regione senta province e comuni che fanno parte del parco, che pure hanno già espresso nella Comunità del parco (nella quale è presente anche la regione!) la loro approvazione al Piano, che solo dopo è stato inviato in regione.

La legge fissa anche la fasi successive: «4. Il piano adottato è depositato per quaranta giorni presso le sedi dei comuni, delle comunità montane e delle regioni interessate; chiunque può prenderne visione ed estrarne copia. Entro i successivi quaranta giorni chiunque può presentare osservazioni scritte, sulle quali l´Ente parco esprime il proprio parere entro trenta giorni. Entro centoventi giorni dal ricevimento di tale parere la regione si pronuncia sulle osservazioni presentate e, d´intesa con l´Ente parco per quanto concerne le aree di cui alle lettere a), b) e c) del comma 2 e d´intesa, oltre che con l´Ente parco, anche con i comuni interessati per quanto concerne le aree di cui alla lettera d) del medesimo comma 2, emana il provvedimento d´approvazione. Qualora il piano non venga approvato entro ventiquattro mesi dalla istituzione dell´Ente parco, alla regione si sostituisce un comitato misto costituito da rappresentanti del Ministero dell´ambiente e da rappresentanti delle regioni e province autonome, il quale esperisce i tentativi necessari per il raggiungimento di dette intese; qualora le intese in questione non vengano raggiunte entro i successivi quattro mesi, il Ministro dell´ambiente rimette la questione al Consiglio dei ministri che decide in via definitiva. 1. In caso di inosservanza dei termini di cui al comma 3, si sostituisce all´amministrazione inadempiente il Ministro dell´ambiente (mai accaduto per nessun parco e con qualsiasi governo n.d.r.), che provvede nei medesimi termini con un commissario ad acta. 6. Il piano è modificato con la stessa procedura necessaria alla sua approvazione ed è aggiornato con identica modalità almeno ogni dieci anni. 7. Il piano ha effetto di dichiarazione di pubblico generale interesse e di urgenza e di indifferibilità per gli interventi in esso previsti e sostituisce ad ogni livello i piani paesistici, i piani territoriali o urbanistici e ogni altro strumento di pianificazione. 8. Il piano è pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e nel Bollettino ufficiale della regione ed è immediatamente vincolante nei confronti delle amministrazioni e dei privati».

Un iter certo complicato ed ipergarantista, che prevede una serie di osservazioni preventive e successive all’adozione, ed al quale tutti possono partecipare, ma non certo i 10 passaggi ulteriori di cui oggi scrive il Sole 24 Ore e che forse sarebbero necessari solo se la regione non approvasse il piano.

La situazione è abbastanza strana: un piano frutto di un lavoro in gran parte svolto da un commissario di centro-destra è osteggiato in regione dal centro-destra (e forse da qualcuno della maggioranza) che teme che il piano si occupi dell’Area marina protetta, della quale lo strumento in approvazione non può occuparsi per legge, un’Amp il cui iter istitutivo, che si muove per altri percorsi, è stato riavviato nel 2005 dall’allora ministro dell’ambiente Altero Matteoli. La stessa giunta regionale prima adotta (non approva, quindi, ma fa solo il primo passo che gli spetta previsto dalla legge) e poi dice che l’adozione spetta al Consiglio, anche se la 394/91 non lo dice da nessuna parte. Intanto il centro-destra chiede di bloccare tutto perché bisogna ridiscutere un Piano che ritiene penalizzante (fatto da un suo commissario durante il governo Berlusconi), cercando di fatto di bloccare proprio la discussione e le osservazioni che sono previste dalla legge.

Grande è la confusione sotto il cielo, ma a pagarla saranno le isole toscane se resteranno senza lo strumento di pianificazione territoriale del parco, così rimarranno solo i vincoli posti dal decreto istitutivo del 1996 e gli oppositori del parco (e del Piano) potranno continuare a dire che il parco è solo vincoli: quelli che vogliono mantenere non facendo approvare il piano.

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