[27/05/2008] Acqua

Ripubblicizzazione dell´acqua, l´esempio di Parigi

FIRENZE. Sala gremita al convegno internazionale organizzato dal Forum italiano dei movimenti per l´acqua, all´interno di Terra Futura, in cui sono state riportate le esperienze di importanti acquedotti europei, dalle prestazioni eccellenti, gestiti da un sistema interamente pubblico. Caso emblematico è quello di Parigi, dove dopo una società di gestione mista pubblico-privato (rispettivamente 70%, 30%) consolidata nel 1987 (ma il via all’entrata dei privati era stata dato da Chirac nel 1984), si sta tornando gradualmente ad una gestione pubblica dopo la svolta storica delle elezioni del 2001, in cui la sinistra è tornata ai vertici amministrativi della capitale francese.

«Il sindaco di Parigi Delanoe - introduce- Anne Le Strat, presidente generale di Eau de Paris - appena eletto, ha nel suo programma un punto molto chiaro: dopo il fallimento della privatizzazione dell´acqua, la capitale della Francia deve tornare ad una gestione totalmente pubblica del servizio idrico, assai più efficiente ed efficace di quanto si sia dimostrata quella privata, nell´arco degli ultimi venticinque anni. Un primo pezzo della ripubblicizzazione è già attuata, ma la distribuzione dell´acqua parigina resta ancora in mano ai privati di Suez e Veolia. Nel 2009, allo scadere del contratto con le due multinazionali - continua Le Strat -, vogliamo però rendere pubblica anche la distribuzione. Il Sindaco mi ha incaricata ufficialmente di ultimare il processo di ripubblicizzazione e ce la metterò tutta perché credo fermamente, dopo tanti anni di lavoro nel settore, che questa sia l´unica strada percorribile nell´interesse dei cittadini».

Le Strat nel suo intervento, afferma che l’argomento della gestione del’acqua è entrato anche nella campagna elettorale ed è stato possibile dimostrare come la gestione pubblica sia preferibile non solo in termini ideologici (tutela del bene comune), ma per trasparenza finanziaria, migliore tracciabilità, perché gli utili sono reinvestiti nel settore e non in altri, perché senza contratti a termine si può programmare una gestione patrimoniale di lunga durata.

«Ora - conclude la presidente generale di Eau de Paris - dobbiamo completare l’opera e trasformare la società comunale in un soggetto giuridico-fiscale completamente autonomo finanziariamente». Dalla Francia al Belgio dove c’è una situazione particolare. Tutto il settore di gestione della risorsa idrica è pubblico e nessuna forza politica, di governo o di opposizione, si sognerebbe mai di privatizzare nemmeno parzialmente l’acqua. Vivaqua gestisce il ciclo idrico integrato in 40 comuni del Belgio (circa un quinto della popolazione) ed ha 1700 dipendenti.

La direttrice Christiane Frank evidenzia la peculiarità delle società di gestione dell’acqua che, a suo modo di vedere, possono essere solo pubbliche «perché bisogna far sì che il nostro prodotto si consumi meno, migliorarne la qualità, non ci deve essere approccio speculativo e non si devono generare utili. Questa è la sfida con cui ci dobbiamo confrontare. Dobbiamo provare l’efficienza del pubblico- continua Frank- utilizzando gli stessi indicatori che utilizzano le società private confrontandoci sullo stesso terreno». La direttrice parla volutamente anche di momenti di difficoltà (leggero calo di fatturato) e di come deve e può reagire un soggetto pubblico «Di fronte ad alcune difficoltà che abbiamo avuto qualche anno fa, abbiamo diversificato la nostra offerta di servizio offrendo il know how per la ricerca delle perdite su grande scala anche al mondo delle assicurazioni, nelle analisi per la qualità dell’acqua, nella formazione, nella cooperazione con i Paesi del Sud del mondo. Ora abbiamo un fatturato di 179 milioni di euro di cui il 4% è stato reinvestito per la manutenzione delle reti, abbiamo mantenuto costante il prezzo dell’acqua negli ultimi 5 anni e aumentato l’occupazione del 17%: e ora siamo competitivi anche con il mondo delle minerali» conclude Frank.

Ma allora in Europa le forme di gestione dell´acqua più efficienti e più efficaci, dal punto di vista sociale, ambientale ed economico sono totalmente pubbliche? La risposta è sì secondo Jaime Morell Sastre, direttore del Consorcio Provincial de Aguas de Sevilla «La nostra gestione dell´acqua a Siviglia e nella provincia è una gestione totalmente pubblica, considerata fra le migliori in Europa. Di fronte alla vaghezza degli argomenti dei privatizzatori, abbiamo da tempo scelto di confrontarci su dati inoppugnabili, che dimostrano su basi oggettive cosa significa qualità del servizio pubblico: è stata definita una tabella di tipo tecnico-scientifico, con 40 indicatori precisi, rispetto ai quali poter valutare efficacia sociale, ambientale ed efficienza del servizio idrico, e rispetto a cui confrontare costi e qualità dell´acqua pubblica e privata. Così è stata smontata la tesi che vorrebbe un privato più efficiente. Il privato è solo più costoso» conclude Sastre. Perdere la gestione dell’acqua a Parigi per le due multinazionali Suez e Veolia che hanno sede nella capitale francese, è stato principalmente un danno di immagine con risvolti anche in altre parti del mondo dove le due società hanno interessi.

Tommaso Fattori, del Forum italiano dei Movimenti per l´acqua pone quindi al mondo politico toscano alcuni interrogativi: «Riusciremo, dalla Toscana, a guardare Parigi, dove il disastro della gestione privatizzata dell´acqua spinge il nuovo sindaco a riconoscere l´errore e a puntare tutto sulla ripubblicizzazione? O vogliamo dare l´acqua toscana alle multinazionali in fuga dalla capitale francese? Il nostro obiettivo è salvare l´acqua toscana, che con la nuova legge regionale e l´istituzione del gestore unico, finirà per consegnarne la gestione ad Acea Spa, cioè ad una piramide i cui due angoli principali sono gli azionisti privati (compresa la francese Suez) e le banche, e il cui terzo angolo è il sindaco di Roma Alemanno». Una cosa è certa: in molti Paesi europei (a torto o a ragione) le differenti proposte politiche di destra e sinistra (usando le “vecchie” categorie) passano anche per la modalità di gestione della risorsa idrica. In Italia nell’area cosiddetta riformista di sinistra manca il coraggio per accettare fino in fondo questa sfida.

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