[28/05/2008] Energia

Nucleare e Kyoto all´italiana: continuiamo così, facciamoci del male

ROMA. Nell’ultima settimana il nuovo governo ha chiarito con nettezza il ruolo che intende far giocare al nostro paese nella lotta ai cambiamenti climatici: una posizione di assoluta retroguardia. Più o meno il ragionamento della nostra classe dirigente, non solo quella politica, è così riassumibile: meglio esporsi al rischio di multe e sanzioni, per non aver rispettato gli impegni sul clima, che avventurarsi nei cambiamenti al modello energetico-industriale e a quello dei trasporti che implica rispettarli.

Mi pare che questo sia il senso da attribuire all’ annuncio del ministro dello sviluppo economico, all’assemblea di Confindustria, del rilancio del nucleare e anche alla richiesta di “sconti” negli impegni dati all’Italia di riduzione dei gas serra, richiesti dalla ministra dell’ambiente. In questo paese continua ad essere prevalente una visione dei problemi ambientali come costi e vincoli che frenano la competitività delle nostre aziende, più o meno quanto il costo del lavoro. Non è il caso di ribadire perché entrambe le posizioni dei due ministri sono inaccettabili. Questo giornale lo ha già fatto, argomentando ampiamente i motivi per cui è necessario opporsi al nucleare, fra i quali vi è anche lo scarsissimo peso che esso avrebbe nella riduzione dei gas serra: così come numerose volte ha criticato la posizione di assoluto disimpegno rispetto ai cambiamenti climatici che si evince dalla richiesta continua di deroghe, rinvii e sanatorie, purtroppo spesso praticata anche dal governo di centro sinistra.

Ciò che mi preme mettere in evidenza è la scarsa consapevolezza che c’è, sia nella maggioranza di centro destra che nell’opposizione, sulle conseguenze disastrose che scelte di questo tipo avranno per il nostro paese. Non si intravede in poche parole il declino economico e sociale che esse stanno determinando. Non dice nulla il fatto che questo nostro paese è inesistente sul fronte delle tecnologie che permettono lo sfruttamento del sole, del vento e in generale delle fonti rinnovabili? Abbiamo smantellato la filiera fotovoltaica e non si intravedono segnali di una sua ricostruzione, tanto che le poche installazioni che si stanno facendo utilizzano pannelli di produzione estera. Lo stesso discorso può essere fatto per quanto riguarda il solare termico e l’eolico. L’elenco potrebbe continuare per quanto riguarda le tecnologie della microcogenerazione e trigenerazione sebbene siamo stati i primi a farne uso, col famoso Totem.

Ancora più desolante è il bilancio sul terreno dei nuovi materiali dell’edilizia che consentono elevate prestazioni energetiche degli edifici o le nuove vernici naturali. Insomma dietro la soddisfazione di proprietari di cementifici, di imprese chimiche di base, siderurgiche, di aziende termoelettriche dai rendimenti al 30%, cioè le aziende “che non ce la fanno”, in nome delle quali si contrattano sconti e deroghe sugli impegni di riduzione della C02, c’è la scomparsa di questo paese dalle tecnologie del futuro e soprattutto dalle opportunità che essere in prima fila nella lotta al riscaldamento globale apre. Ciò che stupisce è che tutto ciò avvenga senza opposizione. Il governo ombra sembra precipitato su queste questioni in un cono d’ombra totale.

E’ una situazione molto preoccupante, una ulteriore ragione per moltiplicare gli sforzi per portare più persone che si può alla manifestazione del 7 giugno di Milano, cioè all’unico visibile segnale di opposizione al declino del paese.

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