[28/05/2008] Acqua

La Toscana affida altri 3 anni di sfruttamento dell´acqua al gruppo Nestlé

LIVORNO. Per altri tre anni la San Pellegrino (gruppo Nestlé) può imbottigliare l’acqua minerale naturale “Panna” (in contenitori di Pet ottenuti in preforme fornite dalla stessa San Pellegrino) pagando solo l’affitto del terreno. La Regione Toscana con decreto dirigenziale pubblicato in Gazzetta ufficiale del 24 maggio 2008 concede l’autorizzazione alla società. Durante il periodo di validità, la Spa «dovrà presentare, con frequenza quadrimestrale, i certificati delle analisi sulla migrazione globale e specifica, effettuate sulle bottiglie prodotte a partire dalle preforme». Mentre è bene ricordare che l’acqua dell’acquedotto viene controllata per legge in accordo con Arpat per le fonti di approvvigionamento (pozzi, sorgenti) e con Usl per la rete di distribuzione. Giusto per dare un riferimento nel 2006 nel solo comune di Livorno sono state effettuate analisi su 2869 parametri.

In Toscana così come in altre 11 regioni italiane le aziende per imbottigliare l’acqua pagano solo un “affitto” proporzionale alla superficie del permesso di ricerca della sorgente e del successivo sfruttamento (chiamato “coltivazione del giacimento”).
La Toscana nel luglio 2004 si è dotata di una legge la 38/2004 “Norme per la disciplina della ricerca, della coltivazione e dell’utilizzazione delle acque minerali, di sorgente e termali” che in realtà prevede il pagamento di un canone di concessione ai prelievi delle acque sotterranee commisurato ai prelievi ma ancora manca il decreto attuativo. Intanto Panna - e pure Uliveto che si trova nel territorio toscano ed è il nono marchio più venduto con quasi 400 milioni di litri al 2005 - continua a pagare 46 mila euro (mentre la seconda 20 mila euro).
Solo 8 regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto, Umbria, Lazio, Campania, Basilicata e Sicilia) fanno pagare un canone in base alla quantità di acqua imbottigliata che ad esempio in Campania varia tra 0,2 euro per metro cubo, mentre in Veneto è pari a 3 euro per metro cubo. E in alcuni casi è pure previsto uno sconto per chi imbottiglia in vetro.
Ma canone o no per le industrie delle acque minerali in bottiglia il costo più basso rimane comunque quello per l’acqua che imbottigliano.

Non a caso l’Italia è tra i primi produttori al mondo con 12,2 miliardi di litri imbottigliati nel 2006 – così come si legge nella Piccola guida al consumo dell’acqua di Luca Martinelli edito da Altra Economia pubblicato nel marzo 2008 - e ogni anno i consumatori spendono 3,2 miliardi di euro per comprare acqua minerale. In tale scenario fanno da padroni 4 multinazionali che controllano il 54,5% delle vendite (Nestlé con Levissima, Recoaro, Panna, Vera, San Pellegrino: fatturato – comprese le bibite – di 882 milioni di euro nel 2006; San Benedetto con San Benedetto e Guizza: fatturato – comprese le bibite – di 541 milioni di euro nel 2006; Cogedi con Rocchetta, Uliveto e Brio Blu: fatturato – comprese le bibite – di 230 milioni di euro nel 2006; Ferrarelle con l’omonima acqua, Boario, Vitasnella fatturato – comprese le bibite – di 129 milioni di euro nel 2006) e altri 4 (Spumador, Fonti di Vinadio, Norda e Guadianello) che detengono il 19, 3%.

Per il 65% l’acqua è imbottigliata nella plastica nei contenitori in Pet e si sposta lungo l’asse stradale del paese per arrivare sugli scaffali dei punti vendita (82%). Il che si traduce in circa 320 -350 mila tonnellate di rifiuti (che solo in minima parte vengono raccolte in modo differenziato e poi riciclate) e in emissione di Co2 in atmosfera prodotta dai tubi di scappamento dei camion. Per non contare poi l’aumento del traffico e degli incidenti e delle concentrazioni in aria delle polveri fini che dallo sfregamento delle ruote sull’asfalto vengono sollevate dal terreno sul quale si sono precedentemente depositate.

Ma facendo ancora un passo indietro potremmo aggiungere nel virtuale “zaino ecologico” del prodotto “acqua imbottigliata” l’attività dell’impianto che produce le bottigliette. Per l’acqua Panna situata nel comune di Scarperia in provincia di Firenze le preforme arrivano direttamente dagli stabilimenti della San Pellegrino di Bergamo, di Sondrio, di Padova, di Cuneo, di Vicenza. Preforme che a loro volta sono prodotte (a partire dal polimero GATRONOVA A-80) dalla ditta Novatex Limited a Karachi, in Pakistan.
Lo stabilimento in Toscana produce oltre 200 milioni di litri di acqua ed esportata non solo in Italia ma anche in 100 Paesi di tutto il mondo. Negli ultimi 15 anni i consumi di acqua in bottiglia in Italia sono cresciuti del 76% e gli investimenti pubblicitari delle aziende del settore nel 2005 ammontano fino a 376 milioni di euro (senza contare le varie sponsorizzazioni esterne).

E’ bene allora ricordare che l’acqua è una risorsa scarsa, che l’acqua del rubinetto è potabile e controllata e che l’acqua è un bene comune da tutelare. Ed è bene anche pensare che la carenza dell’acqua deriva in modo più o meno diretto dalla “crescita” dell’economia non orientata alla sostenibilità, ma lasciata a sé stessa.

Forse rimettendo mano anche al meccanismo del mercato delle acque, magari aiutati anche dal caro prezzo che mette in crisi i trasportatori, molti consumatori potrebbero ripensare al loro stile di vita.

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