[30/05/2008] Consumo

Manifesto su cambiamenti climatici e futuro della sicurezza alimentare

LIVORNO. Il terzo Manifesto su cambiamenti climatici e futuro della sicurezza alimentare è stato presentato questa mattina a Bruxelles, presso il Parlamento Europeo. Lo ha fatto la Regione Toscana, attraverso l’Arsia, l’agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione in agricoltura, proseguendo così la battaglia (che greenreport condivide) al fianco della Commissione Internazionale sul futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura, presieduta da Vandana Shiva (Nella foto).

L’agricoltura delle multinazionali, delle grandi industrie, delle monocolture Ogm incide negativamente sul clima del nostro pianeta – nonostante le lobby biotech e una parte dei media nazionali asseriscano l’esatto opposto - , aggravando il surriscaldamento e contribuendo alla diminuzione delle risorse idriche. L’effetto contrario, ovvero una mitigazione dell’influenza dei mutamenti del clima – è questo l’assunto di fondo del Manifesto presentato dalla presidente della Commissione Vandana Shiva e dal presidente della Regione Toscana Claudio Martini – può essere ottenuto avvalendosi di un’agricoltura sostenibile, rispettosa della biodiversità e legata ai territori di produzione.

Tra i motivi che gli esperti della Commissione, provenienti da tutto il mondo, attribuiscono al sistema agricolo industrializzato ritenendolo corresponsabile della sempre maggiore vulnerabilità del clima il ‘Manifesto’ ne individua almeno quattro: la presenza di monocolture; l’uniformità genetica (con il largo utilizzo di Ogm); i trasporti a lunga distanza (con il relativo inquinamento) dovuti allo stile di consumo occidentale; l’utilizzo intensivo dell’acqua.

Il Manifesto si concentra sul tema del rapporto tra i sistemi alimentari e i cambiamenti climatici e lo fa in un momento particolare nel quale la crescita senza precedenti dei prezzi delle materie prime agricole ha riportato al centro del dibattito il tema delle politiche agricole come perno della sicurezza e della sovranità alimentare di fronte ad una nuova e (sembra) non breve recrudescenza di fame nel mondo.

Viceversa un’agricoltura più attenta ai territori, alla biodiversità e alla sostenibilità ambientale può attenuare fortemente l’impatto dei cambiamenti climatici, perché, per esempio, contribuisce a ridurre le emissioni derivanti da carburanti fossili e di gas serra e incrementa l’assorbimento di carbonio da parte delle piante e del suolo. Inoltre la diversità genetica, presente laddove si salvaguarda la biodiversità, permette di per sé maggiori possibilità di resistenza prima e di adattamento poi ai cambiamenti climatici. Questa agricoltura ha effetti positivi sul clima anche perché, destinando gran parte dei suoi prodotti al territorio, riduce i consumi energetici per trasporti (è infatti privilegiato l’utilizzo di prodotti locali), e anche il consumo di acqua (l’agricoltura ecologica e biologica, ad esempio, riduce la richiesta di irrigazione intensiva).

La Toscana si sta già muovendo nella direzione indicata dai nove punti del Manifesto. Nell’ambito delle misure di miglioramento ambientale del nuovo piano di sviluppo rurale verrà data priorità a quei progetti che limitano al massimo gli spostamenti delle materie prime dal luogo di produzione a quello di trasformazione, nell’ottica della filiera corta su cui la Regione Toscana sta lavorando per creare un rapporto sempre più diretto con le produzioni locali e per diminuire i costi ambientali legati ai trasporti.

Il Manifesto promuove un’agricoltura ecologica e sostenibile, già al centro delle politiche regionali, sia sostenendo produzioni di qualità (DOP, IGP, prodotti tradizionali), sia incentivando l’agricoltura biologica e integrata. Il Manifesto afferma inoltre che la biodiversità riduce la vulnerabilità al cambiamento climatico, e a questo proposito la Toscana si è da tempo dotata di una normativa sulla tutela delle risorse genetiche animali e vegetali, attivando aiuti specifici agli agricoltori che coltivano o allevano razze a rischio di erosione genetica. In merito ai paventati i rischi di un’agricoltura monoculturale e basata sugli Ogm, la Toscana è stata la prima regione italiana a vietare gli Ogm nel proprio territorio, promuovendo una rete di 42 regioni europee Ogm-free.

Sul tema delle agrienergie la Regione si è mossa nello spirito del Manifesto, sostenendo soprattutto sistemi localizzati di produzione di energia da biomasse legnose, che utilizzano quindi i residui dei tagli selvicolturali. Infine sulla questione dell’acqua, oltre a ad avere realtà produttive che non prevedono un consumo intensivo, in Toscana è da tempo in atto anche un piano riguardante i numerosissimi laghetti montani, le vasche di raccolta ed i bacini di accumulo per permettere il loro utilizzo da parte delle aziende.

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