[03/06/2008] Energia

Sull’energia della Cina soffia forte il vento

LIVORNO. Il boom dell’eolico in Cina è così forte e veloce da stravolgere tutti gli obiettivi governativi e costringe Pechino a fissarne altri, che potrebbero essere ancora troppo modesti. Nel 2007 gli impianti eolici installati in Cina avevano già superato i 5 gigawatt (GW), l’obiettivo che era stato fissato per il 2010 dal Piano economico della Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma (Cnsr) che per il 2020 prevede una potenza installata di 30 GW, una potenza che a questi ritmi verrà raggiunta già nel 2012.

A marzo la Cnsr ha rivisto i suoi obiettivi a medio termine, raddoppiando le previsioni da 5 a 10 MW per il 2010, ma è ancora solo la metà della potenza di 20 MW che si dovrebbero raggiungere in realtà o degli addirittura 100 che potrebbero essere installati entro il 2020.

Il vento ha cominciato a soffiare forte sulle turbine cinesi dal 2005, quando il governo comunista ha approvato la legge sull’energia rinnovabile, la capacità installata è aumentata del 60% nel 2005, per poi raddoppiare sia nel 2006 che nel 2007 quando aveva raggiunto i 6GW, portando la Cina al quinto posto nel mondo per l’eolico installato. Solo nel 2007 sono stati installati 3,3 GW, un trend simile a quello di Spagna ed Usa ed in rapido avvicinamento ai 20 GW installati della Germania ed ai 16 degli Usa, e una buona parte dei 94 GW di potenza eolica installati del mondo nello stesso anno.

Il boom dell’eolico cinese dimostra che una efficace e mirata politica di incentivazione pubblica è in grado di influenzare il mercato, anche uno come quello cinese, frutto di un miscuglio inestricabile di liberismo e dirigismo. La misura essenziale è stata quella della wind power pricing regulation, un meccanismo di offerta competitiva per determinare il costo dell’energia eolica, affiancata da gare di appalto insolitamente trasparenti e qualitative per gli standard cinesi, con l’esclusione delle offerte troppo basse che sarebbero di ostacolo allo sviluppo futuro dell’eolico in Cina.

Inoltre la Cnsr ha imposto che almeno il 70% dei componenti delle turbine eoliche debbano essere costruiti in Cina e messo in atto sofisticati sistemi di determinazione dei prezzi, incentivi fiscali e sovvenzioni che hanno favorito l’ingresso sul mercato dei produttori locali. La Cina è destinata a diventare nel 2015 il maggiore produttore mondiale di energia ed oggi è letteralmente soffocata dalla produzione di energia elettrica con il carbone (il 70% della produzione energetica nazionale) e dall’aumento del prezzo del petrolio e le regioni più ricche di vento, Mongolia interna, Gansu e Jiangsu, sono già pronte a raccogliere la sollecitazione del premier cinese Wen Jiabao ad installare impianti eolici per produrre almeno 10 GW. Già oggi l’energia eolica cinese è considerata più competitiva di quella prodotta con nucleare, gas, petrolio e si prevede possa competere con il carbone già nel 2015.

Ad esserne avvantaggiata non è solo la produzione di energia pulita e rinnovabile ma anche le industrie che producono turbine eoliche, che fino al 2005 erano piccole e che importavano quasi tutti i componenti dall’estero. Nel 2007 la capacità produttiva di turbine made in China ha superato i 3 GW che dovrebbe essere raddoppiata nel 2008 e raggiungere le 10 – 15 GW entro il 1012, facendo della Cina anche un grande esportatore di impianti eolici.

Secondo il rapporto “China´s Wind Power Installation Capacity Statistics, 2007”, della China Wind Energy Association, ad oggi il primo produttore di impianti eolici del Paese è proprio la cinese la Goldwind con il 25,4% del mercato, seguita dalla spagnola Gamesa (17,7%), dalla danese Vestas (14,5), la quarta è ancora cinese: la Sinovel con il 12,8, poi vengono General Electric (Usa, 8,3%), Dec (Cina, 4%), Suzlon (India, 3,7%), Nordex (Germania, 3,1%), NEG Micon (Usa, 2,6%) la joint venture CASC-Acciona (1,7%).

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