[03/06/2008] Comunicati

Il bio fa danni?! AssoBio risponde al Corriere

BOLOGNA. Scriviamo in relazione all’articolo “«Il bio? Fa danni». I nuovi dogmi verdi” apparso nell’edizione di domenica del Corriere della Sera, basato sulla notizia che il magazine statunitense Wired si è ritenuto in dovere di rivedere le regole dell’ambientalismo.

Wired, più che “rivista di varia umanità”, è un magazine pubblicato da Condé Nast (editore di Vogue, Glamour, Elegant Bride, Golf for Women eccetera) centrato sull’information technology e sulle nuove tecnologie, argomenti sui quali gli si riconosce un’autorevolezza ahimè non estesa a tutto il residuo scibile umano, ecologia e agricoltura comprese.

I redattori del mensile tecnologico non hanno ritenuto necessario consultare una qualsiasi fonte prima di scrivere l’articolo di copertina, che nell’originale suona come “Ambientalisti, attenti: tenetevi i SUV, dimenticate i prodotti biologici, convertitevi al nucleare, tirate il collo al gufo maculato”. Amen.

Peccato non l’abbia fatto nemmeno il titolista del Corriere: si sarebbe imbattuto in un’ abbondanza di studi pubblicati nelle più autorevoli riviste scientifiche internazionali che al di là di ogni dubbio attribuiscono alle tecniche agricole biologiche (rotazione delle colture, bassa densità di animali negli allevamenti, nessun uso di pesticidi e fertilizzanti sintetici, sostituiti da sostanze vegetali e minerali, fertilizzazione con materia organica) un assoluto vantaggio ambientale nei confronti dell’agricoltura convenzionale.

Se la (mancata) ricerca fosse stata estesa agli aspetti nutrizionali dei prodotti biologici, si sarebbe imbattuto in un’ancora più corposa mole di studi che attestano la superiorità dei prodotti dell’agricoltura biologica (è della settimana scorsa l’annuncio dell’università britannica di Newcastle: è accertato che il latte degli allevamenti biologici contiene una percentuale di vitamine e antiossidanti superiore del 67% al latte degli allevamenti convenzionali intensivi).

Il Corriere ha dedicato una pagina e un titolo malandrino ai cazzeggi sull’ecologia di una testata statunitense d’informatica non indenne dalla tentazione ai titoli d’effetto.

Come associazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione di prodotti biologici (l’Italia è il maggior produttore biologico europeo e il primo esportatore al mondo) rimaniamo in attesa della richiesta da parte della Vs. redazione del nostro autorevole parere sulle prospettive di MySpace e del social networking via web (ma anche sul concetto di apeiron in Anassimandro o sull’arte vasaia precolombiana).

*segretario AssoBio Associazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione di prodotti biologici

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