
[03/06/2008] Energia
LIVORNO. «L’estrazione di petrolio e di gas genera, in alcuni dei Paesi più poveri del pianeta, ricchezze considerevoli. Ma troppo spesso una cattiva governance porta a far sì che queste ricchezze, lontano dal contribuire allo sviluppo economico e sociale, minano la crescita ed aggravano le ineguaglianze: è il paradosso della “maledizione delle risorse”. Per vincere questa maledizione, la trasparenza della gestione delle risorse è la leva maggiore».
Inizia così il “2008 Report on Revenue Transparency of Oil and Gas Companies” di Transparency International che valuta il grado di trasparenza delle attività di sfruttamento e produzione di 42 imprese del petrolio e del gas, analizzandole sotto il profilo della trasparenza, dei sistemi, della gestione e messa in opera a questo riguardo e dell’effettiva trasparenza dell’informazione pubblica. Le performance delle imprese sono state valutate anche attraverso l’analisi di tre settori “sensibili” riguardanti l’estrazione di gas e petrolio: pagamenti in favore dei governi ospitanti; operazione di esplorazione/produzione; programma di lotta contro la corruzione.
Il rapporto si fonda sui dati forniti al pubblico dalle imprese ed «ha per obiettivo quello di misurare il livello attuale di trasparenza, sottolineare le migliori performance ed identificare I progressi che restano da compiere». Una migliore gestione delle risorse petrolifere e gasiere è determinante per i Paesi interessati ed è condizionato dalla pubblicazione da parte delle imprese e dei governi dei dati riguardanti lo sfruttamento delle risorse naturale e delle entrate che ne derivano.
«In fin dei conti – dice Transparency International – il miglioramento della trasparenza rinforza la responsabilità congiunta dei diversi protagonisti. Numerose parti interessate, e soprattutto le stesse imprese, sono state coinvolte nello sviluppo della metodologia e nel processo di verifica dei risultati. E’ importante rilevare che le analisi contenute nel presente rapporto sono fondate unicamente fondate sulle informazioni messe a disposizione del pubblico dalle imprese». Alcune hanno voluto valutare e discutere i risultati del rapporto, ma più di 30 non hanno accettato di valutare i loro risultati.
Il rapporto valuta separatamente le Compagnie petrolifere nazionali (Cpn) e quelle internazionali (Cpi).
Fra le Cpi hanno performances elevate: BG Group (Gran Bretagna), BHP Billiton (Australia), Nexen, Petro-Canada, Talisman Energy (Canada), Petrobras (Brasile), Shell (Olanda), StatoilHydro (Norvegia).
Performances medie: Eni (Italia), BP (Gran Bretagna), Chevron, Conoco-Phillips, Hess, Marathon Oil (Usa), Repsol YPF (Spagna), Total (Francia), Woodside (Australia).
Performances basse: China National Offshore Oil Corporation, China National Petroleum Corporation (Cina), Devon Energy, Exxon-Mobil (Usa), INPEX (Giappone), Kuwait Petroleum Corporation (Kuwait), Lukoil (Russia), Oil and Natural Gas Corporation (India), Petronas (Malesia).
La graduatoria delle Cpn vede con Performances elevate: China National Offshore Oil Corporation, PetroChina, Sinopec (Cina), Petròleos Méxicanos (Messico), Petrobras (Brasilel), StatoilHydro (Norvegia).
Performances medie: Gazprom, Rosneft (Russia), KazMunaiGaz (Kazakistan), National Iranian Oil Company (Iran), Nigerian National Petroleum Company (Nigeria), Petronas (Malesia), Qatar Petroleum (Qatar), Sonatrach (Algeria).
Performance basse: China National Petroleum Corporation (Ciina), GEPetrol (Guinea equatoriale), KPC (Kuwait), Pertamina (Indonesia), Petròleos de Venezuela (Venezuela), Saudi Aramco (Arabia Saudita), Société National des Pétroles du Congo (Congo), Sonangol (Angola).
Secondo il rapporto, la trasparenza delle entrate non è ancora generalizzata nell’industria petrolifera e gasiera. Le performances più deboli si osservano nel campo della divulgazione delle informazioni sui pagamenti effettuati in favore dei governi dei paesi ospitanti. Le multinazionali hanno migliori risultati rispetto alla pubblicazione di informazioni sulla lotta alla corruzione e alle loro operazioni, mentre le compagnie nazionali sono peggio classificate per quanto riguarda i piani anticorruzione.
«Le migliori classificate delle Cpi o delle Cpn – spiega il rapporto di Transparency International – dimostrano che la trasparenza dei pagamenti è possibile e che l’adozione di una politica dinamica di trasparenza è determinante. Osserviamo, all’interno di uno stesso Paese, che le diverse imprese presenti adottano delle regole di comportamento molto differenti. Certe imprese realizzano delle performance elevate, anche in ambienti sfavorevoli, dimostrando così che la trasparenza può essere migliorata ovunque».
L’adozione di regole più stringenti ed esigenti da parte dei Paesi di origine delle imprese, le obbligherebbero ad adottare comportamenti trasparenti e coerenti in tutti i Paesi nei quali operano. Così come le diversità di risultati per le compagnie nazionali quando operano all’estero, indicano che l’adozione di regole obbligatorie da parte dei soli Paesi ospitanti non è sufficiente. Le regole obbligatorie producono un effetto sistemico, ma occorrerebbe potenziare due settori: regole ad impatto internazionale, come la regolamentazione della borsa o gli standard contabili; regole dei Paesi ospitanti nel quadro dell’iniziativa per la trasparenza delle industrie estrattive.