[04/06/2008] Consumo

Gm chiude con Suv e Hammer: quando il mercato, darling, fa da sè

LIVORNO. Dice che il mercato si muove da solo e che non ha bisogno di essere governato perché si autoregola. Così quando benzina e gasolio, a causa del caro petrolio, raggiungono prezzi folli le case produttrici di auto si riorienteranno da sole verso mezzi più ecologici. Detto fatto la Gm, il colosso di Detroit, chiude quattro fabbriche in Nord America di Suv e annuncia di voler vendere il marchio Hummer, quello della super jeep dei divi americani.

«Tre dollari al gallone – scrive l’inviato del Sole24Ore da New York Roberto Bongiorni – erano già malvisti. Ma la svolta, quella definitiva, è arrivata quando il prezzo della benzina alla pompa, in diversi stati incluso New Yourk, ha superato i quattro dollari. Una soglia psicologica, che ha spinto molti americani a cambiare abitudini. E, quando possibile, a cambiare macchina». Risultato? General Motors, alle prese con una crisi di difficile soluzione, ha annunciato che chiuderà le fabbriche che producono veicoli ad alto consumo di benzina. La Gm, si legge, punta ora sui veicoli ecologici e… licenzierà 10mila dipendenti. E’ il mercato darling. E’ il mercato che si autoregola e che, in un giorno, mette sul lastrico 10mila famiglie.

Dagli Usa all’Italia, verrebbe (da parte nostra) quasi da festeggiare il fatto che le vendite di auto sono scese a maggio del 17.5%. Tra l’altro le auto a gas e ibride sono date in grande ascesa, ma è evidente che in un mercato saturo non si può pensare che la crescita possa essere costante e allora qual è l’autoregolazione del mercato? Probabilmente mandare a casa qualche lavoratore anche in Italia e nel frattempo chiedere (come hanno fatto le associazioni di produttori italiani ed esteri) di estendere gli incentivi ai quattro milioni di vetture Euro 2 registrate nel 1997 e 1998. Che c’è di strano? Che questo modello economico – che il mercato dell’auto bene evidenzia - ci ha portato dove siamo adesso, ovvero a rischiare di segare il ramo sul quale siamo tutti seduti e che senza un riorientamento verso la sostenibilità (ambientale e sociale) ben difficilmente ridurremo gli impatti antropici sul pianeta (energia e materia) e ben sappiamo chi pagherà per tutti sul piano sociale.

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