[04/06/2008] Comunicati

Ecomafia 2008: i commenti di Prestigiacomo e Realacci

LIVORNO. «L´esplosione dell´emergenza» dei rifiuti in Campania ha portato il tema «sulle prime pagine di tutti i media nazionali e internazionali e ha acceso l´attenzione dell´opinione pubblica sugli interessi della malavita organizzata nel business dei rifiuti». È il ministro dell´Ambiente, Stefania Prestigiacomo, a fare riferimento, nel messaggio inviato in occasione della presentazione del rapporto Ecomafia 2008 di Legambiente, ai recentissimi fatti di cronaca: «Mi riferisco – ha dichiarato il ministro - soprattutto all´omicidio dell´imprenditore a Casal di Principe» che «hanno confermato, se ce ne fosse stato bisogno quanto feroce è la pressione della camorra, quanto necessario sia da parte dello Stato riconquistare questo settore alla legalità».

Il ministro Prestigiacomo ha poi sottolineato come il rapporto Ecomafie sia uno strumento di documentazione unico che consente di avere un quadro esauriente e anche per questo «ancor più allarmante della ramificazione, della profondità di penetrazione, della diffusione della criminalità ambientale nel nostro Paese». «Ritengo che l´ambiente in Italia - spiega ancora Stefania Prestigiacomo - con la sua straordinaria sintesi di cultura e natura, sia la risorsa più grande ed importante del nostro paese, l´unica non replicabile, non copiabile, l´unica che, se adeguatamente protetta e tutelata, non rischia di estinguersi».

Al contrario «i crimini ambientali – ha detto il ministro-sono una minaccia, gravissima ed organizzata, a questo nostro supremo bene nazionale e vanno quindi affrontati e repressi con durezza e con un apparato attrezzato ed efficiente, all´altezza della sfida che tali crimini rappresentano per la nostra comunità». Pertanto per il ministro dell´Ambiente, «è necessaria una primavera di legalità in tutto il Paese in questo campo specifico» ed necessario che lo Stato «sciolga il grumo di interessi illeciti e mala amministrazione su cui prosperano le ecomafie».

Sulla richiesta di Legambiente di introdurre i reati ambientali nel codice penale, il ministro ha lasciato intravedere qualche barlume di speranza, dicendo che per ripristinare la legalità «è necessario farlo usando con energia e determinazione i mezzi che esistono, ma anche, se necessario predisponendo nuovi interventi normativi in grado di aggredire meglio il fenomeno». E conclude: «Vorremmo che il prossimo anno il rapporto Ecomafia fosse meno corposo, che la montagna di rifiuti prodotti e scomparsi fosse molto più bassa, e che crescesse la coscienza civile e il rifiuto delle comunità verso il cancro di una malavita che saccheggia le ricchezze del territorio e avvelena l’ambiente». L’auspicio è allora che ai desiderata si aggiungano anche fatti concreti.

Anche Ermete Realacci, ministro dell’ambiente del governo ombra del Pd, commenta il rapporto ecomafie di Legambiente: «Se ce ne fosse stato ancora il bisogno, il delitto di Casal di Principe dei giorni scorsi, dimostra chiaramente l’intreccio che esiste tra criminalità organizzata e reati ambientali. Le ecomafie sono un problema aperto del nostro paese e lo stato deve agire in maniera coerente per combattere questa piaga».

«La prima misura - prosegue Realacci - è l’inserimento dei reati ambientali nel codice penale, argomento della proposta di legge 56, la prima in questa legislatura su questo tema, che mi vede come primo firmatario. Non dobbiamo dimenticare che si tratta di una riforma di civiltà per il nostro paese e già troppe legislature sono passate senza che questa necessaria innovazione del nostro codice penale, che pure aveva sempre raccolto un consenso da parte di tutti gli schieramenti politici, andasse a buon fine. La lotta all’illegalità ambientale si combatte su più fronti, dal controllo degli appalti alla lotta all’abusivismo edilizio, fino a dotare le forze dell’ordine di strumenti repressivi più efficaci».

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