[05/06/2008] Comunicati

Robin Giulio Tremonti Hood: ruba ai ricchi ma per dare a chi?

LIVORNO. Il ministro Giulio Tremonti, noto per i suoi richiami all’economia creativa (coniata nel precedente governo Berlusconi), ha annunciato appena insediato al dicastero dell’Economia, che avrebbe preso provvedimenti per frenare i profitti di banchieri e petrolieri. Detto fatto ha varato prima una modifica che permetterà di ricontrattare i mutui a tasso variabile (facendo però nei fatti di nuovo un favore più alle banche che ai cittadini possessori di mutui di questo tipo) e adesso lancia la Robin Hood tax, sugli utili che le compagnie petrolifere ottengono dal continuo rincaro del prezzo del greggio, che ha determinato un continuo rialzo dei prezzi del carburante alla pompa.

Un «prelievo etico» come lo ha definito lo stesso Tremonti, che sarà probabilmente introdotto con un decreto legge correlato al prossimo documento di programmazione economico finanziaria (Dpef) di giugno, per trasferire ai cittadini – nell’annuncio del ministro - i benefici del caro greggio ottenuti dalle compagnie petrolifere.

Un provvedimento ancora tutto da costruire (ma «anche Robin ha impiegato un pò a diventare Robin Hood» ha sottolineato Tremonti), dalla definizione del superprofitto da attribuire ai petrolieri, al periodo di riferimento utilizzato per conteggiarlo, sino all’ambito in cui verrà applicato, ovvero se si pensa all’intera filiera, compresa quindi la produzione (cioè Eni) o solo alla fascia della raffinazione e distribuzione, solo alle compagnie nazionale o anche alle altre. Da capire anche come fare per evitare che la tassa si rifletta in un ulteriore rialzo dei prezzi alla pompa, che annullerebbe l’obiettivo per cui s’inserisce, ovvero quello di portare un beneficio ai cittadini meno abbienti.

Insomma un provvedimento che fa discutere molto, prima ancora di sapere in che termini si pensa di definirlo. Ma che sicuramente ha avuto l’effetto di dipingere il ministro dell’Economia Tremonti, come un paladino dei problemi del popolo, come colui che non esita a colpire chi sta nella fascia degli eletti (economicamente parlando) per favorire i più bisognosi, emulando proprio l’amato Robin Hood, da cui la tassa prende il nome, contro l’odioso sceriffo di Nottingham. Poco importa se la tassa sarà davvero possibile applicarla e se porterebbe nelle casse dello Stato (che vale la pena rilevarlo, essendo azionista al 30% di Eni potrebbe trovarsi nella situazione di pagare una tassa a se stesso!) quantità piuttosto irrisorie rispetto alle necessità reali.

Poco importa se poi i proventi della tassa andranno davvero «ai pensionati e ai dipendenti», come suggerisce Epifani o a coprire i tagli sulle accise dei carburanti per compensare il maggiore introito automatico dell’Iva che deriva dall’aumento del prezzo industriale dei combustibili o a restituire ai comuni una parte del mancato introito per l’abolizione dell’Ici. Se quindi si tratterà davvero di un “prelievo etico” o invece funzionale a qualche altra manovra di bilancio.

L’importante è che rimanga nella memoria l’immagine di Tremonti (e quindi, di riflesso del governo) come il Robin Hood nazionale. Del resto è questo che è fondamentale nella politica marketing: l’immagine. Per la sostanza c’è sempre tempo. Forse.


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