[06/06/2008] Rifiuti

Olmastroni (Cgil): sui rifiuti basta chiacchiere

LIVORNO. L’incontro che si è svolto stamani a Firenze tra i sindacati Cgil Cisl e Uil, il sindaco Domenici e l’assessore regionale all’ambiente Annarita Bramerini sul futuro del ciclo integrato dei rifiuti in Toscana, ha evidenziato che al momento l’accelerazione impressa dalla nuova legge regionale non ha dato i frutti sperati.

«Grazie alla legge regionale i nodi sono venuti al pettine – ha detto durante il convegno l’assessore – e ora questi nodi dovranno essere affrontati da parte di tutti, usando appunto coerenza, coraggio e determinazione. Ciò significa, ad esempio, avviare in tempi ragionevoli e in maniera trasparente il processo di razionalizzazione introdotto dalla legge per dare più efficienza al sistema. Gli Ato dovranno passare, come previsto, da 10 a 3, mentre dovranno essere avviati la pianificazione a livello di area vasta e un processo virtuoso di aggregazione per arrivare ad individuare, a fronte dei 50 attuali, un unico gestore per ciascun nuovo Macro Ato. Un passaggio importante è la costituzione delle nuove comunità d’ambito, cui è demandato il compito di fare le gare per l’affidamento del servizio laddove non sia possibile confermare i gestori esistenti. La Toscana ha bisogno di impianti, perché non dimentichiamo che ancora oggi il 60% dei nostri rifiuti va in discarica. Solo perseguendo e realizzando gli obiettivi della legge sarà possibile scongiurare l´emergenza ed avere un servizio efficiente».

Al coordinatore Ambiente e territorio della Cgil Toscana Guido Olmastroni chiediamo di spiegarci il eprché dell´iniziativa e la posizione dei sindacati sulla nuova legge regionale sui rifiuti.

«Noi la legge 61 la condividiamo e abbiamo dato il nostro contributo per migliorarla – spiega – e anche gli obiettivi sono positivi. Ciò che invece è molto discutibile il modo con il quale si sta procedendo nella sua attuazione». In particolare le accuse dei sindacati puntano a una questione fondamentale, ovvero come si realizza il gestore unico. «Per noi il gestore unico è un’unica azienda per Ato con un unico presidente, un unico direttore, un unico consiglio d’amministrazione… insomma una vera impresa costruita su unico piano industriale. Quello che vediamo invece, soprattutto nell’Ato Toscana centro, è la nascita di consorzio tra le attuali imprese che poi rimangono, senza quindi offrire ai cittadini il beneficio di energie, di economie di scala e di crescita tecnologica».

Alla luce di quello che sta accadendo e di quello che (non) è stato fatto negli ultimi anni, non pensate che ormai il treno delle aggregazioni in Toscana sia stato definitivamente perso?
«Ogni giorno sono più sfiduciato. Nelle regioni del nord ormai sono consolidati, si stanno implementando, mentre noi siamo ancora a discutere e a cercare il modo di aggirare le leggi. Non c’è un termine ultimo, però ogni giorno che passa il modello del nord si allontana e l’emergenza si avvicina».

Perché in Toscana non si è voluto fare aggregazione?
«Noi diciamo in modo chiaro che la responsabilità è delle aziende, ma in prima fila ci sono gli amministratori, sindaci e presidenti delle province, perché i proprietari veri sono loro, i privati hanno un ruolo marginale. Le decisioni strategiche le prende il proprietario non il manager e se il manager non facesse ciò che il proprietario vuole, basterebbe sostituirlo. Ma evidentemente non è così…».

Nel frattempo il 18 o il 19 giugno dovrebbe essere varato il decreto contenente anche le liberalizzazioni che erano già state previste dal precedente ministro Lanzillotta, per quanto riguarda acqua e rifiuti.
«Certo. Se nel frattempo anche la normativa nazionale anziché semplificare i percorsi rimuove le poche certezze che c’erano, non contribuirà a migliorare le cose. Le stesse modifiche al dlgs 152, non in tutti punti hanno introdotto semplificazioni necessarie a rendere rapido il percorso. In ogni caso è bene leggere il provvedimento prima di dare giudizi».

Nel corso del convegno avete parlato anche della necessità di un’inversione di marcia per quanto riguarda l’impiantistica. Cosa intendete dire?
«Semplicemente che i problemi di una gestione integrata dei rifiuti non si risolvono senza gli impianti necessari. Bisogna quindi che ci siano prima di tutto criteri di contabilità ambientale in grado di stabilire quali impianti servono. E poi bisogna dare la certezza della realizzazione e dei tempi necessari. Invece non vediamo, almeno per l’Ato Toscana centro, una decisione seria e che garantisca la realizzazione degli impianti che servono. Il rischio è che alla fine si debba intervenire quando l’emergenza è già in atto, mentre la legge 61 offrirebbe tutti gli elementi per evitare l’emergenza. La nostra preoccupazione principale è su queste due questioni, le altre cose vengono dopo, come il problema di garantire un sistema tariffario equo, e quello di garantire la qualità della raccolta differenziata, finalizzata davvero al recupero e al riciclo».

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