[10/06/2008] Energia

La gaffe nucleare tedesca di Sarkozy e il vorrei ma non posso della Merkel

LIVORNO. La cronache italiane dell’incontro tra il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy si dilungano tutte sull’accordo raggiunto per una transizione flessibile sulle emissioni delle auto per raggiungere gli obiettivi posti dall’Ue di ridurre la CO2 a 120 grammi per chilometro entro il 2012, ma passano in silenzio altri importanti argomenti, compreso il nucleare che sta diventando la nuova intangibile vacca sacra del coro dell’informazione.

A Straubing, in Baviera, le differenze tra Francia e Germania invece ci sono state, e sostanziali, soprattutto sull’energia: mentre Sarkozy chiede di abbassare le tasse Ue sui carburanti per contenere l’aumento del prezzo del petrolio, la Merkel silenziosamente non appoggia la richiesta, e la Germania vede anche di cattivo occhio l’espansionismo francese che sarebbe dietro la proposta di una Unione mediterranea, vista anche come contrappeso all’allargamento della sfera di influenza economica e politica di Berlino nei Paesi dell’est Europa.

I maggiori esponenti dei due Paesi, reduci dal summit del G8 di Aomori, dove, a sentire i giornali, ci sarebbe stata una benedizione generale impartita all’idea del ministri italiano Claudio Scajola di rilanciare a tappe forzate il nucleare in Italia, si sono scontrati anche sull’ampliamento dell’uso dell’energia atomica, con Sarkozy che ha detto che «l´energia nucleare è una soluzione per il futuro di fronte al l´esplosione dei prezzi del petrolio e del gas» ed ha sottolineato che la Francia «vuole lavorare sul nucleare di nuova generazione con la Germania» «una futura soluzione» del problema energetico, chiedendo alla Germania di costruire insieme centrali nucleari di «futura generazione».

Una specie di gaffe ed una pesante intromissione nell’accordo della “Grosse Koalition” Spd-Cdu-Csu che governa la Germania, tanto che la Merkel ha dovuto ricordare all’ospite francese che il patto di governo che ha sottoscritto con i socialdemocratici prevede il progressivo abbandono dell’energia nucleare entro il 2021. Una imbarazzatissima Merkel ha detto: «Mi è difficile risponderle, perché io dirigo una coalizione nella quale uno dei partner si è impegnato all’abbandono dell’energia nucleare», ma ha tenuto a dire che personalmente non la considera una scelta saggia: «Credo che la politica della Germania non sia comprensibile sul piano internazionale». Ma l’alleata Spd (e la stessa cancelliera democristiana) non può permettersi di fare regali alla Linke ed ai Grünen in forte crescita nei sondaggi, anche grazie all’opzione antinucleare. Ridare fiato al nucleare vorrebbe probabilmente dire far nascere un governo rosso-rosso-verde antinuclearista largamente maggioritario.

Invece non ha paura del giudizio internazionale il Portogallo, che si sottrae clamorosamente al coro atomico ed alla pressione delle lobby nucleariste, e dichiara con il suo ministro dell’economia Manuel Pinho che «il nucleare non è una priorità. Dobbiamo ridurre la dipendenza da petrolio e gas, il costo dell’inazione è altissimo, e non possiamo aspettare il nucleare di quarta generazione. Chi si posiziona nella nuova rivoluzione industriale delle energie rinnovabili ha enormi vantaggi in termini di innovazione, investimenti e nuovi posti di lavoro. La lezione che ho tratto è che queste cose possono avvenire più rapidamente di quanto noi immaginiamo».

E il Portogallo non lascia tempo in mezzo tra il dire ed il fare e apre cantieri e attira capitali per sfruttare sole e vento, due materie prime che sarebbero molto disponibili e subito anche in Italia, a differenza dell’uranio e delle centrali nucleari da avviare entro 5 anni e da finire non si sa quando.

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