[11/06/2008] Consumo

Coldiretti: non possiamo lasciare il compito di sfamare le persone solo al mercato

LIVORNO. «Non è certamente incoraggiante il fatto che con l´approvazione della dichiarazione Fao siano aumentati i prezzi di tutti i prodotti agricoli con incrementi record in un solo giorno che variano dal 4 per cento di riso, grano e soia al 5 per cento per mais e orzo al Chicago board of trade, che rappresenta il punto di riferimento per il commercio internazionale delle materie prime agricole».

Franco Pasquali, segretario generale di Coldiretti, torna così sulle discusse e discutibili conclusioni del vertice Fao spiegando che «l´esperienza ha dimostrato la debolezza delle teorie esasperate del libero mercato, che hanno accentuato la fame senza rispondere alla necessità di una più equa distribuzione delle risorse alimentari. E´ chiaro che non possiamo lasciare il compito di sfamare le persone solo al mercato ma c´è bisogno di politiche forti e mirate». Quelle politiche che, come sottolinea oggi Stiglitz per l’ennesima volta su Repubblica, però mancano del tutto.

«Le grandi speculazioni internazionali che si sono spostate sul mercato delle commodities agricole - ha proseguito Pasquali - hanno provocato una grande volatilità, impedendo la programmazione e la sicurezza degli approvvigionamenti in molti Paesi. Secondo l´analisi della Coldiretti, dall´inizio dell´anno in cinque mesi le speculazioni sulla fame hanno bruciato quasi 60 miliardi di euro solo per il grano, con il prezzo che si è impennato del 60 per cento per poi tornare rapidamente ai valori iniziali. Dall´inizio dell´anno il prezzo del grano ha iniziato ad aumentare per raggiungere il massimo storico di oltre 30 centesimi di euro per chilo all´inizio di marzo per poi continuare con un andamento altalenante che lo ha riportato oggi al valore iniziale di circa 20 centesimi di euro per chilo».

«Una situazione inaccettabile – ha concluso il segretario generale della Coldiretti - della quale devono farsi carico i principali organismi internazionali, che non possono limitarsi a lanciare allarmi e a chiedere risorse economiche per affrontare le emergenze. Occorre investire nella produzione agricola per dare stabilità ai mercati e garantire la sicurezza degli approvvigionamenti nelle diverse realtà del pianeta, dove le politiche di mercato devono valorizzare prima di tutto le produzioni locali per essere meno dipendenti dalle esportazioni»

Un’analisi, quella di Pasquali, che ci pare centri il problema vero non solo relativo alla nuova tragica crisi alimentare che sta portando alla fame chi invece fino a pochi mesi fa mangiava, ma più in generale al deficit mondiale di governace su tutte le questioni globali più importanti, a partire dall’energia e dai cambiamenti climatici. Come ha detto Ban Ki-Moon "la fame e la crisi alimentare potrebbero creare le condizioni per vere e proprie rivolte in nome del pane" e così potrebbe (e in parte già accade) con i cambiamenti climatici, per non parlare delle guerre per le materie prime. Ma tutti questi problemi globali non hanno alcuna risposta globale. E lo sconforto non viene dal fatto che l’Italia non faccia niente, ma che neppure (come altri Stati peraltro) spinga perché almeno si ponga la questione sui tavoli internazionale, dove invece porta la ‘fondamentale’ lotta agli zingari e ai rom…

Di questo tema “Il grido dei poveri e la salvaguardia del Creato” se ne discuterà durante il V forum dell’informazione cattolica organizzato da Greenaccord a Pistoia dal 20 al 22 giugno, il cui programma è consultabile nella sezione eventi.

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