[11/04/2006] Rifiuti

Quando la tutela dell´ambiente significa occupazione qualificata

CARRARA. Ambiente sc è una società cooperativa di ingegneria e chimica ambientale. Fondata da Patrizia Vianello nel 1984, dispone oggi anche di un laboratorio di analisi e all’interno dell’azienda, che ha sede a Carrara, lavorano un’ottantina di persone, quasi tutti tecnici specializzati.

A Patrizia Vianello chiediamo se davvero oggi la difesa e la tutela dell´ambiente offrono possibilità di occupazione qualificata?
«Assolutamente sì. Noi siamo partiti nel 1984 senza immaginarci cosa saremmo diventati: io e qualche amico, senza un vero progetto industriale decidemmo di provare a realizzare il sogno di un lavoro sociale e in autonomia. Col tempo ci siamo ingranditi e oggi contiamo su dipendenti molto qualificati: ingegneri, chimici, biologi, geologi, informatici…. Questo anche perché il nostro lavoro può essere diviso su due livelli generali: quello della misurazione dell’inquinamento e quello della diagnosi e pianificazione di interventi concreti, il che vuol dire anche due grandi tipologie di clienti: la pubblica amministrazione e le aziende private».

Dal vostro punto di osservazione, che è quello di una impresa che fornisce servizi ambientali alle altre aziende, qual è il livello di consapevolezza dell´industria toscana sul versante della salvaguardia ambientale?
«In effetti credo di poter vantare un osservatorio significativo. Quando ho iniziato c’erano appena 3 leggi sull’ambiente, ora ce ne sono 300. All’inizio l’industria non voleva muovere un dito per l’ambiente, poi è cominciata la fase in cui le imprese erano obbligate per legge. Da qualche anno finalmente è cominciata ad esserci una sorta di progettualità spontanea: le imprese, almeno alcune, si stanno rendendo conto dell’importanza di diventare sostenibili. Non noto grande differenza a livello italiano fra le varie regioni: la differenza che c’è, ed è molto marcata, è quella fra la grande industria e la piccola impresa. I grossi gruppi imprenditoriali hanno maturato prima le contraddizioni e quindi prima anche una cultura ambientale, che invece si è fatta strada molto più lentamente nelle realtà più piccole».

Considerato che il mercato dei servizi ambientali è determinato da leggi, norme e regole - anche regionali - quali sono secondo lei i punti di forza e i punti di debolezza del quadro normativo toscano?
«Partirei parlando del quadro normativo ambientale a livello generale, dove i punti di debolezza sono evidentissimi e tutti legati all’incertezza della norma. Le leggi sono spesso poco definite, lasciate alla libera interpretazione, con troppe cose che lette con un accento diverso cambiano tutto il senso, soprattutto nel campo dei rifiuti. Spesso le imprese non hanno certezza e anche gli organi di controllo spesso si comportano diversamente l’uno dall’altro. Dal punto di vista della Toscana la Regione ha normato molto in questi anni, e spesso è stata anche pilota a livello nazionale, come per esempio nel campo delle bonifiche, dove è stato anticipato il decreto Ronchi. Le norme quindi in Toscana non mancano, quello che secondo me manca è l’adeguamento pratico, le strutture di controllo e i controlli stessi, che non sono bene programmati e pianificati».

Dalla revisione della direttiva europea sui rifiuti al TU ambientale, alla annunciata legge regionale sui servizi pubblici e al nuovo Piano regionale sui rifiuti, lei pensa che siamo di fronte a sviluppi positivi della normativa o siamo piuttosto in una fase confusa dove non mancano tentativi di ritorno al passato?
«Per quanto riguarda la legge sui servizi pubblici non sono aggiornata, anche perché devo ammettere che da qualche anno noi lavoriamo molto di più con l’industria rispetto alla pubblica amministrazione. Sul piano regionale sui rifiuti non vedo all’orizzonte il cambiamento che sarebbe necessario. Vedo grandi difficoltà di chiarezza, ci sono contraddizione irrisolte sulla questione degli impianti, ma anche le raccolte differenziate spesso vengono contrabbandate come strumento per spendere meno, invece la gente deve sapere che la raccolta si deve fare perché è un obbligo sociale, ma che probabilmente per farla si spenderà di più. Secondo me deve maturare una cultura ambientale nuova, diciamo le cose come stanno: io non parcheggio in divieto di sosta perché c’è una regola, anche se poi devo pagare il parcheggio. Così per la raccolta differenziata: è una regola e un obbligo da rispettare, perchè ci fa risparmiare l´ambiente, anche se in termini economici mi costerà un po’ di più».

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