[11/04/2006] Comunicati

E dopo il voto, che ambiente farà? Tanti dubbi, qualche speranza

LIVORNO. Riconteranno i voti, riapriranno le buste dei verbali che arrivano dai seggi. Faranno, insomma, ciò che non accadde nell´epica sfida americana fra George W Bush e Al Gore, quando il candidato democratico sconfitto riconobbe la vittoria dell´avversario rinunciando a ingaggiare un contenzioso infinito.

Sia come sia, lo scrutinio è terminato e consegna un risultato di misura a favore dell´Unione. Il rischio del pareggio (Camera ad uno schieramento e Senato all´altro) si è dissolto solo stamani, con il verdetto del voto degli italiani all´estero.

E per l´ambiente, che legislatura sarà questa che si apre dopo un voto che disegna un paese diviso in due parti sostanzialmente equivalenti?

Le due grandi alleanze si erano presentate alla prova elettorale con due programmi sensibilmente distinti, almeno sulle tematiche ambientali, le cui differenze abbiamo cercato di mettere in luce anche nei giorni che hanno preceduto le elezioni. Dalle urne esce una componente ambientalista che non riporta un risultato esaltante: alcuni candidati sensibili alle tematiche dell’ambiente ce l’hanno fatta a ottenere il «pass» per Montecitorio e Palazzo Madama, altri no, penalizzati anche da un posizionamento non così alto nelle varie liste di appartenenza.

Nascerà sicuramente l’intergruppo parlamentare di «Ambiente e lavoro», cui aderiranno deputati e senatori di diverse forze politiche, e questo è un segnale di attenzione di indubbio significato. Il punto, però, è che le dimensioni ridotte al lumicino del vantaggio dello schieramento vincente finiscono per accompagnare inerzialmente scelte mediate sui temi ambientali. In più, basta ascoltare le prime parole anche degli esponenti dell’Unione per capire che in cima all’agenda del nuovo governo c’è la preoccupazione di evitare il tracollo della finanza pubblica. La necessità di dover mettere mano a misure che ben difficilmente favoriranno la qualità dello sviluppo si fa, insomma, tutt’altro che lontana.

Basterà l’affermazione complessiva dell’Unione, nel cui programma almeno il linguaggio della sostenibilità veniva declinato, per dare qualche speranza in più all’ambiente? Siamo solo al «day after»: è il momento degli auspici, non ancora quello delle valutazioni.

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