[13/06/2008] Comunicati

Morire lavorando, morire ancora bambini mentre si lavora

LIVORNO. Il lavoro può uccidere. Ogni giorno la cronaca nera ce lo ricorda drammaticamente. A Mineo l’ultima tragedia, alla quale oggi ne è subito seguita un’altra nel palermitano. Non c’è tregua e mentre l’Ue alza l’orario di lavoro settimanale fino a 60 e più ore, e mentre il governo italiano lavora per la detassazioen degli starordinari, la Fao illustra i dati del lavoro minorile, altra piaga della stessa medesima medaglia al dolore. L´agenzia Onu stima che ogni anno oltre 22.000 bambini muoiono sul lavoro e che la zona dell´Africa sub-sahariana è quella in cui vi è una maggiore concentrazione del fenomeno. In tutto il continente africano ci sono, secondo la Fao, tra 56 e 72 milioni di bambini lavoratori.

Ma non pensiamo che sia un fenomeno solo africano, perché lo sfruttamento del lavoro minorile esiste in Europa e esiste anche in Italia (144mila nelle stime dell’Istat 2002).

Il 70% del lavoro minorile – spiega la Fao - è concentrato nel settore agricolo che insieme all´industria estrattiva e al settore edile è una delle più pericolose attività lavorative. Due settori che tra l’altro hanno molto a che vedere con la sostenibilità ambientale oltre che con quella sociale (paesaggio, consumo del territorio, flussi di materia e flussi di energia).

I dati sono stati forniti dalla Fao in occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile e l´allarme è in favore dei 218 milioni di bambini coinvolti nel fenomeno. Di questi, 132 milioni sono impegnati in attività legate all´agricoltura, spesso dannose o pericolose per la salute infantile. I dati della Fao coincidono con quelli diffusi dall´Organizzazione internazionale sul lavoro (ILO) alla vigilia della Giornata contro il lavoro minorile.

Secondo l´ultimo rapporto mondiale dell´Ilo, nel mondo un minore su sette svolge una qualche attività: con 122,3 milioni di bambini economicamente attivi, l´Asia e il Pacifico rappresentano la regione con il più alto numero di minori lavoratori nel mondo (pari a quasi il 20%). L´Africa sub-sahariana, con il 26% (circa 50 milioni di minori lavoratori), è invece la regione con la più alta incidenza di bambini che lavorano. Mentre l´America Latina e i Caraibi spiccano in termini di rapida riduzione del lavoro minorile: il numero dei minori lavoratori nella regione è sceso di due terzi tra il 2000 e il 2004, con appena il 5% (5,7 milioni) di minori di età compresa tra i 5 e i 14 anni ancora coinvolti nel lavoro minorile.

Quale può essere la strategia per combattere questa piaga? La scolarizzazione, tema chiave peraltro della Giornata Mondiale per il 2008. «Sono tre le azioni da compiere - ha detto il vice direttore generale della Fao Hafez Ghanem - ridurre la povertà per ridurre il bisogno per i bambini di ricorrere al lavoro, migliorare l´accesso all´educazione e intervenire sulla differenza di genere tra bambini e bambine», riferendosi al fatto che alle bambine, spesso, viene negato l´accesso all´istruzione per essere destinate al lavoro.

Uno studio dell´Ilo evidenzia che l´eliminazione del lavoro minorile e la sua sostituzione con l´istruzione universale offrono enormi benefici dal punto di vista economico, oltre che sociale: globalmente, i benefici superano i costi in un rapporto 6 a 1 e ogni anno supplementare di scuola, fino all´età di 14 anni, genera per il futuro l´11% di reddito in più all´anno. E sapete però qual uno ei problemi più cogenti per rispondere a questa situazione? Che mancano gli insegnarti: secondo un recente rapporto dell´iniziativa Education for All (Efa), nel mondo ne servono 18 milioni nella scuola primaria se si vuole raggiungere l´obiettivo dell´istruzione primaria universale entro il 2015. Ecco questo sarebbe un campo nel quale la crescita farebbe solo del bene…

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