[17/06/2008] Energia

Ma quale Iran… per i russi il pericolo nucleare viene dal Pakistan

LIVORNO. Mentre tutti gli occhi sono puntati sul nucleare iraniano e gli analisti della politica mondiale sezionano le parole di George W. Bush alla ricerca di un possibile accenno ad una nuova guerra catastrofica o ad un cenno di apertura, da Mosca Sergei Karaganov, direttore del Consiglio per le politiche estere e di difesa, manda a dire che il problema della sicurezza dell’Asia non risiede a Teheran, ma ad Islamabad. Secondo l’analista russo, «Il problema dell’Asia non è il programma nucleare iraniano, ma il potenziale nucleare del Pakistan che conosce attualmente un periodo di destabilizzazione, la situazione interna nel Paese si è bruscamente deteriorata a causa delle divergenze tra il presidente e l’opposizione».

Va detto subito che il presidente pakistano Musharraf ed il Partito del popolo che ha vinto le elezioni sono entrambi buoni amici del governo americano e giurano sulla loro fede pro-occidentale, l’Afghanistan è occupato militarmente, l’Asia ex sovietica pensa al petrolio e si barcamena tra Russia ed Usa, l’India non è mai stata così vicina all’America. Allora dove sta il problema? Secondo quanto detto a Ria Novosti da Karaganov «il primo e più grande problema della regione, è il Pakistan e la sua arma nucleare».

Le autorità pakistane hanno smentito a più riprese le inquietudini degli esperti relative alla possibilità di utilizzo di tecnologie militari high-tech da parte degli estremisti. Secondo i rappresentanti del ministero pakistano degli interni, tutti gli arsenali nucleari del Pakistan sono sotto controllo e la loro sicurezza è molto elevata. Ma Karaganov riprende le minacce di Al Qaeda che dice di avere nelle sue disponibilità l’accesso a materiale nucleare per creare bombe “sporche” o fare altri attentati radioattivi e si ricorda delle simpatie filo-talebane dei potenti servizi segreti pakistani e di un pezzo di esercito, ma anche che intere province del Pakistan sono in mano a milizie tribali integraliste e che la stessa guerriglia Kashmira (sostenuta ed armata da Islamabad) è sempre più radicale. Una specie di polveriera che trasforma l’atomo pakistano in qualcosa molto più immediatamente pericoloso per il mondo dell’arricchimento dell’uranio iraniano che solleva le ire dei cinque grandi e della Germania (con l’Italia tenuta alla porta perché troppo economicamente amica di Teheran).

L’uscita semiufficiale di Karaganov è quindi un monito agli americani a non usare due pesi e due misure tra l’Iran islamico accusato di voler costruire la bomba partendo dalle centrali atomiche e un Pakistan altrettanto islamista che quelle bombe le ha già costruite e provate e che ha esportato quella tecnologia in Paesi non certo raccomandabili come la Corea del nord.

E allora i russi si propongono come saggi mediatori e Karaganov può dire a Ria Novosti che «Il solo modo di stabilizzare efficacemente la regione del Vicino-Oriente consiste nel creare un sistema di sicurezza garantita per tutte le grandi potenze». Come dire: non pestiamoci i piedi, noi pensiamo a Teheran e voi tenete buoni i missili nucleari di Islamabad.

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