[19/06/2008] Urbanistica

Vincoli paesaggistici, ecco quando un Comune può dettare una disciplina più rigorosa

LIVORNO. Il Comune può dettare una disciplina più dettagliata e più rigorosa rispetto a quella dei vincoli paesaggistici imposti dallo Stato o dalla Regione. Lo può fare per il proprio territorio e per i beni di interesse paesaggistico, ma a condizione che la ragione di tale scelta sia “puntualmente precisata in dettaglio”. Lo afferma il Tribunale amministrativo regionale della Lombardia (Tar) con sentenza di questo mese che da ragione al ricorrente e torto al Sindaco di Olginate (Mi).

La vicenda ha inizio quando il Comune nega la concessione edilizia, applica una misura di salvaguardia sulla domanda della stessa concessione e riconosce l’area del ricorrente in zona verde di rispetto nel Piano regolatore generale (Pgr).

Il provvedimento di salvaguardia infatti introduce una fascia di rispetto per la presenza di un fiume maggiore rispetto ai 50 metri previsti dalla legge regionale. L’esigenza del Comune è quella di riservare a verde pubblico o a pubbliche attrezzatura di servizio tutte le aree ancora libere in riva al lago. Un argomentazione però a parere del Tar troppo generica: manca l’individuazione delle aree da tutelare.

L’amministrazione fa infatti un generale riferimento alla “opportunità di procedere a tutela dei valori naturali e paesistici e della salvaguardia di aree particolarmente adatte ad assumere in futuro funzioni di livello sovracomunale” però non le precisa. Ma l’esatta indicazione delle aree è invece un requisito indispensabile visto il sacrificio imposto ai privati.

Per tali ragioni, il Collegio annulla e dichiara illegittimi sia la nuova previsione del Prg che pone l’area del ricorrente in zona verde di rispetto, sia il provvedimento con cui viene applicata la misura di salvaguardia sulla domanda di concessione edilizia del ricorrente.

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