[19/06/2008] Energia

A Firenze nasce la Fondazione 2020 per le energie rinnovabili

FIRENZE. Partiamo dalla fine. La costituzione della Fondazione “2020. Innovazione energie rinnovabili” «un cenacolo di innovazione tecnologica in cui verrà dato spazio alle imprese, alla ricerca e agli addetti ai lavori del settore, e pensiamo ad un appuntamento mensile nei fantastici spazi messi a disposizione dal museo di Storia naturale della Specola» comunica direttamente a greenreport Fabio Roggiolani, presidente della commissione Sanità del consiglio regionale della Toscana, uno degli ideatori della giornata di approfondimento sui temi energetici “Energia: duemilaventi, l’economia salvata dalle energie rinnovabili”.

«Vorremmo tra l’altro sul tetto dell’edificio che ci ospita - continua Roggiolani- mettere dei pannelli fotovoltaici, non sarà facile visto che siamo vicino a Boboli e la Sovrintendenza ci “guarda” da vicino, ma ci proveremo». La Fondazione nasce anche come supporto alle scadenze degli obiettivi del Pier (Piano di indirizzo energetico regionale) e come contrasto al modello energetico oggi dominante basato sulle fonti fossili che ha provocato e sta provocando numerose criticità ed emergenze ambientali a partire da quella climatica.

E proprio una fotografia sul contesto di riferimento è stata affidata all’altro coordinatore della giornata, Erasmo d’Angelis, presidente della Commissione ambiente in regione. D’Angelis dopo aver toccato tutti i tasti di scenario (dalla desertificazione, al rapporto Stern, dagli impegni per Kyoto, all’adattamento), ha introdotto l’altro tema energetico della giornata che poco ha a che fare con le rinnovabili ma che è di stretta attualità «invece di varare un Piano energetico nazionale di cui avremmo tanto bisogno, questo governo fa rinascere un dinosauro come il nucleare e c’è perfino chi in Toscana propone una centrale a Montalto di Castro basata sull’azionariato diffuso, una serie di azionisti atomici. Contrasteremo con la forze delle idee la deriva nucleare dimostrando come sia poco conveniente dal punto di vista economico» conclude il presidente della Commissione ambiente.

In questo contesto si inserisce con forza e con la solita passione politico-scientifica Gianni Mattioli dell’Università “La Sapienza di Roma”: «chiedo che si esca da questo incontro con un impegno personale di ognuno di noi per far circolare un’informazione corretta. Leggendo i giornali in questi giorni mi pareva di essere tornato al dibattito di 20-30 anni fa. Basso grado di conoscenza scientifica con stampa e politica che spacciano idee confutabili come verità assolute. Oggi - continua Mattioli - se si andasse ad un referendum sarei preoccupato visto il martellamento sulle presunte qualità dell’energia nucleare: abbondante, diffusa e pulita. Invece non è abbondante, anzi rappresenta il 6,4% del fabbisogno mondiale di energia e gli studi più accreditati parlano (con gli utilizzi attuali) di circa 35 anni di disponibilità per l’uranio fissile. Se poi cambiassero i ritmi di utilizzo ci scanneremmo per utilizzare il poco uranio 235 disponibile, peggio di quanto avviene oggi con il petrolio. Per avere l’Uranio 238 (dal 235) la ricerca è in corso ma uno dei prodotti di decadimento è il plutonio con cui si fanno le bombe: non mi dilungo sugli scenari bellici possibili. Quella nucleare non è nemmeno energia pulita- prosegue Mattioli- e sto parlando del normale funzionamento e non delle scorie o dei possibili incidenti. Il rischio di radiazioni ionizzanti non è possibile minimizzarlo visti i costi e le radiazioni vanno ad aggiungersi a quelle presenti come fondo naturale».

A tal proposito Roggiolani proprio domani presenterà una ricerca sulle radiazioni assunte per scopi sanitari e sulle dosi massime ammissibili per evitare l’insorgere di fenomeni tumorali. Con l’introduzione di centrali nucleari tali limiti andrebbero sicuramente rivisti almeno per ampi territori intorno agli impianti.

Matteoli ha poi continuato sui costi elevati di produzione dell’energia nucleare e sul problema delle scorie «la ricerca in questo campo è fondamentale, è una sfida che ad oggi non siamo stati capaci di risolvere. Ecco perché dal 1978 negli Stati Uniti non c’è stato più nessun ordinativo per nuove centrali. E forse solo dopo gli incentivi stratosferici di Bush del 2005 si faranno due nuovi impianti. Ma - conclude Mattioli - non parlatemi di quarta generazione prima del 2030. Il nucleare non può essere l’alternativa alla scelta che ci sta più a cuore che è quella delle energie rinnovabili».

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