[23/06/2008] Trasporti

Pregi e limiti della Fondazione alla mobilità nell´area fiorentina

FIRENZE. Di recente è nata a Firenze una Fondazione dedicata alla mobilità nell’area fiorentina. E’ bene che il problema sia focalizzato perché tutte le rilevazioni sulla mobilità e il traffico rilevano tendenze negative stabili e criticità in peggioramento; anche sotto il profilo della qualità dell’aria (su cui il traffico veicolare privato incide in modo rilevante) si hanno tendenze negative stabili e criticità in aggravamento con danni crescenti alla salute degli abitanti; si piglia atto del fallimento del Piano Strategico che pure l’aveva messo al centro.

Ma se non verranno affrontati alcuni nodi lo stato delle cose non si modificherà nonostante le buone intenzioni. Perché si è generato un livello insostenibile di mobilità e traffico e le persone si spostano da un capo all’altro dell’area? Nel corso degli anni il lavoro si è sganciato sempre più dal luogo di abitazione e importanti funzioni della città si sono spostate lontano dai luoghi di residenza e di lavoro, così come agglomerati “dormitorio” sempre più vasti sono cresciuti a grande distanza dai luoghi delle attività economiche e sociali. L’area fiorentina ha conservato (ed è bene) attività molteplici (industria, turismo, artigianato, beni culturali, commercio, università, ecc.), ciò che ha sofferto è il sistema della mobilità (irrazionale) e dei trasporti (obsoleto). La risposta non può che essere ricercata in una forte integrazione tra le attività, il riequilibrio delle stesse in tutto il territorio invertendo la tendenza allo svuotamento delle aree storiche e in una molteplicità di azioni per la mobilità sostenibile (tranvia come snodo di un sistema metropolitano integrato con ferrovia, bus, navette, parcheggi scambiatori, piste ciclabili, ecc.); né si può pensare che sussistano nel continuum urbanizzato Firenze-Pisa-Livorno un “corridoio tirrenico” per i collegamenti tra i territori toscani, tra Toscana Italia e l’Europa centrale e orientale e un “corridoio centrale” passante per Firenze con l’alta velocità ferroviaria, la cui alta capacità, di connettersi con il corridoio tirrenico e di integrarsi con i problemi della mobilità locale, si è persa per strada.

Perché i comportamenti degli abitanti non tengono conto dei danni alla salute e dei costi economici crescenti di una mobilità individuale caotica? La libertà individuale di movimento confligge con la salute degli abitanti e la riduzione della CO2: l’equilibrio si è rotto da tempo. Ma i comportamenti e le abitudini (la domanda) sono lenti a cambiare e passare dalla “comodità” del mezzo individuale alla razionalità delle reti collettive di trasporto e mobilità chiederà molto tempo e offerte credibili sul piano dell’efficacia, dei costi e della tutela della salute. In altre parole, perché le persone dovrebbero cambiare se il sistema delle funzioni, delle relazioni, del lavoro rimane lo stesso senza segnali di vantaggi reali?

Infine, la partecipazione dei cittadini e degli abitanti (in quanto residenti e/o lavoratori) ai processi decisionali non è stato garantito né dal Piano strategico, ne dal Piano strutturale né, tanto meno, dalle fasi di progettazione e attuazione della tranvia. La Fondazione (utile per produrre idee e progetti) non può contribuire a risolvere questo problema. Perché i cittadini e la società locale partecipino, occorre che siano resi chiari gli obiettivi che si vogliono raggiungere prima di passare agli strumenti e alle azioni. Prima, non dopo, atteggiamento a cui ci pare che neanche la Fondazione si sottragga: prima il contenitore poi i contenuti verranno, forse.
(3.continua)

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