[23/06/2008] Energia

Iaea: «60% di centrali nucleari in più entro il 2030» e l’esempio è la Corea

LIVORNO. In occasione del trentesimo anniversario dell’industria nucleare sudcoreana, il direttore generale aggiunto dell’International Atomic Energy Agency (Iaea), Yury Sokolov (Nella foto), ha detto che «Il numero dei reattori nel mondo dovrebbe aumentare del 60% entro il 2030». Il russo Sokolov ha sottolineato «che l’esperienza acquisita dall´industria nucleare della Repubblica di Corea, nel corso degli ultimi decenni in materia di sviluppo sostenibile, di costruzione, messa in servizio, funzionamento e pianificazione delle centrali nucleari, sarà determinante per i nuovi venuti nel prossimo futuro. La maniera in cui è stata sviluppata l´energia nucleare in Corea dimostra come si può trasformare delle sfide in opportunità».

Silenzio sul fatto che la maniera con cui è stato sviluppato il nucleare nell’altra metà della penisola coreana, nella Repubblica popolare democratica di Corea, abbia trasformato le “possibilità” in un problema di sicurezza planetaria. Ma il direttore dell’Iaea non ha potuto nascondere che «però il settore dell’energia nucleare dovrà presentare delle soluzioni convincenti alle sfide che sopravverranno in futuro, al fine di poter avere un impatto a lungo termine sulla questione degli stock energetici del pianeta». Secondo un comunicato emesso dall’Iaea nell’occasione, i problemi principali sono: «sostenibilità delle risorse di uranio, sicurezza ed economicità; gestione dei rifiuti e del ciclo del combustibile; accettazione da parte dell’opinione pubblica; risorse umane e trasferimento delle conoscenze; sviluppo di capacità industriali; integrazione dei nuovi arrivati nel settore nucleare; garanzie per tecnologie e materiali; non proliferazione nucleare».

Resta da capire, se questi sono i problemi ed i parametri, chi organizza il club nucleare, chi decide, come sta accadendo proprio oggi in Iran o nella Corea del Nord, chi ha accesso alle tecnologie e alla capacità industriale per sviluppare l’energia atomica. Chi ne ha il diritto e chi no? E secondo quali parametri? Domande non fatte e risposte non date, perché evidentemente Sokolov non poteva guastare con altri dubbi la festa nucleare coreana organizzata e spesata dalla Korea Hydro & Nuclear Power Co. Ltd (Khnp).

Secondo il presidente coreano Kim Jin-woo (sceso ai minimi storici di popolarità in pochi mesi di governo) la Corea del sud ha bisogno di «costruire ulteriori impianti nucleari», un impegno accolto tra gli applausi dai capi dell’industria energetica e dal tink-tank atomico del Korea energy economics institute e dal suo influente Energy policy research group. Secondo Kim «Il Paese deve aumentare la sua quota prodotta da energia nucleare, al fine di tenere il passo con la tendenza globale di ridurre le emissioni di anidride carbonica e di far fronte ai prezzi record del petrolio».

Quel che ci si chiede è perché allora, nonostante il massiccio utilizzo del nucleare la Corea del sud sia uno dei Paesi più inquinati ed inquinanti del mondo. Infatti la Corea dispone già di 20 centrali nucleari in esercizio, 6 sono in costruzione e due in fase di progetto, e non si parla certo di impianti dio quarta generazione. Secondo la Khnp, negli ultimi 30 anni la Corea del sud ha prodotto con il nucleare 2 miliardi di Kw/h di energia elettrica, risparmiando così 702 milioni di tonnellate di carbone, pari a 26 miliardi di dollari, oppure 2,94 miliardi di barili di petrolio, pari a 96 miliardi di dollari.

Resta da capire quanto sono costate le 20 centrali (e quante emissioni per realizzarle sono state prodotte), quanto costeranno le 6 in costruzione e le 2 in progetto. Allora forse il “risparmio” non sarebbe così eclatante come sembra. Ma temiamo che questi dati siano inaccessibili, le centrali nucleari, sono un obiettivo strategico coperto da segreto di Stato, e questo vale ancor più in Corea ancor che in altri Paesi: da qui passa l’ultima instabile frontiera di una guerra fredda con quel che rimane del relitto del comunismo dinastico nordcoreano, con le sue pericolose manie nucleari, civili e militari.

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