[12/04/2006] Energia

La scoperta... dell’acqua calda

OSLO (Norvegia). Fonti fossili sempre meno disponibili e costi dell’energia sempre più elevati indirizzano, o meglio dovrebbero indirizzare, gli investimenti verso le fonti rinnovabili. Ma è possibile anche aguzzare l’ingegno perché quello che ieri non era conveniente oggi può essere più che attuabile con profitto. E’ quello che hanno pensato ad Oslo, dove la Westfjord Wastewater Authority aveva costruito più di vent’anni fa un nuovo sistema di raccolta delle acque di scarico al servizio di una parte della città e di due Comuni vicini, 600 mila abitanti equivalenti in tutto. E’ un sistema di tunnel lunghi 41 chilometri con tubi di circa 3,5 metri di diametro, ubicati sottoterra nel suolo roccioso. Un primo tunnel conduce per caduta le acque all’impianto di depurazione. Da qui parte un secondo tunnel in cui l’acqua pulita viene pompata ad un terzo tunnel che la scarica in mare.

L’acqua reflua, contenente scarichi domestici ed industriali, prima di arrivare al depuratore contiene una piccola quantità di energia termica, cioè ha una temperatura superiore a quella dell’ambiente. Questa energia è possibile recuperarla (così hanno fatto i progettisti della Norconsult) nonostante differenze di temperature modeste. L’impianto è costituito da una stazione centrale e da due pompe di calore che sfruttano il differenziale di temperatura delle acque. Attraverso le pompe di calore l’acqua fredda della rete di riscaldamento assorbe il calore contenuto nell’acqua delle fognature e lo trasferisce ai termosifoni. L’impianto fornisce il riscaldamento in inverno e il raffreddamento in estate agli uffici pubblici di Sandvika. Solamente in inverno, con i consumi più elevati, è necessario l’ausilio di tre caldaie (che contribuiscono per un 15% dell’energia) di un’ex cartiera situata nelle vicinanze. Secondo la Norconsult, il risparmio rispetto all’uso di energia elettrica è del 40%, e ciò invita a captare altre forme di energia termica a bassa intensità: per esempio quella geotermica o quella dei vulcani suggeriscono dalla società norvegese.

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