[23/06/2008] Urbanistica

Ecomostri in Toscana: gli otto casi clamorosi da abbattere

LIVORNO. «Ecomostri abbandonati e mai terminati, come quello di Cala Spalmatoio a Giannutri, o strutture industriali con un grande impatto visivo come l´ex-Idit in Val d´Arbia, vicino alla rinomatissima Val d´Orcia di cui condivide gran parte del paesaggio possono continuare a deturpare la nostra regione». Lo ha detto Piero Baronti, presidente di Legambiente Toscana, rilanciando la lotta dell’associazione contro gli ecomostri nella nostra regione.
Baronti continua ricordando: «la mai utilizzata cantina sociale a Radda in Chianti. Non stiamo chiedendo di buttar giù solo delle strutture antiestetiche. Questi colossi sono in condizioni di estremo degrado e l´unica funzione cui assolvono è quella di farci sembrare un Paese del Terzo Mondo. Stesso discorso per le costruzioni abusive: non si può lasciare che le colline si popolino indisturbatamente anche là dove il cemento non doveva essere colato, non si può darla vinta ai pirati del mattone».

In Finanziaria 2008 – ricorda Legambiente - furono stanziati due fondi speciali: uno (art. 2 comma 340) aggiungeva una disponibilità di 10 milioni di euro al Fondo per le demolizioni delle opere abusive in vigore dal 2004 (art. 32 della l. 326/03), l´altro (art. 2 commi 404 e ss.) istituiva il Fondo per il ripristino del paesaggio, 15 milioni di euro all´anno fino al 2010. Cifre volte a sostenere, in parte, anche il progetto del programma triennale straordinario di interventi di demolizione delle opere abusive nelle aree protette previsto in Finanziaria 2007, per cui si erano stanziati 9 milioni di euro. Quindi adesso – prosegue l’associazione - qualche risorsa per far pulizia dovrebbe esserci. E invece il nuovo Governo fa marcia indietro, in modo che la "manovra fiscale taglia ICI" possa andare in porto.

Un altro grave ostacolo all´abbattimento di queste opere – conclude il Cigno Verde - è rappresentato dai tempi necessari ad ottenere i permessi definitivi per la demolizione. Tra attese di pronunciamenti delle varie corti e la politica che rinvia le decisioni sul da farsi con tempi altrettanto laschi, quelle che Legambiente denuncia oggi sono in gran parte strutture messe in piedi da tempo.
Ecco in breve i casi più eclatanti di edifici da demolire in Toscana.

Tra i complessi abusivi si segnalano:

le villette scoperte e denunciate nel 2004 a Fiesole, nei pressi di Firenze, nella frazione di Ontignano fra Montebeni e Compiobbi, in una zona sottoposta a vincolo paesaggistico-ambientale. La Procura di Firenze ha condannato a un anno e mezzo di reclusione il costruttore delle villette abusive di cui ha ordinato la demolizione;

la villa costruita sul Monte Morello, a Sesto Fiorentino in località il Casale, scoperta nel 2006 ha iniziato l´opera di abusivismo con un garage ed un magazzino che, nel tempo, si sono trasformati in una villa a più piani (per una superficie di 300 mq con oltre 10 vani in via di completamento), una piscina (superficie complessiva di 150 mq), un terrazzo (100 mq) e una strada vicinale asfaltata. Il totale della superficie è di 2.000 mq. Il Tar in primo grado ha già dato ragione al Comune circa l´opportunità di abbattere l´abuso;

le 12 villette abusive costruite senza alcun permesso a partire da vecchi fabbricati rurali, nella zona collinare di Sant’Antonio a Campagnatico (Gr), scoperte dalla Guardia di Finanza nell´ottobre 2007 e per le quali non si dispone ancora di pronunciamento della corte. è recentissima inoltre la notizia dell´ulteriore sequestro, sempre a Campagnatico e ad opera delle Fiamme Gialle, di un cantiere dove si stavano costruendo sedici alloggi in alcune villette il cui valore è stato stimato in sei milioni di euro.
Per quanto riguarda invece gli ecomostri veri e propri, quelli in stato di completo abbandono e che necessitano di una decisione politica per sbloccare situazioni immobili da anni, si citano:

Lo Spalmatoio di Giannutri (Gr)
Una lunga fila di fatiscenti immobili in cemento armato per circa 11.000 metri cubi, fa bella mostra di sé da oltre 10 anni nell´insenatura dello Spalmatoio a Giannutri, isola che fa parte del Parco nazionale dell´Arcipelago Toscano. Delle costruzioni, iniziate negli anni ´80 dalla società Val di Sol e poi interrotte, rimangono oggi alcuni scheletri in cemento e qualche villetta in completo stato di abbandono. Dopo oltre 10 anni di oblio, la nuova società che ha acquisito gli immobili ha chiesto al Consiglio direttivo dell´Ente Parco il nulla-osta per “recuperare” il complesso. Ma la richiesta non ha avuto più seguito. Nel frattempo l’attuale amministrazione del comune dell´Isola del Giglio ha avviato un tavolo di confronto con Legambiente proprio sull’ecomostro di Giannutri dichiarando la disponibilità alla soluzione del problema, anche tramite l’abbattimento degli scheletri esistenti.

Il Centro servizi di Procchio (Marciana Marina-Isola d’Elba)
Si tratta di uno scheletro di cemento, messo sotto sequestro l´8 Ottobre 2003 su mandato della Procura della Repubblica di Genova, con un’operazione congiunta della Guardia di Finanza e del Corpo Forestale dello Stato dell’Isola d’Elba. Lo scheletro sorge poco lontano dal mare, in un’area centrale e verde utilizzata come grande parcheggio estivo. Sembrava il frutto di una concessione rilasciata nell’agosto 2002, in modo apparentemente regolare, che però avrebbe dovuto essere bloccata dal Comune di Marciana sulla base dei disposti regionali che imponevano una moratoria di un anno (successivamente prorogata) per le zone colpite dall´alluvione del 4 settembre 2002, tra le quali la piana di Procchio, un´area a fortissimo rischio idraulico e che fu completamente invasa dalle acque. Invece i lavori del grande stabile iniziarono solo poche settimane dopo l´alluvione. Lo scheletro di cemento sotto sequestro doveva inizialmente essere un “centro servizi” con albergo ed appartamenti per un totale di 20 mila metri cubi, ma, anche per la forte opposizione di Legambiente, la precedente Amministrazione Comunale non lo aveva mai autorizzato. Solo nel 2003 si iniziano a costruire mini-appartamenti, negozi ed un grande garage sotterraneo, anche se con una riduzione di circa 10 mila metri cubi rispetto al progetto originario. Intanto il processo sta andando avanti con continui rinvii e l’ecomostro continua a svettare nel centro del piccolo paese e a degradare vistosamente.

Il Vinosauro a Radda in Chianti (Si)
Si tratta dell’ex cantina sociale costruita nei primi anni ’70 dal Ministero dell’Agricoltura, mai portata a termine. Oggi è un palazzone di cemento armato abbandonato che deturpa il paesaggio chiantigiano proprio sotto le celebri mura di Volpaia e di Radda in Chianti. Per dar conto di quanto antica sia la questione, si pensi che nel 1988 in un´interrogazione parlamentare di cui era prima firmataria Adelaide Aglietta, si chiedeva già l´abbattimento dell´opera, definita "emblema dello sperpero di denaro pubblico (due miliardi e mezzo) e del deturpamento dell´ambiente" . Dal 2006 la proprietà dell´edificio, prima in capo allo Stato, è di proprietà della Regione Toscana. Il Comune di Radda in Chianti, che vorrebbe la demolizione dell´edificio, è preoccupato di eventuali revisioni negative da parte della Corte dei Conti.

L´ex Hotel Paradiso a Montecatini Terme (Pt) (Nella foto)
Un vero e proprio ecomostro che svetta su Montecatini Alto, vuoto da anni, da quando la struttura fu confiscata nel 1996 perché rientrava nel patrimonio di una società, la Vu. Ma, controllata dalla banda della Magliana di Roma. Il Sindaco Severi si era dichiarato lo scorso anno favorevole alla demolizione se i costi lo avessero consentito. L´amministrazione, valutati i costi, sta adesso prendendo tempo per decidere se eventualmente cambiarne destinazione.

L´Idit di Siena (Località Isola d’Arbia)
Fu costruito da un´azienda che si proponeva la lavorazione di pelati e che di fatto non ha mai iniziato la propria produzione. Sito nel comune di Siena in Località “Isola d’Arbia”, presenta un grande edificio cilindrico visibile da molti chilometri di distanza. La struttura presenta nel proprio complesso anche altri edifici che attualmente, come dimostrano le foto, versano in una condizione di degrado e abbandono. Il destino per una struttura così degradante dovrebbe essere o l´abbattimento, o almeno il recupero culturale dell´area tramite l´accoglimento della proposta di fare un museo di arte modera. Certo è che così non può rimanere.

Torna all'archivio