[23/06/2008] Energia

La voglia di rinnovabili resta sulla carta...

LIVORNO. Qualche mese fa lo show delle sovrintendenze ai beni artistici e culturali che prima a Pisa e poi a Firenze dimostrarono di poter spadroneggiare in barba agli indirizzi comunali, regionali ed europei vietando pannelli fotovoltaici e pannelli solari perché deturpano l’ambiente storico. Poi pochi giorni fa il caso di Massa che va a finire anche sul Tg5, con un servizio che mostra la foresta di parabole e condizionatori che fanno bella mostra di sé sulle facciate e sui tetti del quartiere di Borgo del Ponte, dove però un ingegnere sta cercando da 8 mesi di ottenere il permesso a installare 2 moduli fotovoltaici sul tetto della propria abitazione. Storie viste e riviste in un’Italia dove si dice che l’ambientalismo del no (e si fa un unico fascio di tutte le associazioni, i movimenti, i partiti legati a tematiche ecologiche in realtà spesso molto distanti tra loro) è quello che ha rovinato l’efficienza del sistema-Paese.

Storie all’ordine del giorno in una regione come la Toscana dove in 7 anni siamo riusciti a creare appena una manciata di mini parchi eolici (30 megawatt a fronte di un obiettivo di 300 megawatt al 2010), e che quindi viene presa ad esempio dai detrattori dell’eolico (il fallico Sgarbi in prima tv su Exit – La7), perché secondo lui regioni marginali e indifese come il Molise sarebbero violentate da ignobili affaristi che disseminano il territorio di “falli rotanti” mentre regioni fighette come la Toscana essendo più mature impediscono la nascita di questi orribili mostri.

La verità è che anche le strategie sull’eolico contenute nel piano energetico regionale restano comunque indirizzi a fronte di decisioni che spesso vengono prese (secondo legge) da dirigenti della pubblica amministrazione, che attraverso una determina dirigenziale possono avallare la costruzione di una centrale a biomasse alimentata con olio di palma proveniente da piantagioni indonesiane frutto di precedenti deforestazioni (centrale di Montegemoli a Piombino); oppure possono imporre un ulteriore monitoraggio di 18 mesi a un parco eolico sull’Appennino (località Carpinaccio) per determinare i flussi migratori degli uccelli, successivo alla Via (altri 18 mesi). Col risultato che un imprenditore col progetto esecutivo pronto impiegherebbe 4 anni (12 mesi servono per l’installazione) per veder girare le sue pale e quindi alla fine rinuncia all’investimento non più redditizio.

Intanto una buona notizia sembra arrivare da Livorno, su cui da oggi gira il primo rotore spinto dal vento: lo ha installato un´azienda che si occupa di distribuzione di materiale per le edicole che sul proprio capannone ha montato un tetto fotovoltaico intergrato al minieolico, in grado di produrre 3 volte il fabbisogno energetico dell´azienda. «Maurizio Alderoni ha avuto molto coraggio e molta tenacia - spiega il capogruppo dei Verdi in consiglio comunale Gabriele Volpi - ci sono voluti anni prima che riuscisse ad ottenere l´autorizzazione del Comune che invece per i condizionatori e le parabole chiede solo il rispetto del colore della facciata. Oggi finalmente anche l´impianto eolico è in funzione, è il primo a Livorno e la speranza è che adesso si apra una nuova stagione per le rinnovabili anche nella nostra città: l´investimento fatto grazie al conto energia rientrerà in circa 8 anni e quindi si tratta di un esempio particolarmente conveniente per tutte le aziende».

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